ACI SANT’ANTONIO – La scorsa notte ad Aci Sant‘Antonio, nella frazione di Lavina, i vandali hanno distrutto il presepe e l’albero di Natale e decapitato la statua di San Francesco presente nella piazza da oltre tredici anni.
L’accaduto è stato commentato dal primo cittadino di Aci Sant‘Antonio, Santo Caruso, che ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Non so se esistano forme diverse di vandalismo, ma se fosse così questa sarebbe la peggiore!”.
“Non è davvero possibile riuscire ad immaginare qualcosa di più miserabile, stupido, ignobile, vigliacco di un gesto come quello accaduto questa notte a Lavina. Dei miserabili hanno preso di mira il presepe realizzato di fronte la chiesa, arrivando poi perfino a decapitare la statua di San Francesco, da 13 anni presente in quella piazza”, prosegue.
“Oltre all’aspetto sacrilego di un simile atto, con la statua distrutta e le effigi della Madonna e di San Giuseppe vandalizzate, c’è tutta l’ignoranza e la codardia di una o più persone che non hanno chiaramente rispetto per nessuno se non – forse – per loro stessi. C’è la volontà di colpire dei simboli”, aggiunge.
“Nessun rispetto per i beni pubblici, per il Natale, per il lavoro di grandi e piccoli. E c’è probabilmente anche un violento disprezzo per la gioia che gli altri provano in questo periodo e che provano a far provare agli altri”, sottolinea.
“Una gioia – continua il sindaco – che gente così spregevole forse crede di provare nel distruggere dei simboli, senza rendersi conto che così facendo riempie ancor più di significato un periodo nel quale la luce si contrappone al buio”.
“Loro rimarranno al buio, confinati in quel buio nel quale hanno agito e che hanno scelto per vivere, nella speranza però che si redimano; il presepe tornerà a vivere e la statua di San Francesco – questo è un impegno che prendo in prima persona – tornerà a rappresentare al meglio la fede, e tutto questo verrà fatto alla luce, sotto quella stessa luce che accoglierà questi vandali solo nel momento in cui chiederanno scusa, comprendendo il gravissimo gesto del quale si sono macchiati“ , conclude.
