Raciti (PD): “Scempio ambientale sottomarino alla Timpa”

ACIREALE – “Il progetto di barriera sottomarina approvato dall’amministrazione comunale di Acireale, oltre ad essere inefficace, comporterebbe l’ennesimo scempio ambientale in un’area dalle caratteristiche uniche nel Mediterraneo”.

Lo dichiara il segretario regionale del Pd e parlamentare acese Fausto Raciti, in merito alla barriera sommersa prevista in località Grotta delle Colombe dal progetto deliberato l’otto settembre 2014 dall’amministrazione comunale acese, per un importo di circa 318.000 euro.

A questo proposito, Raciti ha depositato ieri una interrogazione a risposta orale presso la Camera dei Deputati, all’indirizzo del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti.

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“I pareri di Legambiente e di numerosi ricercatori dell’Università di Catania – prosegue Raciti – non lasciano adito a dubbi: quell’intervento provocherebbe un radicale mutamento dell’ambiente marino con il definitivo sconvolgimento dell’assetto naturale dei fondali, la cui bellezza è impreziosita da basalti colonnari sommersi, e causerebbe un’alterazione della circolazione delle correnti marine (influenzata su tali fondali dalla presenza di sorgenti di acque dolci), che potrebbe compromettere in modo irreversibile qualunque possibilità di ripresa della vegetazione marina, quanto meno nelle stesse condizioni attuali”.

“I basalti colonnari che insistono nell’area presentano – dichiara ancora Raciti – delle parti sommerse che sarebbero seppellite per sempre dalla barriera soffolta e che, per la loro rarità nel bacino del Mediterraneo, non meriterebbero di subire una simile violenza. Di tutti i danni prodotti dall’intero progetto ideato all’epoca dai tecnici dal Comune di Acireale (che rivestono ancora gli stessi incarichi di allora) questo appare il più inaccettabile e ingiustificabile, tenuto anche conto dell’inutilità dell’opera”.

Nel testo dell’interrogazione, inoltre, il parlamentare acese del Pd esprime forti perplessità circa la conduzione dell’iter dei lavori e su quanto già realizzato (reti metalliche la cui apposizione ha provocato la distruzione della vegetazione naturale e la frammentazione degli habitat).

“Per altro – conclude Raciti – in nessuna fase del procedimento si è tenuto conto delle osservazioni avanzate da Legambiente e da esperti del settore”.