A 45 anni dall’omicidio di Peppino Impastato, la sua voce continua a risuonare contro il fenomeno mafioso

A 45 anni dall’omicidio di Peppino Impastato, la sua voce continua a risuonare contro il fenomeno mafioso

CINISI Non sono riusciti a farlo passare come un omicidio terroristico o addirittura come un suicidio e la morte, per mano della mafia, di Peppino Impastato, fondatore della radio libera Radio Aut, resta ancora oggi il tragico epilogo della lotta contro la mafia di un ragazzo semplice e determinato a cambiare rotta. Perché Peppino Impastato, morto a 30 anni, era consapevole che anche una voce solitaria avrebbe potuto seminare la speranza di costruire un mondo libero da ogni forma di sopraffazione. Simbolo di coraggio nella lotta contro i mafiosi, che lui non aveva paura di chiamare con nome e cognome. La sua morte, oscurata dalla notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro, oggi invece è ricordata dalle istituzioni e dalla società civili e, a 45 anni dal suo tremendo assassinio, si rinnova la celebrazione della figura di Peppino Impastato e, indirettamente della madre Felicia Bartolotta, icona di coraggio e amore, in prima linea fino alla fine per scoprire la verità sulla morte del figlio.

Gli appuntamenti della Casa della Memoria

Ciao Peppino, oggi il tuo sorriso rivivrà nei volti di tanti giovani“. Sono le semplici ma dirette parole sulla pagina social dell’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato con le quali si ricordano gli appuntamenti di oggi in ricordo dell’attivista e giornalista Peppino Impastato, ucciso per la sua denuncia coraggiosa contro la mafia. Due manifestazioni: alle ore dieci a Casa Felicia in contrada Napoli a Cinisi e alle ore sedici con il Corteo da Radio Aut, a Terrasini.

Le dichiarazioni del sindaco Lagalla

A 45 anni dalla sua scomparsa, la figura del giornalista e attivista Peppino Impastato continua a rappresentare un simbolo e un esempio di ribellione e lotta ai condizionamenti della mafia. Ha portato avanti una rivoluzione culturale, parlando apertamente di mafia in un territorio in cui c’era paura anche solo a nominarla. Il mio pensiero oggi va a Peppino Impastato e ai suoi familiari che, dopo la sua uccisione, non si sono mai stancati di lottare per trovare la verità su quell’agguato mafioso di 45 anni fa“. Lo dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

La morte, il 9 maggio del 1978

Peppino Impastato è stato prima sequestrato e successivamente picchiato a morte. Il corpo è stato successivamente messo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, dove è stato fatto saltare in aria con una carica da sei chili di tritolo. L’omicidio è stato in un primo momento attribuito a una matrice terroristica e anche ad un gesto volontario della vittima. Grazie alla determinazione della famiglia, della madre Felicia Bartolotta e del fratello Giovanni, l’omicidio è stato collocato nel giusto contesto. La vendetta della mafia contro il ragazzo di Cinisi, sfrontato e irriverente nella lotta contro i boss mafiosi, e che grazie al suo coraggio riesce a infrangere il muro di omertà costruito sulle spalle di gente, anche onesta, impaurita dal sistema criminale che proprio da quella paura traeva forza e consenso.

Le condanne per l’omicidio mafioso di Peppino Impastato

L’undici aprile del 2002, quindi dopo 24 anni l’uccisione del giornalista Peppino Impastato, viene ristabilita la verità dell’omicidio per mano mafiosa, eliminando ogni dubbio e scongiurando ulteriori tentativi di depistaggio sulla ricerca della verità. Arriva così la condanna all’ergastolo del capomafia Tano Badalamenti. Nel 2010 la casa di Badalamenti è stata confiscata e consegnata all’Associazione che, in nome di Peppino Impastato e della madre Felicia, continua la lotta contro la mafia e promuove azioni di sensibilizzazione verso le nuove generazioni.