Falcone e le “menti raffinatissime”. Rivelazione di Padovani: “Pensava a Domenico Sica”

Falcone e le “menti raffinatissime”. Rivelazione di Padovani: “Pensava a Domenico Sica”

PALERMO – Il ventottesimo anniversario della strage di Capaci è alle porte e si susseguono le commemorazioni dedicate alla memoria del giudice Giovanni Falcone.

Ricordi che, in questi giorni, stanno alimentando anche numerose polemiche legate alle identità che si celerebbero dietro quelle che Giovanni Falcone chiamava le “menti raffinatissime” che avrebbero architettato il fallito attentato dell’Addaura del 1989 ai danni del magistrato antimafia.

Dopo le rivelazioni del giornalista Saverio Lodato nel corso della puntata di Atlantide su La 7 “Capaci, fine storia mai”, in cui ha dichiarato che Falcone gli avrebbe fatto il nome di Bruno Contrada in merito a quel fallito attentato, è adesso il turno della giornalista francese Marcelle Padovani che ieri, in occasione della conversazione in streaming organizzata dall’associazione “Strada degli Scrittori”, con don Luigi Ciotti e Rosaria Costa (la vedova di Vito Schifani, uno dei tre agenti uccisi nel 1992), ha sostenuto che il giudice le indicò Domenico Sica come una di quelle menti raffinatissime.



Secondo il racconto della corrispondente de “Le Nouvel Observateur”, Falcone la chiamò qualche giorno dopo quell’episodio e le avrebbe raccontato che la prima persona a contattarlo dopo il fallito attentato sarebbe stato Sica, vale a dire “l’alto commissario antimafia di quella stagione carica di veleni”. Padovani ha dichiarato che si tratta di “una cosa vera, rispetto alla quale non ho alcun supporto, ma la dico per mostrare come la sua mente su questa vicenda andasse in tutte le direzioni perché non ha mai pensato che si trattasse di un attentato mafioso”.

Immagine di repertorio