Tra prezzi in rialzo, economia in fermento e restrizioni: acquistare sigarette all’estero diventa un lusso?

Tra prezzi in rialzo, economia in fermento e restrizioni: acquistare sigarette all’estero diventa un lusso?

ITALIA – In un periodo storico in cui il caro vita aumenta notevolmente a seguito delle vicende che si sono susseguite come un ciclone senza sosta, un aspetto da considerare e da non sottovalutare riguarda il prezzo delle sigarette, sempre più “minaccioso” all’estero, mentre in Italia pare oscillare a seconda della richiesta da parte dei consumatori.

Tanti i Paesi che impongono prezzi variabili sul tabacco da vendere. Il dato che spaventa di più gli italiani all’estero sicuramente riguarda la parte settentrionale del vecchio continente, in particolare la Francia dove un pacchetto di Marlboro costa 6,50 euro a fronte dei 5 euro sul territorio italiano.

La disputa non è finita qui perché se il turista dovesse sciaguratamente imbattersi in un rivenditore di tabacchi con costi differenti, andrebbe a pagare 11 euro per un pacchetto di Marlboro e 7,50 euro per le Heets. Cifre folli se paragonate al mercato della penisola. A questo punto è doveroso chiedersi valga davvero la pena oppure tentare la via più ardua che comporterebbe l’esclusione del fumo dalla propria vita.

L’Europa è un continente che presenta un’ampia gamma di costi per quanto riguarda le dannose cicche. Ad esempio, nella fascia orientale, è possibile acquistare un pacchetto di Marlboro a circa 1 euro; in paesi come la Norvegia e l’Irlanda invece un pacchetto di sigarette arriva ad essere valutato circa dieci volte tanto.

Paragonando i diversi continenti tra di loro, è possibile notare come l’Europa sia tra le zone più care in termini di prezzi per le tanto richieste sigarette.

Dati totalmente opposti emergono dall’Asia (2,2 euro di media), America del Sud e Stati Uniti che contribuiscono a una diffusione e distribuzione sul mercato di prodotti per fumatori a prezzi sicuramente più “abbordabili”. Dipende dai punti di vista ma, non sempre, questo aspetto è da considerarsi positivo perché un minor prezzo spingerebbe a un maggior consumo anche a lungo termine con conseguente maggiore difficoltà a smettere.

L’Oceania, invece, rappresenta la parte del mondo più costosa per quanto riguarda le sigarette, forse per via dell’isolamento di questi Stati dal resto del mondo, sia per le leggi antifumo più restrittive. Conduce l’Australia con 14 euro, mentre al gradino più basso si collocano le Isole Marshall con 2,5 euro per pacchetto.

Rimanendo focalizzati su questo tema, il fumo sembra cambiare “forma” per i giovani. Questo starebbe a significare che le sigarette tradizionali stanno uscendo di scena lasciando il posto a quelle elettroniche.

Nel 2019 il 40,6% dei circa 100mila studenti coinvolti nella survey ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs) ha dichiarato di aver provato almeno una volta la sigaretta tradizionale e il 19,3% di essere fumatore corrente, con percentuali tra il 5,1% in Islanda e il 32,4% in Italia.

Di contro, il 37,8% riferisce di aver provato la sigaretta elettronica e gli svapatori correnti sono il 12,4% (13,4% in Italia). Tuttavia, l’adozione di politiche governative di controllo dell’uso di tabacco può contribuire anche alla prevenzione dello svapo.