Tumore al collo dell’utero, come una diagnosi precoce può salvarci la vita

Tumore al collo dell’utero, come una diagnosi precoce può salvarci la vita

ITALIA – Almeno due famiglie su cinque hanno avuto a che fare con un tumore in casa che ha portato via un componente caro. Un fulmine a ciel sereno, che spezza la quiete della quotidianità e dà vita a un calvario fatto di visite, terapie e preghiere. Perché in un modo o nell’altro è giusto appigliarsi a qualcosa o a qualcuno.

Gennaio è il mese della prevenzione del tumore del collo dell’utero. Uno dei mali più frequenti nelle donne. La diagnosi precoce può salvarci la vita.

Il tumore della cervice uterina

Il tumore della cervice uterina si può prevenire. Importante è scoprire le lesioni precancerose prima che evolvano in carcinoma.

Il cancro della cervice uterina è un tumore della sfera genitale femminile che colpisce la parte più esterna dell’utero (detta anche collo o portio), quella cioè facilmente esplorabile con la visita ginecologica. Il tumore è causato da un’infezione da papillomavirus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale ed è molto frequente soprattutto nelle persone giovani.

La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente; quando l’infezione persiste nel tempo si formano lesioni nel collo dell’utero, che possono evolvere in cancro. Il rischio di cancro dipende fortemente da alcuni tipi ben identificati di virus HPV ma è favorito da: scarso accesso alla prevenzione, numero di partner, giovane età di inizio dell’attività sessuale, stati immunodepressivi, fumo di sigaretta e contraccezione ormonale.

In Italia sono stimati nel 2020 circa 2.400 nuovi casi, pari all’1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne. Questa neoplasia è più frequente nella fascia giovanile (4% dei casi) e rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età.

La sopravvivenza a 5 anni dei tumori del collo dell’utero in Italia è pari a circa il 68% (I numeri del cancro in Italia 2021). In Italia sono circa 57.000 le persone con pregressa diagnosi di tumore della cervice uterina (I numeri del cancro in Italia 2020).

Segni e sintomi

Il cancro della cervice uterina, ai suoi stadi iniziali, il più delle volte non dà alcun sintomo. In genere i primi segnali di allarme sono:

  • sanguinamento vaginale (specie dopo un rapporto sessuale), talvolta accompagnato da secrezioni maleodoranti;
  • dolore nella parte bassa dell’addome.

Quando il tumore è in fase più avanzata possono presentarsi sintomi dovuti alla crescita del tumore e, quindi, al coinvolgimento degli organi adiacenti:

  • costipazione;
  • sangue nell’urina;
  • dolore alle ossa e alla schiena;
  • gonfiore di una delle gambe;
  • perdita di appetito e di peso;
  • stanchezza.

Cause

Il cancro della cervice uterina è il primo tumore per cui sia stata riconosciuta una causa infettiva. Come vi dicevamo, origina infatti da lesioni causate da infezioni da Papillomavirus umano (HPV), un virus molto comune che si trasmette prevalentemente per via sessuale.

Esistono oltre 100 tipi di Papillomavirus: alcuni di essi sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi (HPV tipo 6 e 11), altri sono in grado di produrre lesioni pre-invasive (displasie) e invasive, cioè il tumore della cervice uterina (specie i virus di tipo 16 e 18).

L’infezione da Papillomavirus è la più frequente tra le infezioni sessualmente trasmesse. Tuttavia, soltanto una piccola parte delle infezioni (circa il 10%) può evolvere verso forme tumorali, specie in presenza di alcuni cofattori (fumo di sigaretta).

La maggior parte delle infezioni, invece, è transitoria e guarisce spesso spontaneamente.

In genere il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è lungo (alcuni anni); perché si sviluppi il tumore della cervice vero e proprio possono invece occorrere decenni. Questi lunghi tempi consentono di attuare con efficacia i test di screening (pap-test e HPV-DNA test) e di avere ottimi risultati in termini di prevenzione. Ovviamente, l’adesione al programma nazionale di vaccinazione HPV consentirà un maggior livello di protezione della popolazione vaccinata.

