Migranti, a Catania social farm per dire “no” a lavoro nero e discriminazione

Migranti, a Catania social farm per dire “no” a lavoro nero e discriminazione

CATANIA – A Catania, alcuni migranti stanno coltivando ortaggi su un mezzo ettaro di orto sociale fornito dall’Istituto tecnico agrario “Filippo Eredia” tra il litorale della Plaia e la Zona Industriale.

Questa iniziativa vuole promuovere l’imprenditorialità, l’accoglienza e l’inclusione socio-lavorativa di queste persone, contrastando il caporalato, il lavoro nero e la discriminazione.

Il gruppo di migranti è stato formato da diverse istituzioni come il Centro Per l’istruzione degli adulti Catania 2, l’Istituto tecnico agrario Eredia, la Cisl, la Coldiretti, la cooperativa dei salesiani COL e il Consiglio italiano per i rifugiati.

L’orto sociale conta attualmente 10mila piante tra lattughe, broccoli, sedano, cavoli e altro, con una coltivazione di patate in via di sviluppo.

Il gruppo sta imparando i diritti del lavoro, le tecniche agrarie e le norme del settore, per produrre e vendere ortofrutta. In futuro, verrà costituita una cooperativa che offrirà ulteriori opportunità di lavoro e potrà concorrere per ottenere fondi pubblici regionali, nazionali e europei.

Con il supporto della Coldiretti, i prodotti coltivati saranno venduti nei mercati a chilometro zero di Catania. Il primo raccolto è previsto per la prossima primavera.

A Trapani lezioni di italiano

A Trapani, invece, due classi, una per adulti e l’altra per minori non accompagnati, sono state allestite nei Centri di Accoglienza di Bonagia nel Trapanese, per garantire l’istruzione in lingua italiana dei migranti.

Promotori dell’iniziativa sono Antonio Manca, presidente della Cooperativa sociale “Badia Grande“, che gestisce il Progetto Sai Valderice, e il C.p.i.a.(Centro provinciale per l’Istruzione degli Adulti in seno all’Ufficio scolastico provinciale) di Trapani, che si occupa dei corsi di “alfabetizzazione” e di “apprendimento” della lingua italiana per i cittadini stranieri privi di scolarizzazione nel proprio paese di origine o con un alfabeto diverso da quello latino.

L’esigenza di ricorrere all’esternazione di due classi dalla sede del Cpia, che si trova nel lato ovest dell’Istituto comprensivo ‘Pagoto’ – viene spiegato in una nota di Badia Grande – si è manifestata a seguito dell’impossibilità a poter conciliare gli orari dei mezzi di trasporto pubblico con quelli delle lezioni, in quanto i centri di accoglienza sono dislocati a Bonagia (Valderice), mentre la scuola che ha sede in via Tivoli a Casa Santa (Erice).

Per evitare che 18 minori non accompagnati e 24 adulti, – continua la nota – entrambi immigrati di diverse nazionalità venissero privati del diritto allo studio, Greta Margagliotti, coordinatrice dei progetti Sai di Badia Grande, e Maria Cipponeri, referente del Progetto Sai di Valderice, hanno attrezzato due ambienti delle palazzine che ospitano i centri di accoglienza di Bonagia in aule scolastiche. Il Cpia di Trapani, per un corretto funzionamento delle lezioni, ha distaccato i docenti di alfabetizzazione e di lingua italiana per l’insegnamento a domicilio“.