BONUS CULTURA: CAMBIAMENTO NECESSARIO O ENNESIMIO MECCANISMO A ESCLUSIONE DEI GIOVANI?

BONUS CULTURA: CAMBIAMENTO NECESSARIO O ENNESIMIO MECCANISMO A ESCLUSIONE DEI GIOVANI?

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Recentemente, il governo Meloni ha definitivamente stabilito di apportare delle modifiche al Bonus Cultura ideato dal governo Renzi nel 2017, che poneva a disposizione dei maggiorenni di ogni annata 500 euro da spendere in tutto ciò che potesse interessare l’ambito culturale.

I cambiamenti apportati prevedono l’introduzione di due carte dello studente differenti: la Carta Cultura, offerta ai giovani facenti parte di nuclei familiari con ISEE massimo di 35000 euro, e la Carta Merito, messa a disposizione dei diplomati con il massimo dei voti, entrambe di 500 euro.

La motivazione indicata è la necessità del governo di porre fine alle frodi che avevano il Bonus Cultura come protagonista, portando a un taglio di fondi destinati ad esso di circa 40 milioni di euro.

Per quanto, senza alcun dubbio, sia importante favorire e offrire aiuti a coloro con un reddito minore, è inevitabile porre una maggiore attenzione ai criteri della Carta Merito e a ciò che questa comporta nella visione scolastica dei giovani.

Prima però, è importante precisare come tagliare i fondi relativi ai beni culturali e all’arricchimento personale dei ragazzi sia una cosa assolutamente accettabile dal nuovo governo, ma come non lo sia la mancanza di un bonus per un totale di più di due milioni di euro per permettere ai -sicuramente bisognosi- parlamentari di acquistare tablet e smartphone. Per non parlare del recentissimo emendamento “salva-sport” che consente ai club di serie A di versare i debiti accumulati dividendoli in sessanta rate, portando a un mancato introito immediato di quasi un miliardo di euro.

Il Bonus Cultura, nel 2021, aveva permesso a moltissimi giovani di spendere circa il 70% dei fondi totali in libri, portando a uno sviluppo del settore culturale, da sempre trascurato in Italia. 

Cosa rappresenta, quindi, la sua sostituzione? Qual è l’effettivo campanello d’allarme nel vedere trasformato l’accesso alla cultura in un premio più che in un diritto?

C’è effettivamente da chiedersi in base a quale criterio venga stabilito se uno studente sia “meritevole” o no, sul perché un diplomato con 100 venga premiato rispetto a un diplomato con 99, 98 o anche con 70, che non è necessariamente indice di scarso impegno o interesse. C’è da chiedersi il perché dell’aumento di stress nei giovani, delle infinite critiche alla scuola italiana che classifica erroneamente gli studenti in base a un numero che viene inevitabilmente visto come la propria identità. C’è da chiedersi come possa uno strumento che nasce con lo scopo di avvicinare i giovani generalmente disinteressati a specifici ambiti diventare anch’esso l’ennesima occasione di esclusione di moltissimi ragazzi.

Ma è importante pensare perchè, in un mondo dove la cultura e la conoscenza rendono liberi, l’accesso a essi possa essere limitato, se non perché è risaputo che, su delle menti libere, nemmeno uno Stato fondato su mille promesse e illusioni potrà mai avere potere.

 

Alessia Giglio G.Lombardo Radice 5°