Caso osteoporosi, contro i medici metodi arcaici e intimidatori

Caso osteoporosi, contro i medici metodi arcaici e intimidatori

Lo avevamo detto. Non è mai simpatico ed elegante dire “lo avevamo detto” ma quando è necessario non ci si può mai esimere dal farlo. Sì lo avevamo detto in tempi non sospetti e poi durante la bufera nell’ ”affaire osteoporosi” che il sistema delle medie ponderate di spesa farmaceutica pro capite è un metodo arcaico, violento, intimidatorio e vessatorio che non trova alcuna giustificazione ed alcun razionale scientifico. Va semplicemente abolito o al massimo ridimensionato al suo unico ruolo che è quello di un semplice indicatore e mai di assoluta prova di colpevolezza. Lo afferma senza troppi giri di parole la Corte dei Conti d’Appello della Regione Sicilia con una recente sentenza del 2 marzo 2015: il solo scarto dalle medie prescrittive non basta a far condannare i medici, il danno va sempre provato ed è imputabile solo ad eventuale colpa grave che si attua solo in caso di particolare negligenza, imprudenza ed imperizia da parte del medico. Insomma per condannare un medico per presunta iperprescrizione non si deve ragionare solo sugli scostamenti statistici valutati in astratto, sulla base di ipotetici sforamenti dalle medie prescrittive di altri medici dello stesso distretto ma “vanno provate ulteriori specifiche voci di danno, frutto di ingiustificate prescrizioni”. Va insomma riconosciuta al medico sempre una certa discrezionalità nella gestione del proprio operato, considerando le singole storie cliniche, la tollerabilità ai vari trattamenti e le potenziali interazioni farmacologiche.

Dopo questa sentenza (che va a confermare l’orientamento della Corte dei Conti lombarda già espresso nel 2010) quindi nulla può e deve rimanere come prima. I vertici regionali e quelli delle ASP devono dare precise indicazioni ai funzionari preposti ai controlli sulle prescrizioni che queste devono essere fatte nello specifico, medico per medico, paziente per paziente, caso per caso e soprattutto nei tempi giusti e previsti dalle normative. Non sono ammesse scorciatoie. Troppo facile accusare i medici con un semplice click, con astrusi report non interpretabili, con improbabili e non verificabili dati statistici, magari dopo cinque anni (come nel caso osteoporosi) richiedendo documentazione a discolpa che niente e nessuno al momento ci obbliga a conservare nei nostri archivi. Se non si è in grado di farlo nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge lo si dica e chi può, se vuole, provvederà. Altrimenti si cambi metodo e si cerchi di dialogare costruttivamente con i medici, si cerchi di fare squadra, di collaborare.

Non abbiamo bisogno di censori o di polizia farmaceutica. Non ci sono barricate, non ci sono avamposti da difendere, non ci sono premi o promozioni da conquistare. C’è solo un bisogno comune certamente di razionalizzare la spesa sanitaria, ma bisogna farlo con regole certe, chiare, precise, bisogna farlo con percorsi condivisi, rispettando i contratti ed il Codice Civile.

Abbiamo quindi bisogno di essere rispettati ed ascoltati con un confronto sereno e pacato con tutti gli attori della filiera prescrittiva rappresentati dai propri sindacati e dalle proprie organizzazioni e sotto l’egida dell’Ordine dei Medici che è garanzia ovviamente di terzietà e soprattutto di rispetto e considerazione dei nostri assistiti. Non farlo, come è stato finora, porta solo a colossali brutte figure, patetiche e tragicomiche, coprendoci di ridicolo.

Dott. Nino Rizzo