Separazione e divorzio, i fratelli vanno separati?

Separazione e divorzio, i fratelli vanno separati?

Immaginate di essere divisi da vostro fratello dopo mesi di tribunali, assistenti sociali e psicologi per un provvedimento che sgretola tutte le vostre certezze perché decide di dividervi ognuno con il genitore che inevitabilmente siete stati costretti a scegliere nel gioco di alleanze che nasce nelle famiglie in corso di separazioni conflittuali. Succede più spesso di quanto si pensi che due o più fratelli vengano divisi durante la separazione dei genitori. I figli vanno sempre tutelati e a proteggerli deve pensare il Tribunale, prescindendo dagli interessi dei genitori, che per egoismo potrebbero voler dividere anche la prole come i mobili e il denaro.

In una decisione prognostica sull’affidamento, il presupposto fondamentale dovrebbe essere chiaramente l’interesse del minore; infatti, nel prendere la decisione, dovrebbe essere considerata la capacità del genitore di allevare ed educare il figlio, nonché la struttura familiare fino alla rottura nucleare. Dovrebbe, dunque, essere rilevante il sistema di supporto che fratelli e sorelle creano per sostenersi a vicenda, soprattutto in situazioni in cui il rapporto con i genitori è messo al banco di prova, come durante una separazione o un divorzio.

A tal proposito, alcune domande sorgono spontanee sul come fare a tutelare il diritto di fratellanza perché condividere la propria vita con un fratello è una componente fondamentale nella vita di ogni essere umano, soprattutto di un bambino. L’articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo (CEDU) garantisce il rispetto della famiglia recitando che: “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza”. Questo comma ha senz’altro influenzato la giurisprudenza internazionale che negli ultimi anni ha sottolineato più volte la necessità di tutelare il rapporto tra i fratelli e le sorelle, ossia il diritto di fratellanza e sorellanza, in caso di separazione dei genitori.

In Italia è intervenuta la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 12957 del 24/05/2018, la quale ha sostanzialmente sancito e rafforzato il principio secondo il quale i figli di genitori separati hanno diritto a vivere insieme presso lo stesso genitore affidatario, mantenendo il rapporto di fratellanza e di sorellanza che altrimenti andrebbe leso. Viene pertanto cristallizzato il principio della conservazione della fratria salvo che emergano elementi contro tale collocamento che passano danneggiare il loro interesse.

La Suprema Corte ha inoltre ribadito l’importanza e la necessità di poter ascoltare anche il bambino minore di 12 anni e, dunque, tenere conto delle sue richieste. Potrebbe accadere, ad esempio, che i fratelli, ascoltati dal giudice in sede di separazione o divorzio dei genitori, possano comunicare una preferenza diversa, uno ad esempio potrebbe espressamente chiedere di stare con la madre e l’altro con il padre. Davanti a una ipotesi del genere il giudice dovrebbe scegliere se assecondare la volontà dei bambini o, ritenendo di agire nel loro interesse, scegliere di tenerli uniti contro quanto da loro espresso. Secondo la Suprema Corte di Cassazione, nell’ambito di una separazione, dunque, una fratria può essere divisa. Sarebbe bene, tuttavia, mettere in campo altri strumenti al fine di mantenere stabile il legame tra i fratelli.

Alcuni iter da seguire potrebbero essere quello di affidarli insieme ai servizi sociali durante il giorno o garantire che le vacanze scolastiche vengano passate insieme, ad esempio, entrambi passano il Natale con il papà e il Capodanno con la mamma. Tante sono le soluzioni che il Tribunale può adottare affinché il rapporto di fratellanza si conservi e non venga messa in atto una radicale separazione potenzialmente traumatica tra i fratelli.

Anche nelle separazioni consensuali è auspicabile che le fratrie restino insieme. Un ottimo modo per tutelare il rapporto sia con i fratelli o con le sorelle che con i genitori è l’affidamento paritetico cioè con un’alternanza del tutto paritaria che stabilisce tempi identici nella permanenza dei figli insieme presso i genitori. Ciò che emerge dai dati soprammenzionati è l’inadeguatezza di una normativa che dovrebbe per prassi tenere bene a mente le soluzioni alternative qui esposte e che purtroppo, spesso, non si dimostra al passo coi tempi mutevoli delle famiglie dei nostri giorni.

AVV. ELENA CASSELLA