Applicazioni “parental control” e ragazzi: è giusto invadere la privacy dei figli? Il consiglio dell’esperto

Applicazioni “parental control” e ragazzi: è giusto invadere la privacy dei figli? Il consiglio dell’esperto

CATANIA – Smartphone amico, smartphone nemico. Inseparabile aiutante, ma anche potenziale “sabotatore” delle nostre vite. Avevamo parlato qualche giorno fa di come il cellulare, da strumento per superare le difficoltà quotidiane possa diventare, al contrario, un mezzo che finisce per danneggiarci. Il troppo uso, infatti, è da considerarsi una vera e propria patologia che ci estranea dal mondo reale e può scatenare disturbi come ansia e depressione.

Questo accade, a maggior ragione, per coloro i quali crescono accompagnati fin dai primi anni di vita da questi dispositivi tecnologici:“Per i nostri giovani, giustamente definiti ‘nativi digitali’, il nuovo modo di comunicare è diventato un aspetto preponderante nelle loro vite, ma spesso, visto la giovane età, non possiedono gli strumenti per difendersi dalle insidie della rete e senza un adeguato senso critico ed un uso consapevole dello strumento, i pericoli possono essere tantissimi”, chiosa lo psicologo dott. Giovanni Nardelli, esperto di dipendenze che tratta i suoi pazienti nei suoi studi di Catania e Milano.

Per sé o per gli altri, il pericolo a cui si va incontro deriva dalla dipendenza e dalla volontà estraniarsi dal mondo reale in favore di uno parallelo, ma non solo: “Si pensi, ad esempio, agli adescamenti, pubblicazioni di foto e/o video offensivi e lesivi della dignità, forme di ricatto e violenze psicologiche di ogni genere attraverso messaggi o video come il cyberbullismo o –continua lo psicologo- come i recenti fenomeni di istigazione all’autolesionismo, emerso agli orrori della cronaca con il nome di ‘Blue Whale'”.

Negli ultimi giorni, proprio per contrastare gli episodi di bullismo e di cyberbullismo, la Polizia di Stato ha creato “YouPol”, un’applicazione appunto, che consente con un semplice tocco di segnalare episodi di violenza alla forze dell’ordine. Questo, naturalmente, in maniera del tutto anonima: un utile strumento dato che i giovanissimi, spesso per paura di ritorsioni, o di non essere creduti, evitano di segnalare i bulli a insegnanti o genitori.

In rete, tuttavia, giravano già da tempo delle applicazioni utili ai genitori per monitorare l’uso del cellulare dei propri figli. Questo controllo, però, oltre che invadere la privacy del ragazzo, sarebbe anche del tutto sconsigliabile a livello genitoriale, dato che si rischia di compromettere la comunicazione tra genitore e figlio: “C’è il rischio di aumentare il gap generazionale e aggravare l’incomunicabilità genitore/figlio. I genitori dovrebbero sempre cercare la comunicazione con i propri figli, amarli, creare momenti di condivisione, sostenerli, considerarli, ascoltarli, anche patteggiare se è il caso, allo scopo di acquisire un maggior numero di informazioni senza però mostrare mancanza di fiducia” insiste, infatti, lo specialista.

“Il progresso non può essere fermato, poiché prescinde dalla nostra volontà, non possiamo nemmeno privare i giovani del loro linguaggio, dato risulterebbe essere un inutile e arrogante prevaricazione”. Conclude, infine, lo psicologo: “Noi siamo la guida, cerchiamo di insegnare ai nostri figli un uso appropriato e consapevole del loro smartphone”.