Disagio abitativo e occupazioni abusive: la “questione Palazzo Bernini”

Disagio abitativo e occupazioni abusive: la “questione Palazzo Bernini”

CATANIA – Palazzo Bernini è una delle grandi vergogne di Catania: acquistato nel 1999 per la cifra di 8 miliardi di lire da Enzo Bianco e mai utilizzato. Ignorato da Scapagnini, lo stabile è stato pignorato dai creditori del Comune durante l’amministrazione Stancanelli.

Il complesso di circa 2.500 metri quadrati conta 4 palazzine site in una zona centrale di Catania, al confine con il residenziale viale Vittorio Veneto. Un palazzo nella “Catania Bene“, dei professionisti e della medio-alta borghesia, che doveva servire per uffici comunali ma mai utilizzato. Non proprio inutilizzato, infatti, negli anni le palazzine sono state occupate da migranti e senza tetto, tante persone disperate che cercavano di trovare se non una casa, quanto meno una situazione d’alloggio temporaneo. Una situazione in stallo almeno fino allo sgombero del luglio 2012 quando, su disposizione della magistratura, gli accessi sono stati murati. Un vasto incendio, nel novembre 2013, aveva parzialmente danneggiato la struttura e nuovamente il Comune era tornato a promettere solerti interventi. Murati tutti i possibili accessi dopo l’ennesimo sgombero, Palazzo Bernini è tornato ad essere il grosso spettro che è. Almeno fino a qualche settimana fa, quando gli abitanti della zona hanno richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco per domare un incendio che proveniva dall’interno di uno dei palazzi del complesso. Domate le fiamme ci si rese conto immediatamente che il rogo aveva un’origine non casuale e che qualcuno, in maniera più o meno stabile, era tornato a frequentare il luogo. Ieri due pattuglie della Polizia giudiziaria, la Polizia Municipale e i Vigili del Fuoco durante un’ispezione, voluta dal sindaco Bianco, hanno trovato due coppie che avevano eletto quello a loro povero domicilio. Una coppia di anziani e una coppia di giovani, catanesi e in stato di indigenza gravissima che sono stati identificati e affidati ai Servizi Sociali del Comune per un alloggio temporaneo.

Ma perché si occupa? Cos’è che spinge a occupare una casa e magari vivere in condizioni di degrado totale? Le risposte sono tante, la prima è la necessità.

Per capire meglio una situazione così delicata sia dal punto di vista sociale, sia da quello politico, ci siamo rivolti all’avv. Laura Iraci Sareri, a Giusy Milazzo, segretaria regionale S.U.N.I.A. (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari) e a Federico Galletta dello Sportello di Autodifesa Precaria, che assiste le persone in condizioni di difficoltà anche abitativa. 

“A causa della crisi economica persistente, queste persone sono in costante aumento a Catania – spiega Galletta -. I dati del 2014 ci parlano di più di mille sfratti esecutivi (tre al giorno) di cui la stragrande maggioranza per morosità. Rispetto a questo, bisogna dire che lo Iacp assegna pochissime case e la graduatoria è quasi bloccata ed il Comune non ha un proprio piano per fronteggiare l’emergenza abitativa. Noi abbiamo chiesto al prefetto un provvedimento di blocco temporaneo degli sfratti, ma non ci è stata data alcuna risposta. Il Comune potrebbe redigere una graduatoria con dei criteri per almeno “ritardare” lo sfratto delle famiglia con gravi difficoltà, anziani a carico, bambini, persone disabili, come è già avvenuto in altre città. Ad esempio a Messina, per non andare troppo lontano. In una condizione nella quale le istituzioni non danno alcuna risposta siamo costretti ad adottare soluzioni radicali ed in questo contesto la nostra solidarietà va a tutte le famiglie che occupano immobili, come quello di Palazzo Bernini, perchè è una soluzione comunque preferibile a quella di dormire per strada. È assurdo che vi siano edifici vuoti e sempre più gente senza una casa”.

Giusi Milazzo del S.U.N.I.A.: “Il disagio abitativo anche a Catania cresce, i dati sono preoccupanti e a fronte di un problema dovuto al generale impoverimento della popolazione, ancora le soluzioni sono al di là da venire; abbiamo presentato proposte e richieste alle amministrazioni ma le risorse sono  insufficienti. Oggi però esiste un’importante opportunità, almeno 50 milioni di euro, dei 100 che andranno a Catania per il PON Metro, sono da destinare al disagio abitativo; occorre evitare che si sprechi quest’ennesima occasione. Crediamo che da subito vada affrontata l’emergenza dei senza tetto anche predisponendo residenze temporanee, con l’obiettivo di offrire case a costi sociali, anche utilizzando edifici pubblici non utilizzati e affrontando il problema dell’occupazione abusiva delle case popolari. Ritengo che una città che voglia risollevarsi dal degrado non possa che partire dall’affrontare questi temi per far sì che tutti possano vivere con dignità”. 

L’occupazione abusiva è un reato e sulle implicazioni penali abbiamo interpellato l’avv. Laura Iraci Sareri: “La questione mi interroga sotto due profili, da un lato quello legale dall’altro quello politico: dal lato legale l’occupazione senza titolo è sanzionata penalmente e non trova legittimità neanche allorquando sia invocato lo stato di ‘necessità’, ciò accade anche per gli immobili pubblici. Una sentenza recente del Tar Lazio – marzo 2015 – ha consolidato l’indirizzo e la Corte di Cassazione ha statuito che il cosiddetto diritto alla casa non può autorizzare un indebito impossessamento, al massimo può essere richiamato quale esimente in un eventuale giudizio penale. Dal punto di vista politico l’emergenza casa è una questione di interesse nazionale ma che il governo centrale fa ancora una volta ricadere sui Comuni, appesantendo il carico degli interventi sociali di competenza dei piccoli enti. Oltre un anno fa il ministero delle infrastrutture pubblicò il cosiddetto decreto sulla morosità incolpevole ma non mi risulta, almeno qui in Sicilia, che vi sia stata data attuazione”.

Niccolò Notarbartolo, consigliere comunale di Catania, ha presentato più di un anno fa, un’interrogazione sul caso, evidenziando proprio come “la pesante crisi economica di questi anni abbia avuto effetti deleteri sulle condizioni di vita delle classi sociali meno abbienti, e i pesanti tagli alle politiche sociali, nel contesto più generale di un processo di contrazione del welfare, hanno aggravato questo stato di difficoltà. Questa situazione è resa evidente anche da un crescente disagio abitativo, indissolubilmente legato, oltre che alla situazione congiunturale, ad un’ormai annosa assenza di politiche finalizzate al tema della soddisfazione del bisogno abitativo e della sostenibilità dell’abitare”.