Ricordare il passato per costruire un futuro migliore: celebrazione del Giorno del Ricordo

Ricordare il passato per costruire un futuro migliore: celebrazione del Giorno del Ricordo

ITALIAIl Giorno del Ricordo è una ricorrenza nazionale italiana che si celebra il 10 febbraio di ogni anno per commemorare le vittime delle foibe, i massacri, le deportazioni subìte dalla comunità italiana in Istria, Dalmazia e Fiume (oggi Croazia) e l’esodo giuliano-dalmata durante e dopo la seconda guerra mondiale.

Durante il periodo della guerra fredda, questi eventi erano stati censurati e poco conosciuti in Italia, ma negli anni ’90 sono stati riscoperti e ricordati.

La commemorazione, infatti, divenne istituzionale con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, per onorare le vittime e sensibilizzare l’opinione pubblica su questi eventi storici, con cerimonie ufficiali in tutta Italia e per promuovere la pace e la riconciliazione così come sancisce l’art. 1 comma 1: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del ricordo’ al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Al Giorno del ricordo è associato, altresì, il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale tra l’8 settembre 1943, data dell’annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile, e il 10 febbraio 1947, giorno della firma del trattato di pace di Parigi.

Art. 3 comma 3: “Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”.

NOTE STORICHE

L’Armistizio di Cassibile, Siracusa, fu firmato il 3 settembre 1943 tra le forze alleate e l’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Questo accordo segnò la fine della partecipazione italiana alla guerra al fianco delle Potenze dell’Asse, ossia Germania, Italia e Giappone, e il passaggio dell’Italia dalla parte degli Alleati, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica, Stati Uniti e altri paesi.

L’Armistizio, definito anche armistizio corto, fu firmato dal generale Giuseppe Castellano, rappresentante del Regno d’Italia, e dal generale Dwight D. Eisenhower, rappresentante delle forze alleate, presso la sede dell’Alto Comando degli Alleati in Tunisia.

Il proclama di armistizio dell’8 settembre 1943 di Pietro Badoglio, capo del governo italiano, annunciava l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile.

Il trattato di pace comportò la fine immediata delle ostilità tra l’Italia e le forze alleate e il controllo delle forze alleate sulla maggior parte del territorio italiano.

Tuttavia, la resistenza delle forze tedesche in Italia continuò per altri due anni, fino alla fine della guerra in Europa nel maggio 1945.

L’Armistizio ebbe un impatto significativo sulla guerra, poiché permise alle forze alleate di concentrarsi sulla sconfitta delle forze dell’Asse in Europa e Africa del Nord, e allo stesso tempo fornì un’opportunità per l’Italia di riguadagnare la propria sovranità e di ricostruirsi come nazione.

Esodo giuliano-dalmata o esodo istriano: il governo di Tito e i massacri nelle foibe

L’esodo giuliano-dalmata o esodo istriano fu un evento migratorio che vide la partenza di circa 350.000 italiani dalle regioni di Venezia Giulia e Dalmazia verso il resto d’Italia e l’estero tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni ’60.

La causa principale di questo esodo fu l’annessione delle due regioni alla Jugoslavia a seguito del Trattato di Parigi del 1947. La maggior parte degli italiani residenti decise di lasciare le proprie case per sfuggire alla repressione politica e culturale da parte del nuovo regime comunista jugoslavo, nella persona di Josip Broz Tito e, pertanto, le zone colpite dai massacri furono l’Istria, il Quarnaro, tutti i territori che l’Italia cedette alla Jugoslavia con i trattato di Parigi, e in Dalmazia dove vivevano i dalmati italiani.

L’esodo giuliano-dalmata fu una delle più grandi migrazioni interne del XX secolo in Europa e ha avuto un impatto significativo sulle comunità italiane sia in Italia che all’estero. Molti esuli si stabilirono in Australia, Canada e America del Nord, ma molti altri scelsero di restare in Italia, stabilendosi soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro.

Questa emigrazione ha rappresentato una perdita significativa per le comunità italiane e ha avuto un impatto significativo sulla loro cultura e sulla loro identità. Tuttavia, molti esuli hanno continuato a mantenere vive le loro tradizioni e la loro lingua, creando comunità italiane forti e unite all’estero.

L’esodo giuliano-dalmata è stato un evento importante nella storia del XX secolo che ha avuto un impatto significativo sulla vita di molte persone e sulle comunità italiane in tutto il mondo. Questo evento dovrebbe essere ricordato e celebrato come un simbolo della forza e della resilienza della cultura italiana.

Le vittime italiane, spesso accusate di essere fasciste o di avere legami con il regime di Mussolini, furono soggette a violenze, deportazioni e uccisioni da parte delle milizie partigiane jugoslave durante la fine della guerra e nei primi anni successivi.

Le deportazioni in Jugoslavia, durante il governo di Tito, sono state effettuate principalmente per motivi politici e di sicurezza nazionale. Coloro che venivano considerati come minacce per il regime comunista, come dissidenti politici, nazionalisti e oppositori del partito al potere, venivano arrestati e deportati in campi di lavoro o in luoghi di esilio.

Le deportazioni in Jugoslavia sono state effettuate in modo brutale e spesso senza processo. Le persone deportate erano soggette a condizioni estreme e a trattamenti disumani. Molti sono morti a causa della mancanza di cure mediche adeguate, delle condizioni igieniche precarie e della malnutrizione. Le foibe, dal latino fovea, profonde cavità carsiche, furono utilizzate dalle autorità jugoslave per nascondere i corpi delle vittime.

SIMILITUDINE TRA DEPORTAZIONI NELL’OLOCAUSTO E DEPORTAZIONI NELLE FOIBE?

Le deportazioni durante l’olocausto e le deportazioni nelle foibe sono due eventi tristemente noti della storia europea.

L’Olocausto è stato un periodo di terrore e persecuzione contro gli ebrei e altri gruppi minoritari durante la Seconda Guerra Mondiale. Le deportazioni dell’Olocausto furono una parte fondamentale del programma nazista di sterminio degli ebrei. Centinaia di migliaia di ebrei furono deportati dai loro paesi d’origine verso campi di concentramento e di sterminio in tutta Europa, dove molti di loro morirono a causa delle condizioni terribili, della fame, delle malattie e dei gas letali.

Le deportazioni nelle foibe, d’altra parte, sono state un evento durante il dopoguerra in Jugoslavia. Le foibe sono profonde voragini carsiche che si trovano in Istria e nel Quarnaro, regioni della costa adriatica dell’Italia. Durante la seconda guerra mondiale, migliaia di italiani furono deportati o costretti a fuggire dalla regione a seguito dell’occupazione jugoslava. Dopo la fine della guerra, i comunisti jugoslavi hanno compiuto ulteriori deportazioni, gettando persone nelle foibe e uccidendole.

Entrambe le deportazioni sono state una tragica violazione dei diritti umani e hanno lasciato un’eredità duratura di dolore e sofferenza. Oggi, questi eventi sono ricordati per commemorare le vittime di quell’orrendo capitolo della storia italiana ed europea nella speranza che tali fatti aberranti non avvengano mai più.