Sangue cordonale, basta poco per diventare “eroi”: ecco come e dove donarlo in Sicilia

Sangue cordonale, basta poco per diventare “eroi”: ecco come e dove donarlo in Sicilia

SCIACCA – Il sangue cordonale costituisce una risorsa assolutamente da non sottovalutare che può aiutare, e di non poco, nel campo medico per le sue innumerevoli applicazioni pratiche. Una corretta informazione, tra l’altro, può essere utile per comprenderne a pieno l’estrema importanza di donarlo.

Ai microfoni di NewSicilia è intervenuto il dott. Pasquale Gallerano, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Trasfusionale dell’ospedale di Sciacca dove si trova la Banca Cordonale riconosciuta quale Centro di Riferimento Regionale per le cellule staminali da cordone. L’obiettivo primario è quello di dare, in tempi brevi, una risposta alla necessità di reperire cellule staminali compatibili a favore di pazienti in attesa di trapianto che non dispongono di un donatore di CSE.

Fino a pochi anni fa, infatti, il cordone ombelicale, una volta reciso, diveniva uno scarto biologico. L’interesse scientifico nei confronti del cordone ombelicale è cresciuto verso la fine degli anni ’80, in corrispondenza della messa a punto del trapianto di midollo osseo da un lato e la scoperta di cellule staminali ematopoietiche nel cordone ombelicale dall’altro.

23 punti di raccolta in Sicilia

La Banca di Sciacca ha già effettuato in totale 32 trapianti dalla sua istituzione a favore di pazienti sia italiani che esteri ed è collegata attualmente con 23 punti di raccolta ubicati presso le Unità Operative di Ostetricia di case di cura e presso i presidi ospedalieri del territorio siciliano dove le potenziali mamme donatrici possono partorire e donare il sangue placentare.

È estremamente importante la raccolta policentrica per avere, all’interno della Banca, un campione rappresentativo di tutta la popolazione della Regione. Nello specifico ecco l’elenco dei 23 punti di raccolta:

DENOMINAZIONE CITTÀ
AO S.Antonio Abate Trapani
AOOR Villa Sofia Cervello Palermo
AOU PO S.Bambino Catania
AOU Policlinico G.Martino Messina
AOU Policlinico P.Giaccone Palermo
AOU Policlinico Vittorio Emanuele Catania
ARNAS Garibaldi Catania
 PO di S.Agata di Militello S. Agata di Militello (ME)
PO M.Paternò Arezzo Ragusa Ragusa
AO  Cannizzaro Catania
PO S. Giovanni di Dio Agrigento
PO Sant’Elia Caltanissetta
Casa di Cura Candela SPA Palermo
Casa di Cura Falcidia Catania
Ospedale Paolo Borsellino Marsala
Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo
Ospedale Civico A.R.N.A.S. Palermo
Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II Sciacca
Ospedale Vittorio Emanuele Castelvetrano (TP)
Azienda Sanitaria Ospedaliera Umberto I Siracusa
PO Barone Lombardo Canicattì (AG)
Azienda Sanitaria Provinciale Umberto I Enna
Ospedale Abele Ajiello Mazara del Vallo (TP)

Cos’è il sangue cordonale?

Il sangue del cordone ombelicale (SCO) è sangue fetale che circola dal feto alla placenta e viceversa dalla placenta al feto, nella vena ombelicale. Il SCO è ricco di cellule staminali emopoietiche (CSE), cioè di cellule progenitrici, simili a quelle del midollo osseo, capaci di autoriprodursi e di generare continuamente tutte le cellule mature del sangue e del sistema immunitario. Rappresenta perciò una fonte preziosa di CSE che, come il midollo osseo, permette di curare col trapianto malati affetti da malattie gravi come leucemie, linfomi, sindromi mielodisplastiche, mielomi, anemie congenite e acquisite, talassemie, malattie congenite dismetaboliche e del sistema immunitario, e alcune forme di tumori solidi”, spiega il dottore Gallerano.

