Addio ai negozi di città

Addio ai negozi di città

In Sicilia la situazione della disoccupazione è preoccupante: ecco perché

La Sicilia può essere considerata la regione più problematica del nostro Paese dal punto di vista della disoccupazione, al punto che si può prevedere che nel corso del 2023 saranno in molti a rimanere senza un impiego. Sull’isola, infatti, si registrano i più elevati tassi di disoccupazione di tutta Italia, con numeri che sono senza dubbio poco incoraggianti e positivi. Il 2022 che si è da poco concluso è stato caratterizzato da diverse difficoltà dovute da un lato alla crescita inarrestabile dei prezzi e più in generale all’economia stagnante. A peggiorare la situazione hanno provveduto, appunto, la discesa dei consumi e dall’altro lato l’aumento della disoccupazione. Ebbene, il 2023 non sarà purtroppo foriero di novità molto rassicuranti.

Occupazione in calo

Le offerte di lavoro spesso non mancano, eppure il problema dell’occupazione continua a rappresentare un tasto dolente: occupazione che, infatti, è destinata a ridursi sempre di più. La conferma giunge dalla ricerca effettuata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre che fa riferimento ai dati Istat elaborati insieme con le previsioni Prometeia. Ebbene, il risultato è che il numero di soggetti disoccupati, in confronto allo scorso anno, è destinato a crescere di 63mila unità, per una quota totale di soggetti senza lavoro pari a 2 milioni e 118mila. Il tasso toccherà, dunque, gli 8.4 punti percentuali.

Il Meridione in crisi

Non è una sorpresa che siano in modo particolari le regioni del Sud Italia a patire tale situazione, e a essere colpita è soprattutto la Sicilia. Se si presta fede alle stime, sull’isola ci sarà un aumento di persone senza lavoro che corrisponderà a oltre il 12%. La prima realtà cittadina che fa segnare numeri preoccupanti è Messina, ma la situazione non va molto meglio a Catania e a Siracusa. Dopo la Sicilia, la seconda regione che sarà colpita da un aumento della disoccupazione sarà il Lazio, mentre sul terzo gradino di questo poco onorevole podio c’è la Campania, con una crescita di più di 11 punti percentuali. Se si sommano i dati relativi alla Sicilia, al Lazio e alla Campania, si verifica che queste tre regioni da sole incidono per il 58% del totale italiano sui nuovi disoccupati.

La situazione città per città

Sono tre le province della Sicilia che compaiono nella top ten italiana, cioè la classifica delle dieci province del nostro Paese in cui si avverte di più l’aumento della disoccupazione. La situazione peggiore è quella di Messina, che si trova al settimo posto della graduatoria italiana, con un aumento di 2.346%, davanti a Catania, ottava a quota 2.266%, e a Siracusa, nona a 2.045%. Se invece si vuol prendere in esame la situazione delle altre città siciliane, ecco che al tredicesimo posto c’è Agrigento con un aumento di 1.586%, mentre Trapani è sedicesima con una crescita di 1.383%. Ancora, al 19esimo posto c’è Palermo e provincia, il capoluogo della regione, e al 28esimo posto ecco Ragusa. Scendendo più in basso, ecco Enna in 32esima posizione e Caltanissetta in 40esima piazza. Se invece si tiene conto dei singoli soggetti disoccupati, saranno ben 285.367 i senza lavoro nel 2023 in tutta l’isola.

Accanto ai dati molto preoccupanti, vogliamo sottolineare anche le possibilità che i cittadini del meridione attualmente possono trovare tramite piattaforme online di ricerca del lavoro, formazioni professionalizzanti e altre opportunità lavorative localizzate, come per esempio le offerte aggiornate per Palermo e provincia.

I settori più in difficoltà

La CGIA di Mestre ha analizzato anche gli ambiti professionali in cui si dovrebbero verificare le perdite più consistenti. Ebbene, una forte sofferenza sarà quella dei comparti manifatturieri, con riferimento nello specifico ai settori energivori che sono correlati alla domanda internet. Sono compresi anche il comparto edile, quello della filiera auto e i trasporti. L’edilizia, fra l’altro, risente dei cambiamenti legislativi che riguardano il Superbonus. Ma non è tutto, perché anche i lavoratori autonomi sono destinati a risentire in misura significativa del problema della disoccupazione. I numeri più recenti di Istat testimoniano un calo di 205mila soggetti di indipendenti a fronte di un incremento di lavoratori dipendenti di 377mila unità.

Giorno dopo giorno, aumenta il numero di attività cittadine e di negozi che si trovano costretti ad abbassare le saracinesche; ne derivano ripercussioni consistenti non solo dal punto di vista economico ma anche sul piano sociale. La novità è che ormai le chiusure non riguardano più unicamente i centri storici, ma anche le periferie, che così diventano ancora più isolate.