CATANIA – L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani voluta dall’ONU per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’inquinamento dei mari e degli oceani, ormai invasi dai rifiuti di plastica prodotti e smaltiti in modo erroneo dall’uomo.
Sono numerose le iniziative lanciate su tutto il territorio nazionale da varie organizzazioni in collaborazione con alcuni club di immersioni subacquee, con l’obiettivo di raccogliere i rifiuti presenti nei nostri mari. Si tratta soprattutto di rifiuti di plastica e di reti da pesca incagliate nei relitti che si trovano sui fondali, che minacciano la sopravvivenza della fauna marina.
La salute del Pianeta non può prescindere da quella degli oceani e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento da plastica che colpisce le acque oceaniche può rappresentare un piccolo passo verso il cambiamento. Durante il periodo di lockdown, quando la produzione industriale ha subito una battuta d’arresto, la natura si è presa la sua rivincita e gli animali si sono riappropriati dei loro spazi e questo ci ha permesso di osservare animali selvatici da vicino.
Solo pochi giorni dopo l’inizio della fase 2, gli effetti devastanti sull’ambiente marino sono ricomparsi. In Siberia si sta consumando un vero e proprio disastro ambientale causato da un incidente che ha provocato lo sversamento di petrolio. In Sicilia sono state trovate, nel giro di poche settimane, carcasse di tartarughe e delfini che sulle rive catanesi hanno trovato la morte.
Il due giugno, per esempio, è stata trovata una tartaruga Caretta Caretta con ancora in bocca l’amo e il filo. Probabilmente pescata con un palangaro e poi abbandonata al suo destino dal pescatore irresponsabile. Sempre lo stesso giorno, alcuni membri di un club diving catanese hanno osservato uno “Squalo capopiatto di circa 2 metri nella Baia di Ognina di Catania. Lo squalo presentava il peduncolo caudale troncato, con assenza della pinna caudale, fattore che non lascia dubbi su un’azione compiuta dall’uomo che lo ha condannato a morte certa. La sua vicinanza alla costa è stata determinata dall’impossibilità di nuoto, e dal moto di deriva delle correnti che hanno trasportato l’animale moribondo. Le autorità competenti sono state allertate, purtroppo nessun intervento ha potuto salvare l’animale” così come riportato su un post pubblicato su Facebook sulla pagina di Marecamp.
Ma cosa si può fare per evitare che gli ecosistemi oceanici e marini vengono completamente distrutti? La risposta di certo non è semplice, ma partire da una corretta raccolta differenziata è un dovere di ogni cittadino, anche se è ormai chiaro che il riciclo da solo non basta più. La colpa non può essere scaricata solo sui consumatori ma si tratta di una responsabilità condivisa con le aziende: si prevede che la produzione di plastica si quadruplicherà entro il 2050 e se non si agisce concretamente nell’immediato si rischia un vero e proprio disastro.
Le specie animali vittime dell’inquinamento da plastica sono moltissime: tartarughe, uccelli marini, balene e delfini sono solo alcuni degli animali che scambiano i rifiuti non smaltiti per cibo, questo ne provoca la morte per indigestione o soffocamento. L’inquinamento da plastica è un’emergenza grave che sta seriamente minacciando la loro sopravvivenza.
La giornata di oggi si pone anche un obiettivo molto più ambizioso che va ben oltre alla data di celebrazione della stessa e coinvolge anche le aziende produttive di qualsiasi settore. L’economia viene chiamata in gioco e ad essa vengono lanciate delle nuove sfide che consistono, prima di ogni cosa, in un approccio differente alla produzione. Nuove leggi economiche che si adattino a quelle della natura attraverso un percorso sostenibile e nel rispetto delle risorse marine e naturali.
Uno sfruttamento delle risorse più equo e scelte industriali virtuose e certamente coraggiose rappresentano un paradigma fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente marino e non solo.
Fonte foto: Sergei Tokmakov, Esq. da Pixabay