Pressioni sulla gestione della buvette dell’Ars, il Riesame annulla le misure cautelari per Mirici Cappa

Pressioni sulla gestione della buvette dell’Ars, il Riesame annulla le misure cautelari per Mirici Cappa

PALERMO – Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato la misura cautelare che imponeva a Giuseppe Mirici Cappa, impiegato dell’Assemblea Regionale Siciliana responsabile della sicurezza e prevenzione, un divieto di dimora di un anno nel capoluogo siciliano e la sua interdizione dai pubblici uffici.

Cappa è sotto indagine per presunte pressioni esercitate sul gestore della buvette del Palazzo Reale per ottenere il rifornimento dai suoi amici, con l’accusa di induzione a dare o promettere utilità. La motivazione del provvedimento non è stata depositata, ma gli avvocati Giovanni Di Benedetto ed Enrico La Grassa hanno sostenuto le ragioni del loro assistito e la sentenza è stata revocata.

Cosa era accaduto

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo avevano eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare coercitiva nei confronti dell’ex Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Assemblea Regionale Siciliana, Giuseppe Mirici Cappa. L’ordinanza, emessa dal Gip presso il Tribunale di Palermo, prevedeva il divieto di dimora nel territorio della provincia di Palermo per un anno e la sospensione dal pubblico ufficio per lo stesso periodo.

Mirici Cappa è indagato per il reato di “tentata induzione indebita a dare o promettere utilità”. L’indagine è stata avviata a seguito della denuncia presentata da un imprenditore che, dopo aver vinto una gara di appalto di servizi e ristorazione-bar presso la sede dell’Assemblea regionale siciliana nel 2019, ha ricevuto pressioni da Mirici Cappa affinché si rivolgesse solo a fornitori indicati dal pubblico ufficiale.

Dopo il rifiuto dell’imprenditore, Mirici Cappa avrebbe avuto comportamenti ostili e vessatori nei suoi confronti. Le indagini avrebbero inoltre evidenziato la propensione di Mirici Cappa a richiedere favori per sé e per terzi ad alcuni imprenditori che avevano ottenuto commesse dall’Ente, grazie ai suoi stretti rapporti con loro in quanto funzionario dell’Assemblea Regionale Siciliana.