“Picciridda” di Catena Fiorello Galeano

“Picciridda” di Catena Fiorello Galeano

Il titolo si affida già al dialetto siciliano, “Picciridda“, ed è uno tra i più bei romanzi di Catena Fiorello Galeano, scrittrice con migliaia di follower nei social perché affascinati dal suo temperamento schietto e solare, come la terra in cui è nata e cresciuta. Il suo cuore siciliano entra nei romanzi attraverso incisi dialettali che non lasciano dubbi sull’identità della firma.

Pubblicato dalla Giunti Editore, il romanzo “Picciridda” ha vissuto una lunga stagione di ampi consensi, nel 2019 ne è stato tratto un film diretto da Paolo Licata, giovane regista palermitano impegnato nella sua opera prima.

Figlia di una gallina nera. Così si sente la piccola Lucia, nel mondo da pochi anni, e già costretta a specchiarsi in un futuro oscuro. Della sua famiglia rimane un viso di nonna, Donna Maria Amoroso, improvvisata supplente da quando i genitori e il fratellino Pietro sono emigrati in Germania a lavorare notte e giorno, alfine di garantire una solidità economica sotto il tetto di una nuova casa.

Nel piccolo paese di Leto a pochi chilometri dal mare, Lucia cresce aspettando una lettera dei suoi genitori, passa la notte di Natale fissando il telefono che non squilla, e se l’apparecchio rimane muto, a che serve gioire la Notte Santa?

Lucia è figlia della gallina nera, a questo punto tanto vale andare a dormire con un macigno sul cuore. Donna Maria Amoroso vigila sulla piccola senza affannarsi più di tanto, considera quella responsabilità affidatale un lavoro da portare a termine quanto prima possibile. Non è giovane, non è vecchia, è una donna provata dalla morte di una figlia e la disperazione di sapere un figlio perduto in chissà quale paese del mondo.

Con Lucia, ogni promessa di pazienza scivola quasi sempre in uno schiaffo subito curato da un abbraccio riconciliatore.
Quelle che la picciridda chiama frasi novene, non sono altro che “litanie, consigli, esortazioni e persino maledizioni” che la nonna ripete con cadenza giornaliera come prova di un metodo educativo discutibile.

Prima o poi ‘a rota gira!”, “Tantu u mottu di cca avi a passari!“, “Passa ‘u santu, passa ‘u scantu!“.

E chissà, se nel pozzo profondo dei suoi sentimenti riesce a provare un po’ d’affetto per quella picciridda, ormai adolescente, felice solo quando affonda i piedi nella sabbia. Da quello che ormai è diventato un rito quotidiano appena uscita da scuola, Lucia trae falsa consapevolezza di essere piuma di gallina bianca abbandonata per troppo amore.

Siamo nei primi anni ’60. Del benessere economico annunciato non c’è traccia, solo tanta propaganda alla televisione e sui giornali, i tempi non sono ancora maturi per l’ingresso del boom che, nel Nord Italia, ha già fatto risorgere le industrie di ogni settore, ma in Sicilia c’è sulu miseria e scuntintizza.

Per Lucia, quel paesino affacciato sul mare le dà gioia di respirare a pieni polmoni l’aria salmastra che giunge fino a casa. Le lunghe passeggiate sulla spiaggia le consentono di parlare alla sua rabbia, lontano da orecchie inorridite davanti a quella incomprensibile pratica di libertà.

Sempre più sola, Lucia grida rancore alla sua guerra combattuta a una sola voce. Rita, la sua adorata compagna di banco, si ammala gravemente. Nonostante le cure, la morte strappa quella rosa dal giardino di un padre e una madre. E poi Nora. Una ragazza sensibile, caduta nello squilibrio della lucidità mentale troppo stanca di guardare oltre ciò che gli altri si fermano appena a vedere.

La solitudine di Lucia, però, non la guarisce nemmeno il mare, anzi. Quando l’onda furente si abbatte sulla purezza di una creatura indifesa, l’intimità sarà violata da un segugio della figlia della gallina nera.

Niente sarà più come prima.

Mai più picciridda, di Lucia resta l’involucro di una virtù offesa per sempre.

La notte, mentre la mia famiglia dormiva sonni tranquilli, una vile disperazione veniva a sussurrarmi. Dentro alla mia anima, tante forze oscure e ben organizzate combattevano per la mia rovina. A quale di queste fate maligne avrei dato ascolto?“.

Da picciridda a donna, Lucia avrà vissuto la leggerezza della prima età, nell’innocenza tradita dal male. Storia di un’infanzia, di uno stupro, di un’emigrazione subita negli anni acerbi in cui la famiglia è tetto, riparo, coperta.

Forte perché fimmina, Lucia cade e si rialza dominata dal suo “mare dentro” lasciato morire perché il suo domani chiede sabbia pulita. Sebbene gli incubi abbiano devastato il sonno, il profumo di gelsomino dei suoi ieri vive cristallizzato nel cuore.

Il respiro in coro con una nonna supplente ha impedito alle tessere del mosaico di perdersi tra gli addii sui binari. Adesso donna, Lucia ritorna a Leto dove un tempo chiese carezze al mare per sottrarsi al contagio dell’abbandono.

kk

sara