Canto delle Clarisse, perché è uno dei momenti più suggestivi della Festa di Sant’Agata

Canto delle Clarisse, perché è uno dei momenti più suggestivi della Festa di Sant’Agata

CATANIA – Si terrà nella giornata di oggi, lunedì 6 febbraio, uno dei momenti più suggestivi delle festività agatine: si assisterà all’atteso canto delle Clarisse che ogni anno, poche ore prima del rientro della Santa in Cattedrale, si riuniscono in un momento di preghiera.

Le Clarisse di via Crociferi, monache di clausura, eseguono un canto devozionale in onore di Sant’Agata, accompagnate dal suono delle campane della chiesa. Si tratta di un vero e proprio inno alla fede e alla devozione, rappresentando un momento di intensa spiritualità per la comunità catanese.

La melodia è semplice ma commovente e le voci delle suore creano un’atmosfera di pace e serenità.

Si tratta di una tradizione molto sentita dai catanesi, che ogni anno decidono di ascoltare il canto delle monache e pregare insieme. Questo evento rappresenta anche un momento di unione e fratellanza per la comunità che si riunisce per celebrare la propria fede e la propria storia.

Il canto, realizzato dal musicista Tarallo, interpreta la preghiera di ringraziamento di Agata a Dio per averla liberata dall’uomo che voleva sposarla. Il testo recita: “Comanda che possa venire verso Te“.

L’usanza, quest’anno più attesa che mai, di rivolgere preghiere e ringraziamenti alla Patrona, rappresenta una vera e propria esigenza. È un momento di intimità a cui si assiste in religioso silenzio, proprio come se la Santa si trovasse di fronte alle Clarisse, che da dietro il cancello mostrano la loro devozione.

In un’epoca in cui le distrazioni abbondano incredibilmente, è importante preservare un momento di fede e riflessione che riesce a unire gli animi di chi assiste a uno spettacolo imperdibile per i devoti. Questo è un modo più che valido di riportare gli sguardi dei fedeli nella direzione giusta, spostando la loro attenzione su un momento autentico.

È un vero e proprio motivo di orgoglio per i catanesi che si distinguono per il profondo attaccamento alla Patrona: proprio durante le festività agatine la provincia etnea ospita un abbondante numero di turisti, curiosi di conoscere la storia e le tradizioni legate alla figura di Sant’Agata.

Il canto delle Clarisse: origini

In passato il canto era eseguito durante la notte quando il Fercolo, dopo la salita di Sangiuliano, stava tornando in Cattedrale. I devoti si fermavano ad ascoltare il dolce canto proveniente dal monastero, rendendo questo momento uno dei più intensi della Festa. Tuttavia negli ultimi tempi il Fercolo arriva in via Crociferi durante la giornata del 6 febbraio, quando la città è già molto animata, rendendola partecipe della sua incantevole suggestione.

Il mottetto cantato dalle Clarisse di via Crociferi è attribuito a Filippo Tarallo, uno dei musicisti catanesi più impegnati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Nonostante fosse prevalentemente un compositore di musica sacra, dimostrò anche un certo interesse per la musica laica e fu un abilissimo direttore d’orchestra.

Compose più di trenta opere tra drammi teatrali, musica da camera e religiosa durante il suo periodo di attività, dal 1878 al 1918, quando perse la vita a causa dell’epidemia della “spagnola”. Il mottetto dedicato alla Patrona risalirebbe al 1908 e il testo, in latino, è un ringraziamento di Sant’Agata a Dio per averle dato la forza di superare il suo martirio.

La traduzione del canto latino

Ecco la traduzione del canto, originariamente composto in latino: “Agata, felice, mentre entrava all’interno del carcere con le mani aperte pregava Dio con tutta l’anima: ‘Signore Gesù Cristo, buon maestro, ti chiedo una grazia: Tu che mi hai fatto superare le torture dei carnefici, fa che possa giungere, o Signore, felicemente alla tua gloria eterna’“.