La Mindfulness applicata alla didattica: l’iniziativa dell’I.C. “Edmondo De Amicis”

La Mindfulness applicata alla didattica: l’iniziativa dell’I.C. “Edmondo De Amicis”

TREMESTIERI ETNEO – “Prof, non riesco a concentrarmi!“, “Non sono capace a fare il compito, ho troppa paura di sbagliare“, “Vorrei che gli altri capiscano come mi sento“, “Non ho amici!”, “I miei genitori litigano sempre e ho paura che si separino“, “Sono rimasto indietro rispetto agli altri: non ce la farò mai a recuperare!” etc.

Il modulo PON “Diario emozionale” del Piano Estate 2022, rivolto agli studenti delle prime classi della secondaria di I grado dell’I.C. “Edmondo De Amicis” di Tremestieri Etneo, diretto dalla professoressa Tiziana Palmieri, nasce proprio da questo “sentire” di due docenti di Lettere, le professoresse Concetta Conti e Francesca Mangano.

Quotidianamente i docenti si trovano a dover gestire situazioni problematiche in classe: stati emozionali complessi come paura, ansia, rabbia; alunni oppositivi; conflitti tra pari; etc. La pandemia, inoltre, ha richiesto un’ulteriore attenzione davanti alle fragilità degli adolescenti.

Dall’oggi al domani siamo stati tutti coinvolti a riorganizzare le nostre vite in modo rapido e improvviso: ognuno ha messo in campo le risorse che possedeva, ma l’irruenza di questo evento ha destabilizzato ognuno di noi, ancor più chi da genitore o da docente.

La richiesta di aiuto e di un sostegno psicologico da parte delle famiglie è in forte crescita: le problematiche che giungono a scuola  sono soprattutto di adolescenti soli, spesso con difficoltà nella sfera emozionale.

Alla luce di questo evento imprevisto – dicono le docenti – abbiamo ritenuto opportuno approfondire la formazione specifica, iniziata nel corso dell’A.S. 2019/20 con ‘Wellness a scuola’ e proseguita con la tecnica Mindfulness nello scorso anno scolastico, a cura del Centro Aura di Gravina di Catania e con la formazione Pearson. Gli incontri con la dottoressa Sandra Velasquez, psicologa di fama internazionale e altri dottori dell’equipe psicopedagogica del Centro Aura sono stati determinanti nell’ ideazione, progettazione e svolgimento di tale modulo”.

La Mindfulness, che nasce dalla tradizione della meditazione buddhista, è una tecnica che si sta facendo largo anche tra le aule scolastiche, perché consente, attraverso il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di se stessi e delle proprie emozioni, di ottenere enormi benefici.

Studi scientifici hanno dimostrato che:

  • migliora la concentrazione e l’attenzione, supportando la creatività. (In questo senso ha immediati riscontri sulle prestazioni scolastiche);
  • migliora l’apprendimento e la memoria;
  • aiuta a gestire le “tempeste emozionali”, riducendo ansia e stress;
  • supporta uno sviluppo armonico delle relazioni tra adulti e bambini, ma anche tra pari;
  • migliora la consapevolezza di se stessi e delle proprie emozioni.

Una meditazione definita “consapevole”, ovvero, attenta al “hic et nunc” (qui e ora), a vivere il momento presente. Infatti, per quanto il momento effettivamente esista concretamente, è quello a cui pensiamo meno, in quanto sempre rivolti, con nostalgia, al passato, o proiettati, con ansia, al futuro. E così, ci dimentichiamo il presente, costretti a vivere costantemente con il “pilota automatico”.

Perché abbiamo scelto il connubio scrittura (diario “emozionale”)/pratiche di consapevolezza? Attraverso la scrittura spessissimo gli studenti liberano la loro fantasia e la loro creatività, facendo affiorare pensieri reconditi ed emozioni.

La scrittura, da sempre, è in grado di portare alla luce momenti felici o antiche ferite aiutandoci a rendere questi momenti più chiari, così da accoglierli, accettarli e osservarli.

L’atto dello scrivere si rivela catartico e purificatore: s’incanala questo flusso emotivo verso un foglio bianco.

Si rivela essenziale il silenzio interiore perché mette a fuoco i nostri pensieri e le nostre emozioni. La meditazione mindfulness non è precisamente una tecnica di rilassamento: al contrario di quello che si pensa, gli alunni, durante gli incontri settimanali, hanno potuto fare esperienza diretta di quello stato mentale non orientato a uno scopo, rimanendo semplicemente presenti in quel presente, rimanendo allineati con la mente.

Portare l’attenzione sul respiro significa vivere pienamente il presente e permette di prendere consapevolezza dei pensieri autocritici  e delle loro conseguenze negative. La meditazione mindfulness non è una prestazione: è qualcosa di naturale che accade dentro e fuori di noi.

Pertanto, abbiamo cercato di far capire ai ragazzi che il modo migliore per praticare è proprio la convinzione che non esiste un obiettivo da raggiungere proprio perché la mindfulness è solo consapevolezza dell’attimo.

“Li abbiamo dunque invitati – spiegano le docenti –  a non aggrapparsi ai pensieri che affiorano spontanei, a non giudicarli, a non chiedersi il motivo per cui quei pensieri siano arrivati, ma piuttosto a contemplarli, a osservarli con consapevolezza. Poi li abbiamo spronati con delicatezza a portare l’attenzione sul respiro, sul suo flusso naturale e sulla sensazione corporea che per loro rappresentava il punto fermo sul quale tornare con la mente ogniqualvolta fosse giunto un pensiero a distrarli.

E ancora: “La scelta del luogo non è fondamentale: abbiamo meditato in giardino, in classe, in aula magna perché qualsiasi posto è adatto. Abbiamo cercato di renderli consapevoli che la mindfulness si può praticare in ogni istante: mentre si parla, mentre si gioca, mentre si studia e mentre si mangia, così da diventare uno stile di vita. Oltre alla pratica formale con le meditazioni, abbiamo messo in atto anche la pratica informale, attraverso esercizi pratici e di scrittura che aiutano ad essere consapevoli delle emozioni, dei disagi, delle insicurezze”.

L’esperienza si è rivelata sorprendentemente positiva, soprattutto perché abbiamo sperimentato questa pratica con ragazzini di dieci/undici anni. Alla fine del percorso erano talmente entusiasti che volevano essere certi di poter continuare il prossimo anno. Anche per noi è stato un percorso innovativo di sperimentazione e di crescita personale perché non è facile scardinare certe abitudini, né  è facile cambiare il modo di  relazionarsi. La società e la scuola sono in continua evoluzione e mettersi in gioco con un atteggiamento empatico e di ascolto diventa fondamentale nel processo didattico-educativo”, conclude.

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