Generalmente, per un paziente in attesa di trapianto la probabilità di reperire un donatore compatibile in ambito familiare è pari al 25% circa. Del restante 75%, solo il 35% riesce a reperire un donatore compatibile nei Registri Internazionali di midollo osseo (circa 38 milioni nel mondo, di cui in Italia circa 350mila). La buona notizia è che tutti coloro che non disponessero di donatore di midollo osseo compatibile e, soprattutto, non potessero permettersi di attendere i tempi della ricerca (circa 6 mesi), troveranno un’alternativa altrettanto efficace e sicura: il sangue da cordone ombelicale“, aggiunge.

Come donare il sangue cordonale: requisiti e cause di esclusione

Diciamo subito che si tratta di una procedura completamente indolore, sicura e non invasiva sia per la mamma che per il bambino. Non incide in nessun modo con il parto e viene effettuata con un prelievo di pochi minuti, subito dopo la nascita del bambino, secondo quanto ci ha spiegato il dott. Gallerano.

Per donarlo è necessario come requisito di base essere in buone condizioni di salute: “Le informazioni sulle condizioni di salute della coppia vengono raccolte in un questionario anamnestico. Come per le donazioni di sangue, esistono condizioni cliniche e comportamenti a rischio che precludono la donazione del sangue cordonale. Queste situazioni vanno individuate durante il colloquio con la coppia donatrice“.

Nello specifico, la donazione è preclusa in presenza di alcune condizioni cliniche che riguardano l’esistenza di patologie a carico dei genitori e/o famigliari, quali:

  • malattie autoimmuni;
  • malattie organiche del sistema nervoso centrale;
  • neoplasie;
  • malattie della coagulazione;
  • crisi di svenimenti e/o convulsioni;
  • malattie gastrointestinali, epatiche, urogenitali, ematologiche, immunologiche, renali, metaboliche o respiratorie gravi o croniche e/o recidivanti;
  • diabete insulinodipendente;
  • malattie infettive (quali AIDS, epatite).

Altri criteri di esclusione sono di natura ostetrico/neonatale e vengono valutati dal personale medico ostetrico durante la gestazione e al momento del parto quali:

  • febbre in travaglio (febbre >38°C);
  • rottura delle membrane da oltre 12 ore;
  • età gestazionale inferiore alle 37 settimane;
  • distress fetale;
  • malformazioni congenite del neonato.

Iter di donazione: il consenso informato e la raccolta

Dunque, se nulla osta, occorrerà anche sottoscrivere il consenso informato alla donazione (oltre alle buone condizioni di salute). I documenti devono essere valutati da un sanitario di un punto nascita collegato alla Banca del Sangue Cordonale che valuta l’assenza di criteri di esclusione e, al momento del parto, effettua la raccolta del sangue cordonale in maniera rapida, senza procurare alcun rischio o sofferenza al neonato o alla madre.

La raccolta avviene, infatti, quando il cordone è già stato reciso ed il neonato è stato allontanato dal campo operativo ed è, pertanto, indolore e non invasiva. Ad eseguirla è apposito personale addestrato, mediante idonee sacche monouso, dotate di dispositivi di sicurezza per l’operatore e di sistemi a circuito chiuso per il campionamento, per assicurare l’integrità della sacca e la sterilità del prodotto. Dopo la raccolta, le unità di sangue placentare vengono trasportate entro 24 ore presso la Banca e campionate per l’esecuzione di test di qualificazione biologica e controlli microbiologici di sterilità poiché, entro 48 ore, le unità idonee a trapianto devono essere avviate a criopreservazione mediante procedure di discesa controllata della temperatura ed immerse in azoto liquido (-196°C)“, specifica il Direttore.

Ancora: “Dopo un periodo di quarantena di 6/12 mesi vengono validate definitivamente e restano, conservate a lungo termine (almeno 30 anni) in contenitori ad azoto liquido a temperature bassissime. Il codice genetico delle unità viene inserito in un circuito internazionale dove accedono le richieste dei centri trapianto relative ai pazienti. Tutte le volte che verrà riscontrata l’identità tra una unità di sangue placentare ed un paziente in attesa di trapianto, l’unità verrà ceduta in brevissimo tempo“.