Diagnosi

La diagnosi di cancro del collo dell’utero si avvale di diverse indagini:

  • la visita ginecologica è il cardine della diagnostica, poiché si basa sulla facile visibilità ed esplorabilità del collo dell’utero;
  • la colposcopia è un esame di approfondimento diagnostico che, mediante una fonte luminosa ed un sistema di ingrandimento, visualizza le aree a maggior rischio;
  • la biopsia consiste in un prelievo di tessuto delle aree in cui si sospetta la presenza di cellule tumorali. In genere viene eseguita contestualmente alla colposcopia. La tac e la risonanza magnetica sono impiegate per valutare se e quanto il tumore è esteso.

Terapia

Il tipo di terapia impiegata nei pazienti con cancro del collo dell’utero dipende soprattutto dallo stadio del tumore.

A seconda dei casi può comprendere:

  • la chirurgia: il grado di aggressività dell’intervento dipende dall’estensione del tumore. La conizzazione, cioè la rimozione di un “cono” di tessuto in corrispondenza della lesione, può essere attuata solo in alcuni selezionati casi molto iniziali.

Negli altri casi, cioè quando il tumore è di piccole dimensioni (<4cm) e confinato alla portio, il trattamento chirurgico consiste nella isterectomia radicale: rimozione di tutto l’utero, cervice uterina, annessi, delle parti immediatamente circostanti (paramètri) e dei linfonodi regionali.

I tumori estesi agli organi adiacenti (vescica e retto) di solito vengono trattati con protocolli di radio-chemioterapia e molto raramente, in situazioni selezionate, con procedure chirurgiche ultra-radicali.

La radioterapia: consiste nell’utilizzo di radiazioni per distruggere le cellule tumorali presenti nell’organismo. Può essere somministrata in maniera tradizionale dall’esterno o dall’interno: in tal caso un dispositivo in grado di emettere radiazioni viene inserito nel canale vaginale in modo da colpire selettivamente l’area interessata dal tumore e ridurre gli effetti collaterali.

La chemioterapia: è in genere impiegata nelle forme più avanzate di cancro della cervice per rallentare la progressione del cancro e alleviarne i sintomi.

Complicanze

Il cancro della cervice uterina, specie nella sua fase avanzata, può presentare numerose complicanze.

Le più comuni sono:

  • dolore e sanguinamento: come altre forme tumorali, quando il tumore della cervice uterina si diffonde a terminazioni nervose, ossa, muscoli o rami artero-venosi può causare, rispettivamente, dolore o sanguinamenti profusi;
  • insufficienza renale: in alcuni casi, il cancro in stadio avanzato può coinvolgere o comprimere l’uretere (il canale che collega i reni alla vescica), bloccando il flusso di urina in uscita dai reni
    trombosi venosa profonda: come altre forme di cancro, il cancro della cervice rende il sangue meno fluido e ciò facilita la formazione di coaguli di sangue (trombi) che possono ostruire le vene (spesso delle gambe);
  • fistole: il tumore può danneggiare i tessuti che dividono i diversi organi e produrre una via di comunicazione tra due organi che fisiologicamente sono separati (fistola). Le fistole più comuni nel caso di cancro della cervice uterina sono quelle tra vagina e vescica e tra vagina e intestino retto.

Prevenzione

La prevenzione primaria del cancro della cervice uterina si ottiene attraverso la vaccinazione contro il Papilloma virus, che protegge dalla maggior parte delle forme tumorali legate a questo virus.

La diagnosi precoce rappresenta un’arma altrettanto efficace nella prevenzione di questo tumore. In Italia la diffusione del Pap-test a livello spontaneo, a partire dagli anni ’60 e, soprattutto, l’avvio dei programmi di screening organizzato hanno rappresentato i principali fattori di riduzione dell’incidenza e ancor più della mortalità per questa neoplasia.

Attualmente i test impiegati nello screening per il tumore del collo dell’utero nel nostro Paese sono il Pap-test e il test per Papilloma virus (HPV-DNA test), la cui offerta varia in base all’età.