È morto il Maestro Brigantony

È morto il Maestro Brigantony

CATANIA – “Miei carissimi e affettuosissimi fans purtroppo il Maestro è salito in cielo“. Con queste parole la figlia Alessia ha comunicato la scomparsa di Brigantony all’età di 74 anni. Il noto artista già da qualche giorno era ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Rianimazione.

Catanese “macca liottru”, Antonio Caponnetto (il suo vero nome) era nato e cresciuto nel quartiere di Cibali. All’età di 28 anni emigra in Belgio, dove inizia a lavorare come muratore. Con alcuni risparmi riesce ad incidere il primo disco “A bella vita” (inizialmente uscito col titolo “A zita pilusa“). Da lì l’inizio di una carriera che lo porterà a diventare il cantante popolare catanese più conosciuto al mondo.

La musica di Brigantony spazia dalla tarantella siciliana al rock (Nannu rock, U vinu sicilianu, Mi stuppai na fanta), dal boogie-woogie allo swing, alla dance anni Ottanta e Novanta (Semu fuiuti frischi), dal rap (Opa’cche bellu ‘u cinima) al pop, alla latino-americana, fino al blues.

Insomma un artista a tutto tondo che con la sua musica e la sua ironia ha raccontato Catania nel mondo come pochi hanno fatto.

La carriera

La carriera di Brigantony comincia con un classico stile in tarantella siciliana, che negli album “A bella vita” (1976), “Divertimento in folk” (1980), “Brigantony si scatena!!” (1981), “Con amore” (1983) e “1 x 2” (1984) è presente in maniera predominante. All’interno cominciano a farsi strada altri generi, soprattutto il rock’n’roll.

A fianco di queste canzoni vi sono comunque brani più seri, come “Carusidda Siciliana“, “Amuri Miu“, “Bedda” e “America“. Già con l’album successivo Brigantony e la sua Sicilia (1985) gli altri generi, nonché la presenza di “scenette”, diventano più preponderanti rendendo la formula più varia e, forse, via via più volgare, aprendo comunque la porta ai dischi successivi di grande successo.

Durante la seconda metà degli Ottanta, Brigantony pubblica il suo poker di album più famosi: “Vamos a pilus” (1985), “A ciolla” (1987), “Cò bullu” (1988) e “U sucu do pollu” (1989). Questi 4 album, fondamentali nella carriera di Brigantony, sono intervallati da altri dischi minori di “scenette” varie, ma rappresentano il periodo di maggior forma dell’artista, oltre a contenere i brani più famosi e che hanno girato il mondo.

Basti citare “A sucalora“, “Semu fuiuti frischi“, “Osvaldo“, “Kala Bula“, “U cannolu” e le cover “Mi stuppai ‘na fanta” (parodia di The Final Countdown degli Europe), “Iaffiu ‘u cuttu” (I Feel Good di James Brown) e “Si futtenu a mé vespa” (Hanno ucciso l’Uomo Ragno di 883). È presente anche “Mi piaci a mia to soru” che fu presentata al Festival di Sanremo, ma rifiutata alle selezioni.

I dischi successivi, “Cò filter” (1990), “Love” (1990) e “D.O.C.” (1991) mostrano canzoni forse meno ispirate, più spazio a canzoni classiche ed una minore volgarità, oltre a dare più spazio alle scenette recitate.

Tutto ciò verrà lasciato al passato dal successivo “Bastardes” (1992), dove la preponderante volgarità si unirà a nuovi stili sempre più presenti, quali il latino-americano e la dance anni novanta che spopolava in quegli anni, forma che continuerà anche in album successivi come “Super Brigantony Man” (1992) e “Ppà vannu cu ce’ ce’” (1993).

Da sottolineare, durante questi anni di vasta produzione, gli album “Micio Tempio” 2000 (1992) e “Micio Tempio” 2000 vol. 2 (1993), dove Brigantony reinterpreta le poesie di Domenico Tempio, poeta catanese vissuto tra il Settecento e l’Ottocento. I dischi successivi sono pieni di cover, soprattutto di canzoni che hanno avuto grande successo in quegli anni, e di scenette recitate, con poche canzoni rimaste nella testa del pubblico.

Sempre negli anni 90, Mai dire TV ha ripreso una sua esibizione di “A zita pilusa” per la rete locale Antenna Sud.

I primi anni 2000 saranno caratterizzati dall’affermazione dei Brigantini, band che arrangia in chiave moderna i pezzi di Brigantony. Grazie alla pubblicazione di alcuni album, questa band originaria di Paternò, contribuì a far conoscere Brigantony anche tra i più giovani – per i quali è diventato un’icona. Il maestro Brigantony registrerà anche dei cori insieme a questa band: si ricordino gli album “International” (2002), “Fazzu l’indianu” (2003) che contiene la hit “I Never Stones to Your Sister” (presentata anche a Music Zoo di All Music) e “Ma se il caldo arriva…” (2005).

Il tentativo in politica

Nel 2005 si candidò a Catania come consigliere comunale, ma gli furono annullati più di 1.000 voti perché nelle schede veniva trovato scritto “Brigantony” anziché “Antonino Caponnetto”. In questa occasione, infatti, nelle liste elettorali, vicino al nome, non era stato specificato “Detto Brigantony”.