QUESTIONE DI VOCALI “Sangue sitisti, e io di sangue t’empio”

QUESTIONE DI VOCALI “Sangue sitisti, e io di sangue t’empio”

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Mafia è una parola che dalla metà dell’Ottocento ad oggi solca ogni punto del nostro mondo: la Sicilia. Ritorna di continuo nella quotidianità, ma non sempre riusciamo a scorgerla, poiché è insediata ovunque, anche nelle menti e nei modi di fare della gente: infatti il comportamento mafioso può essere visto come un fatto culturale che può riguardarci tutti. La Mafia è una malattia che da sempre sta uccidendo, non solo la Sicilia, ma anche tutta Italia; i mafiosi agiscono, senza rispetto di niente e di nessuno, pensando solamente a fare il proprio bene per raggiungere i propri scopi. Le loro azioni spesso portano alla morte di innocenti ed alla distruzione delle buone azioni portate a termine fino ad allora, e non si parla solamente delle personalità più illustri, come i giudici Falcone e Borsellino, ma anche di tanti altri uomini che sono morti per mano della Mafia a causa del narcotraffico. La gestione del narcotraffico continua ad essere per la Mafia la fonte principale di arricchimento grazie agli straordinari profitti che ne derivano; il primo sequestro di droga in Sicilia risale al 1952: 6 kg di eroina furono sequestrati ad Alcamo, tra Palermo e Trapani, e vennero denunciati mafiosi destinati ad avere un ruolo di primo piano nella storia della Mafia: Frank Coppola, tornato a Partinico dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti, Salvatore Greco, esponente della nota dinastia palermitana, John Priziola, indicato come capomafia di Detroit. In quegli anni gran parte dei traffici avvenivano fuori dalla Sicilia, ma ad opera di siculo-americani, di cui il più noto era Lucky Luciano che operava in stretta collaborazione con società farmaceutiche, come la Schiapparelli di Torino e la Saicom di Milano, che dirottavano verso il mercato clandestino dell’eroina quantitativi consistenti di morfina usata per scopi farmaceutici.
Operavano fuori dalla Sicilia anche i fratelli Caneba, che imbarcavano verso gli Stati Uniti l’eroina fornita dai corso-marsigliesi e in gran parte prodotta nel laboratorio milanese. Da inchieste degli anni ’60 risulta che la Mafia siciliana sarebbe stata “la principale artefice del contrabbando di stupefacenti diretto dalla Mafia statunitense” (Commissione antimafia 1976, p. 459). Molto spesso, quindi noi siciliani siamo conosciuti nel mondo quindi per Cosa
Nostra e non per le grandi bellezze che possiamo offrire; siamo anche noti per una lotta che ormai va avanti da sempre, e non è quella tra arancino ed arancina, ma una molto più importante: quella contro il pregiudizio verso di noi, anche se, c’entra sempre la differenza tra la “A” e la “O”, perché la Sicilia, per noi siciliani, al contrario di come pensano gli altri, non è Cosa Nostra, ma casa nostra e dovrebbe essere così per tutti, quindi dobbiamo usare le vocali non per dividere la Sicilia, ma per unirla nel cambiamento e nella lotta contro la Mafia che macchia la nostra bella terra da troppo tempo.

Chiara Lauria Liceo Classico Bonaventura Secusio 2°A – Caltagirone