“Nastro Rosa”, un mese sulla lotta contro i tumori al seno. Dottoressa Catalano: “La prevenzione è fondamentale”

“Nastro Rosa”, un mese sulla lotta contro i tumori al seno. Dottoressa Catalano: “La prevenzione è fondamentale”

CATANIA – Rosa, non un semplice colore ma simbolo di speranza, di una lotta contro un male che spesso si può vincere. Il mese attualmente in corso è accompagnato da un’iniziativa parecchio importante: la “Campagna Nastro Rosa LILT for Women 2020“. Si tratta della 28esima edizione, promossa dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, volta alla sensibilizzazione delle donne sulla diagnosi dei tumori alla mammella. Anche Catania aderisce all’evento, iniziato l’1 ottobre, che vede quest’anno una collaborazione con la Breast unit dell’ospedale Cannizzaro e con la “Fondazione Morgagni”, permettendo alla popolazione di sottoporsi a una visita gratuita.

Le conseguenze del Covid-19 potrebbero avere effetti devastanti anche sul tema in questione. Dopo la pandemia potrebbero essere diagnosticati molti casi di tumore al seno, di cui una parte in fase avanzata, con un inevitabile aumento della mortalità. Si tratta di un allarme diffuso dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) che, basandosi su dati inerenti l’America, afferma che nei prossimi 10 anni potrebbero esserci 5mila morti in più per cancro al seno. Tuttavia, si tratta di una tendenza a cui si può rimediare. Infatti, secondo lo stesso IEO, si è ancora in tempo se si inizia da adesso a sottoporre al controllo la popolazione.

In merito all’iniziativa “Nastro Rosa” e a un approfondimento in tal senso, è intervenuta ai microfoni di NewSicilia.it Francesca Catalano, direttore dell’U.O.C. di Senologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania.

Quanto è importante fare prevenzione oggi

“Fare prevenzione è fondamentale perché di tumore al seno si guarisce, ci vuole impegno per non guarire, quindi l’opposto di quello che normalmente si dice. Se facciamo la visita accompagnata da un esame strumentale annuale, siamo in grado di scoprire il tumore della mammella quando ancora è di pochi millimetri. Per tumori inferiori al centimetro la guarigione si aggira intorno al 95%”.

In cosa consiste la visita senologica

“Con la visita senologica non si fa screening ma si fa educazione alla salute. Perché durante la visita, nel momento in cui si prende in carico la paziente e si fa un’accurata anamnesi, si chiede alla paziente se c’è familiarità e se ci sono dei casi di tumore alla mammella o all’ovaio. Poi si prende in carico la paziente e la si accompagna al percorso diagnostico dando la prescrizione dell’esame più opportuno in base alla sua fascia di età. Se si va oltre i 40 anni e non c’è familiarità, si fa una mammografia annuale. Se invece la paziente è inferiore ai 40 anni e non ha familiarità, farà un’ecografia annuale e una visita. Lo screening quindi non è legato alla visita senologica ma è un momento per conoscere la donna”.

Il fattore ereditario è rilevante

“Il fattore ereditario è fondamentale. L’8 o 10% del tumore alla mammella sono a carattere familiare. Significa che in alcune famiglie c’è un gene difettoso nel DNA che si chiama BRCA1 e BRCA2, questo gene si tramanda alla prole per cui chiaramente si possono ammalare più donne di quella famiglia. Quindi per queste donne cosiddette mutate, la cui la mutazione si evince con un esame del sangue, c’è un programma di sorveglianza un po’ più approfondito che prevede anche un esame diagnostico sofisticato come la risonanza magnetica”.

La prima visita e le due diverse tipologie di controllo

“La prima visita si fa a 25 anni. Invitiamo la ragazza a farla annualmente accoppiando il tutto a un’ecografia sempre annuale fino a 40 anni, dopo i 40 scatta la mammografia. Il cambiamento da ecografia a mammografia dipende dal fatto che a 40 anni la mammella inizia a cambiare risentendo dei cambiamenti dell’attività ovarica”.

Lincidenza nelle fasce di età

“La fascia di età più colpita è quella che va dai 50 ai 69 anni. Sono le donne che fanno lo screening con mammografia, invitate dall’Asp a fare l’esame una volta ogni due anni. Queste ultime si presentano alla propria Asp di appartenenza, vengono invitate con invito cartaceo che arriva a casa e possono fare l’esame mammografico ogni due anni. Questa è l’età più a rischio ma comunque l’incidenza è alta anche nelle donne inferiori a 50 anni di età. Ecco perché la prevenzione si fa invitando le donne dai 40 anni in poi a fare un esame mammografico annuale”.

Come riconoscere un tumore al seno

“Non si deve arrivare ad avere il sintomo. La prevenzione è quella che non ci fa arrivare ad avere un sintomo. Dobbiamo cercare di trovare la malattia, qualora ci fosse, nella fase in cui non è palpabile. Quindi parliamo di lesioni così piccole che non sono palpabili. Le donne in stato avanzato se ne accorgono dalla presenza di un nodulo mammario nuovo, dal sanguinamento di una mammella o dal cambiamento di forma della mammella con retrazione dalla areola capezzolo, oppure nei casi più avanzati anche dalla comparsa di noduli a livello ascellare, prima sede di metastasi da carcinoma della mammella”.

Campagna Nastro Rosa

“All’ospedale Cannizzaro seguiamo migliaia di donne dalla visita fino ai tumori avanzati. Il percorso dell’azienda è completo di tutto. Faremo un evento a conclusione della Campagna Nastro Rosa, condivisa con la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) di Catania. Il tutto sarà il 29 ottobre pomeriggio alle ore 17, nell’azienda Cannizzaro, a chiusura della campagna di prevenzione”.

Fonte foto: Pixabay.com