Catania, domani si scende in piazza per il Reddito di Cittadinanza

Catania, domani si scende in piazza per il Reddito di Cittadinanza

CATANIA – Si scende in piazza a Catania per protestare contro l’abolizione del Reddito di Cittadinanza. Il corteo partirà domani, sabato 28 gennaio, alle ore 16,30 da piazza Cutelli. Per il 4 febbraio invece è previsto un presidio dalle ore 10, in piazza Stesicoro.

Prenderanno parte alle manifestazioni coloro che intendono mettersi in prima linea nella speranza di ottenere il salario minimo, le pensioni minime a mille euro, le case popolari, il Reddito di Cittadinanza, lo stop al carovita.

A organizzare queste mobilitazioni di protesta è la Federazione USB Catania che ha spiegato così le sue ragioni: “Dicono che chi percepisce il Reddito di Cittadinanza non vuole lavorare. Dicono che in questo Paese se si vuole il lavoro, si trova e che basta averne voglia. Dicono anche che non ci sono i soldi per investire sulla sanità pubblica, sulle case popolari, sul rinnovo dei contratti di lavoro e sulla scuola pubblica ma per le spese militari, dall’oggi al domani, per una guerra che sta uccidendo gente come noi, i soldi li hanno trovati subito“.

Chi si alza ogni mattina e va a lavorare e vede il suo potere salariale dimunuire ogni giorno con l’inflazione a due cifre, chi è in cerca di un’occupazione dignitosa, chi percepisce una pensione minima, le studentesse e gli studenti che attraverso alternanza scuola-lavoro prestano, rischiando la vita e perdendola in alcuni casi, mano d’opera gratuita nelle aziende, chi è sotto sfratto o non riesce a pagare il mutuo, i migranti sotto il ricatto del permesso di soggiorno, chi subisce la discrimininazione di genere, chi deve aspettare anni per una visita medica pubblica, sa bene cosa è il Paese reale, sa che in questo Paese i diritti sono dei servizi, che esistono sin dalla nascita cittadini di serie A e cittadini di serie B, che devi imparare ad arrangiarti se vuoi farcela“.

La cancellazione del Reddito di Cittadinanza (unica misura finora realmente attuata contro la povertà e unico argine al ricatto dei bassi salari), gli aumenti irrisori previsti per le pensioni al minimo, la rinnovata ostilità per qualsiasi ipotesi di introduzione di un salario minimo per legge e anche l’eliminazione dei sostegni all’affitto oltre alla storica assenza totale di politiche di edilizia popolare, sono un piano chiaro di ulteriore attacco diretto alla classe lavoratrice, a noi sfruttate e sfruttati e ai quartieri popolari criminalizzati e abbandonati, alle nostre vite e alla nostra dignità“.