Dai calci al pallone in solitaria alle giovanili del Milan: il sogno di Francesco Camarda

Dai calci al pallone in solitaria alle giovanili del Milan: il sogno di Francesco Camarda

SAN CATALDO – La forza dello scouting e la bravura nello scoprire potenziali calciatori sono due dei fattori in grado di mettere da parte i luoghi comuni culminanti con l’Italia povero di talenti nel mondo del calcio.

LA GENERAZIONE D’ORO DEGLI ANNI 1990-2000

È vero, 20 anni fa la generazione italiana ha offerto un parco calciatori che verranno ricordati sia per le vittorie che per i comportamenti extracampo. Geni all’azione che uscivano dai riflettori dello stadio sempre a testa alta, nonostante i risultati.

Totti, Del Piero, Baggio, Nesta, Maldini, Pirlo, Baresi… arte ed eleganza in movimento. Gli applausi da parte dei tifosi ospiti è il riconoscimento maggiore che si possa fare ad un calciatore, ci sono riusciti Del Piero al Bernabeu di Madrid, Totti a Genova, Maldini e Baggio come religione del pallone privi di nemici.

IL “CARPE DIEM” DEI GIOVANI: BRILLA LA STELLA DI FRANCESCO CAMARDA

Ritornando ai giorni d’oggi, i ragazzi hanno nuovi interessi e vivono in una realtà in cui possono avere tutto a portata di mano o di click. Le passioni verso qualcosa forgiano il carattere futuro dei giovani funzionando da trampolino di lancio per la vita professionale futura.

Nel mondo del pallone, pieno di rapaci e soggetti di cui fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, sta emergendo la stellina del classe 2008 Francesco Camarda, già autore di circa 500 gol in 100 apparizioni nelle giovanili con la maglia rossonera del Milan.

Strutturato fisicamente nonostante la giovane età, è dotato di un tiro notevole e posizionamento all’interno dell’area di rigore avversaria. Un biglietto da visita non indifferente del 15enne che ha già avuto modo di conoscere un “pezzo grosso” del football come Zlatan Ibrahimovic.

Nel maggio del 2014, Francesco si trovava al campo dell’Afforese, una piccola società di calcio del nord ovest di Milano, insieme alla madre Federica che lo accompagnava spesso agli allenamenti dell’Attività di Base della squadra. Mentre guardava i ragazzi del 2005, 2006 e 2007 allenarsi, Francesco cominciò ad annoiarsi e a dare calci alla rete. L’allenatore della squadra, Pietro Colangelo, notando la sua passione per il gioco, gli chiese di entrare in campo e di giocare con gli altri ragazzi. La madre acconsentì e Francesco giocò per la prima volta in una vera squadra di calcio.

Colangelo si accorse subito che Francesco aveva abilità superiori alla media e gli offrì di unirsi alla scuola calcio dell’Afforese. Dopo aver partecipato ai tornei estivi di fine stagione, Francesco passò l’anno successivo ad allenarsi con i ragazzi del 2006. La sua passione per il calcio lo portò così a diventare parte della squadra e a iniziare una nuova avventura sportiva.

Una storia che presenta affinità con quelle di alcuni dei maggiori talenti sportivi che il calcio ha avuto modo di sfornare. Forse la fame di emergere rappresenta il passepartout fondamentale per entrare nell’olimpo dei più grandi, Francesco ha ancora tanta strada da fare e chissà se nei prossimi anni potrà esordire con la maglia della squadra che lo sta crescendo.

Fonte foto sportfair.it