“Vietato morire”, un inno contro la violenza sulle donne: cosa si nasconde dietro il famoso brano

“Vietato morire”, un inno contro la violenza sulle donne: cosa si nasconde dietro il famoso brano

ITALIA – In questi giorni di lotta contro la violenza sulle donne risultano più pertinenti che mai le canzoni che si impegnano a denunciare, in una modalità che possa raggiungere tutti, la sofferenza di coloro che si sono ritrovate coinvolte in una relazione che non ha più nulla di buono da offrire, se non l’ennesimo schiaffo sul viso.

Un tema a cui diversi artisti, nell’ambito musicale, hanno deciso di dare spazio con l’obiettivo di restituire la voce proprio a chi l’ha persa, dopo essere stata ripetutamente umiliata, picchiata, privata della sua dignità, di donna, oltre che di persona.

“Vietato morire” di Ermal Meta

Ricordo quegli occhi pieni di vita e il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia“: è questo l’incipit di una delle canzoni più profonde e significative di Ermal Meta, autore e interprete del pezzo.

A seguito della pubblicazione del brano, risalente a febbraio 2017, l’artista ha voluto fin da subito fare chiarezza sul suo significato, specificando che la canzone non si limita ad affrontare il tema della violenza, bensì si pone l’obiettivo di mettere in luce la necessità di disobbedire alla violenza stessa.

A conferire unicità al brano è la decisione del cantautore di raccontare la drammatica esperienza dal punto di vista di un ragazzino, dietro il quale – come si può facilmente immaginare – si cela proprio l’artista: è stato reso noto, infatti, il carattere autobiografico della canzone.

Dalle parole di Ermal Meta è chiara la sua intenzione di puntare i riflettori sulle sensazioni e sui disagi provati da un bambino cresciuto in un clima familiare tutt’altro che sereno.

Al dolore della madre che fa i conti con un partner capace solo di usare la violenza per imporsi su chi lo circonda, si unisce il terrore del ragazzino che, protagonista del brano, racconta la complessa situazione in cui si trova.

La paura frantumava i pensieri, che alle ossa ci pensavano gli altri“: è questo uno dei versi più significativi del brano scritto e cantato dall’artista italo-albanese.

Nonostante l’innocenza tipica della sua giovane età, il protagonista del brano non riesce a chiudere gli occhi davanti a una realtà che inevitabilmente lo disorienta e lo sconvolge, fino a fargli acquisire una consapevolezza ben precisa: imparare a ribellarsi è il primo passo per annientare ogni forma di violenza e per lasciarsi alle spalle il senso di solitudine che una situazione tanto drammatica, come quella descritta nella canzone, genera in ciascuna vittima.

Dal testo si evince facilmente come l’autore abbia voluto soffermarsi, più che sugli atti di violenza inflitti dall’uomo, sulla reazione che un trattamento disumano, come quello riservato alla vittima, debba scatenare in ciascuno di noi: quella del cantautore è un’autentica esortazione a disobbedire a tutto ciò che mette a repentaglio la propria integrità fisica e morale.

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai e ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai“: è proprio dietro questi versi che si può cogliere un bagliore di speranza.

Prima ancora di essere un manifesto contro la terribile piaga sociale della violenza di genere, tuttora spaventosamente attuale, “Vietato morire” è un inno alla vita, un invito a non arrendersi e a lottare con tutte le proprie forze, pur di non lasciarsi divorare dal senso di vuoto generato dalla violenza.

Scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza, ricorda di disobbedire e – conclude l’amato cantautore – ricorda che è vietato morire“.

Foto di repertorio