Crisi energetica, protesta nazionale dei medici di famiglia: luci spente anche negli studi di Messina

Crisi energetica, protesta nazionale dei medici di famiglia: luci spente anche negli studi di Messina

MESSINA – Anche a Messina arriva la protesta nazionale dei medici di famiglia: oggi a partire dalle 17 gli studi spegneranno le luci e accenderanno le candele, come in tutta Italia, per richiamare l’attenzione della politica nei confronti delle attività della medicina generale che è un’impresa a tutti gli effetti, seppure il Governo l’ha dimenticata negli aiuti per la crisi energetica.

Nella provincia di Messina aderiranno circa il 70% degli mmg – afferma Aurelio Lembo, segretario provinciale della Fimmg, il più importante sindacato della categoria – a livello nazionale abbiamo deciso di non ricorrere a sistemi radicali dato anche il momento di picco dell’influenza stagionale e recrudescenza della pandemia; sono prevalso senso di responsabilità verso i cittadini e gli assistiti”.

Ancora una volta la medicina di famiglia viene ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell’inflazione: “Oltre ad essere stata dimenticata nei decreti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici – prosegue Lembo – per i quali è stata prevista un’indennità una tantum nel 2023 come anticipo sul prossimo contratto pari all’1,5 % dello stipendio – la nostra categoria è stata esclusa anche dai provvedimenti del DL Aiuti quater”.

Per queste ragioni i medici hanno deciso di dare un segnale con gli studi “a lumicino”: “Accendiamo le candele prima che la medicina generale si spenga e con lei il Ssn”.

Il medico di famiglia è a tutti gli effetti un libero professionista convenzionato, assimilabile ad una piccola impresa; e come tale, tutti gli oneri di gestione del proprio studio professionale sono a suo carico, senza poter adeguare le tariffe delle proprie prestazioni, come fanno le altre aziende, ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione – peraltro ferma al 2018 – con il Servizio Sanitario Nazionale.

Foto di repertorio