L’importanza dell’informazione

Alla base di tutto è necessario che alle famiglie di un piccolo donatore di sangue cordonale vengano date informazioni complete e ponderate, prive di ambiguità. Secondo quanto riferito dal dott. Gallerano, è importante che la coppia donatrice sia consapevole che:

  • la donazione rappresenta un atto generoso di profondo significato umano e che, essendo un emocomponente che può trasmettere malattie infettive se si ha il solo dubbio di poter creare danno ad un paziente ci si deve astenere dall’effettuare la donazione;
  • la donazione è gratuita e volontaria;
  • dalla donazione non si trarrà nessun vantaggio o diritto;
  • la donazione non arreca alcun rischio sia per la mamma che per il bambino;
  • la donazione può essere effettuata sia in occasione di parto fisiologico che di taglio cesareo;
  • il mancato consenso alla donazione non influenzerà o modificherà le procedure di assistenza al parto;
  • l’unità donata sarà messa a disposizione a beneficio di tutti i pazienti in ambito nazionale e internazionale che necessitano di trapianto di cellule staminali tramite il Registro Nazionale dei donatori di midollo;
  • l’unità donata, se non idonea ai fini trapiantologici, potrà essere utilizzata per la produzione di emocomponenti ai fini non trasfusionali o ai fini di ricerca negli ambiti indicati e consentiti dalla normativa vigente;
  • è necessario effettuare un prelievo per la determinazione dei marcatori infettivi (HBsAg, Anti HCV, Anti-HiV, Test per sifilide)
  • ci si rende disponibili per un intervista a distanza di 6-12 mesi per la verifica dello stato di salute del bambino.

Dal punto di vista giuridico, in Italia è consentito donare il sangue del cordone ombelicale a scopo solidaristico, a disposizione della collettività, oppure conservarlo ad uso dedicato. Queste due opzioni non comportano alcun onere economico per la famiglia e rientrano nel Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). La Legge Italiana sostiene la donazione solidale e dedicata sulla base di due principi: scientifici, fondati sulla “medicina dell’evidenza” ed etici, fondati sulla reciprocità e solidarietà civile che contraddistingue il nostro Sistema Sanitario Nazionale. La conservazione del sangue cordonale ad uso autologo non è consentita in Italia proprio perché, al momento, non esistono evidenze scientifiche riguardo a un suo impiego a scopo personale al di fuori dei casi previsti dalla normativa di riferimento.

Applicazioni pratiche del sangue cordonale

La donazione del sangue cordonale e il numero di trapianti sempre crescente (si superano in atto le 40mila procedure trapiantologiche) confermano la grande potenzialità delle cellule staminali del sangue placentare che, per alcuni aspetti, sono da ritenersi persino “migliori” rispetto a quelle contenute nel midollo osseo, secondo quanto ha avuto modo di illustrare il dott. Gallerano: “Ad esempio, le cellule staminali presenti nel sangue placentare sono meno aggressive dal punto di vista immunologico e quindi risulta più bassa l’incidenza della malattia del trapianto verso l’ospite (Graft Versus Host Disease), una delle più gravi complicanze post trapianto. Questa peculiarità permette di usare criteri meno restrittivi in termini di compatibilità HLA (Human Leucocyte Antigens), nella selezione dell’unità cordonale rispetto alla scelta del donatore di midollo“.

Inoltre: “Le unità di SCO oggi devono avere una dose cellulare che consenta di effettuare trapianti anche in persone adulte e per tale motivo solo il 10% circa delle unità prelevate può essere avviato a criopreservazione e messo a disposizione di tutti i pazienti che ne possono beneficiare. Va infine ricordato che nel SCO sono presenti, accanto alle CSE, altre cellule progenitrici deputate alla riproduzione di cellule e tessuti non-emopoietici, come le cellule staminali mesenchimali (CSM) e le cellule progenitrici endoteliali (CPE). Questo rende il SCO di particolare interesse per una possibile terapia rigenerativa“.

