Ad Acicastello tre serate dedicate a “Macbeth”

Ad Acicastello tre serate dedicate a “Macbeth”

ACICASTELLO – “Macbeth è tra le più conosciute tragedie di Shakespeare ed è stata frequentemente rappresentata e riadattata nel corso dei secoli. La tragedia è diventata archetipo della brama di potere, di un’avidità irrefrenabile che una volta scatenata non si ferma davanti a nessun ostacolo perché il fine ultimo oltrepassa qualunque cosa possa essere raggiunta. La realtà perde di significato se paragonata ai desideri più inconfessabili di una mente in preda al delirio.

Ecco che lo spettatore può così assistere ad un vero e proprio distacco dalla realtà. 

Il 31 Luglio, l’1 e il 2 Agosto, alle ore 21:00, al Castello Normanno di Aci Castello, Macbeth” Suite Horror  sarà interpretata da Maria Luisa Lombardo, Gianni Sciuto e Mario Sorbello per la regia di Mario Sorbello.

“Shakespeare scrisse il Macbeth dopo Otello e Re Lear e con quest’ultima opera chiuse la sua grandissima fase tragica – spiega il regista e attore Mario Sorbello – la poesia tragica, come sostiene Schlegel, non aveva prodotto niente di più grande nè di più terrribile prima del Macbeth. Effettivamente si tratta di un vero e proprio horror che scava nella coscienza dell’uomo. L’opera teatrale, nel suo originale, si apre con tuoni e lampi, mentre l’adattamento con una figura apparentemente strana, ma fondamentale ai fini dello spettacolo. Attraverso il logorio della coscienza di Macbeth si cerca di sottolineare le debolezze umane in tutte le loro sfaccettature. Nell’adattamento non si fa uso, come nell’originale, dell’elemento del soprannaturale, ma si scava nell’animo umano. Molti, infatti, definiscono il Macbeth come la tragedia dell’assassinio, ma con il mio adattamento ho voluto soprattutto collocare l’opera su un piano psicologico. Ritengo che in questo caso il Macbeth possa invece essere collocato come tragedia della paura, della dannazione e dell’ambizione. Come è facile constatare, emergono a tutto tondo gli aspetti psicologici che connotano ogni essere umano. Il tema di fondo su cui è basato l’adattamento è l’indagine della condizione e della natura umana, sia pure in rapporto al problema del potere e del suo esercizio. In questo contesto, il ruolo di Lady Macbeth, diventa cruciale se non addirittura fondamentale. La sua demoniaca malvagità costituisce un pungolo all’azione criminale portata in essere dal consorte.
Naturalmente la morte di entrambi chiuderà il cerchio di una spirale criminale orrenda, evidenziando il limite della vita umana”.

Dice, infatti,  Macbeth nel finale: “Via, consumati, corta candela. La vita è un’ombra errante, un guitto che s’agita in scena un’ora pavoneggiandosi, e poi tace per sempre. Una storia raccontata da un idiota, colma di suoni, di violenza, senza alcun significato”.