Il trapianto di cellule staminali cordonali: “È utilizzabile in tutte le condizioni cliniche, in pazienti pediatrici o adulti, che richiedono la sostituzione del sangue o del sistema immunitario (ricostituzione del midollo osseo dopo chemio-radioterapia per linfoma o leucemia; emoglobinopatie geneticamente determinate come l’anemia falciforme e la talassemia; malattie genetiche a carico del sistema immunitario come nelle immunodeficienze combinate gravi (SCID) e nel deficit dell’enzima adenosina deaminasi (bambini bolla); alcuni tipi di anemie o aplasie midollari come l’anemia di Fanconi, l’anemia di Diamond Blackfran; malattie metaboliche; anche nel caso di HLA discordante. Numerosi sono gli studi in letteratura dove si evidenzia la minore gravità/assenza di Graft effettuando trapianti di sangue cordonale, con o senza compatibilità HLA che confermano la possibilità di utilizzare sangue del cordone da donatore HLA-discordante, senza legami di parentela con il ricevente, allo scopo di assicurare la ricostituzione ematopoietica dopo trattamento mieloablativo)”. 

In sintesi i punti di forza più salienti del sangue cordonale sono:

  • l’incidenza significativamente inferiore di GVHD (graft versus host disease), presumibilmente legata alla condizione “naïf” del sistema immunitario del sangue cordonale;
  • la pronta disponibilità per trapianto, in caso di urgenza;
  • una più elevata facilità di trovare un donatore compatibile.

L’utilizzo alternativo delle unità cordonali non idonee al trapianto

Come detto, dato che solo il 10% delle unità raccolte potrà essere usato per il trapianto, il restante 90% può, oggi, essere utilizzato per la produzione di emocomponenti ad uso non trasfusionale importantissimi per il trattamento di numerose patologie. “Negli ultimi anni, sta emergendo, infatti, una piattaforma di terapia cellulare inesplorata al fine di dirottare correttamente le unità non idonee a fini trapiantologici verso utilizzi alternativi (gel piastrinico, trasfusioni per neonati prematuri, colliri per rigenerazione epiteliale, etc.)“, aggiunge il Direttore.

Per di più: “Il principale utilizzo alternativo delle unità cordonali non idonee al trapianto (poiché con un numero di TNC inferiore al cut off di accettazione) è la produzione di concentrato piastrinico per il trattamento di pazienti con lesioni vascolari e ortopediche. Il concentrato piastrinico ottenuto da sangue cordonale-allogenico è utilizzato per impiego su superfici cutanee o mucose (uso topico), infiltrazione intra-tissutale o intrarticolare quale materiale da applicare localmente in sedi chirurgiche, da solo o addizionato con materiale biologico non cellulare (ad esempio tessuto osseo di banca) o con dispositivi medici“.

Le principali indicazioni attualmente sono il trattamento di ulcere diabetiche, ulcere e ferite di difficile guarigione, osteoartrosi, rigenerazione peridontale, tendinopatie, cicatrici patologiche, rigenerazione del disco intervertebrale, alopecia, interventi di implantologia. Inoltre, è possibile produrre colliri utilizzabili per il trattamento delle sindromi da secchezza oculare (GVHD, Sindrome di Sjogren) e per la ricostruzione, riparazione ed il trattamento dei disturbi della superficie oculare, il cui razionale è somministrare a livello locale alte concentrazioni di fattori di crescita di derivazione piastrinica per la riparazione tissutale“, specifica.

Un’applicazione estremamente interessante è rappresentata dall’utilizzo di sangue cordonale allogenico per la terapia trasfusionale di neonati pretermine. Tali piccoli pazienti spesso ricevono trasfusioni di sangue nelle prime fasi della vita. In questo ambiente, il sangue del cordone ombelicale rappresenta una risorsa più sicura del sangue adulto rispetto alle minacce infettive e immunologiche e più affine alle caratteristiche biologiche del ricevente. I neonati che ricevono trasfusioni con emazie provenienti da adulti subiscono inevitabilmente la ‘commutazione innaturale’ dell’emoglobina fetale-to adult, con conseguente consegna anormale di ossigeno ai tessuti e allo sviluppo di organi“, conclude.