Squid Game, perché si parla di fenomeno sociale e cosa c’è dietro la serie TV da record

Squid Game, perché si parla di fenomeno sociale e cosa c’è dietro la serie TV da record

MONDO – Una serie TV da record, ma non solo. “Squid Game” è diventato in poco tempo un vero e proprio fenomeno sociale, da analizzare a fondo per comprenderne la vera natura.

Un successo senza precedenti

Dopo essere stato rilasciato in tutto il mondo su Netflix a partire dallo scorso 17 settembre, “Squid Game” ha collezionato un successo dopo l’altro, diventando una serie TV impareggiabile.

Sorge spontaneo chiedersi da cosa scaturiscano gli incredibili risultati che hanno spinto il prodotto Netflix al di là di ogni aspettativa.

Sono molteplici i fattori che hanno contribuito all’affermazione di quello che oggi consideriamo un fenomeno mediatico senza precedenti. Prima tra tutti, la semplicità della trama che appare lineare e dunque priva di intrecci eccessivamente complessi. A favorirne la scorrevolezza sarebbe anche l’evidente brevità della serie, infatti la prima – e al momento unica – stagione è costituita solo da nove episodi. A esercitare un innegabile fascino è la facilità con cui gli ideatori di “Squid Game” hanno accostato al mondo innocente dei bambini, temi come la violenza, la prevaricazione e la morte.

Ne sono una valida prova le sfide proposte all’interno della serie. Per sopravvivere, infatti, i concorrenti devono superare i classici giochi per bambini che senza dubbio avranno segnato l’infanzia di gran parte di noi, ma con una differenza sostanziale: ogni errore commesso sarà pagato con la vita. L’esempio più lampante è “Un, due, tre… stella” che all’interno della serie TV viene “spogliato” della sua natura innocua e portato alle estreme conseguenze.

Tuttavia per proseguire alle fasi successive della gara è necessario mostrare di essere abili anche in molti altri giochi, come quello delle biglie e quello del calamaro che – oltre a dare il nome alla serie – sarebbe un tipico passatempo diffuso tra i ragazzini coreani. Ogni mossa può rivelarsi fatale e i concorrenti lo sanno bene. L’aspetto vincente dell’intera serie TV potrebbe essere proprio il “brivido” che si prova durante la visione degli episodi e che contribuisce a rendere l’esperienza degli spettatori più soddisfacente: essere consapevoli dell’assenza di una seconda possibilità, del fatto che per i cosiddetti “giocatori” non sarà possibile cliccare “Game over” per rigenerare la propria vita, nella speranza di avere un’altra chance.

A rendere la comprensione della serie TV ancora più immediata è certamente la presenza di forme geometriche e di colori, noti a tutti fin dalla tenera età. Un ulteriore fattore che giocherebbe a favore del prodotto Netflix è l’ottima caratterizzazione dei personaggi, infatti gran parte di loro avrebbe una propria connotazione, oltre a una personalità ben delineata.

Oltre la trama

Nonostante i fattori elencati in precedenza abbiano contribuito in modo determinante al successo della serie Netflix, la ragione dominante dei suoi risultati da record risiede nelle tematiche affrontate e negli aspetti psicologici.

Tra i più grandi meriti dei creatori, non si può non citare l’indiscussa capacità di dare spazio nella sceneggiatura a una precisa fetta della società odierna: si tratta proprio del ceto sociale più povero, costituito da coloro che – sommersi dai debiti e dalle spese quotidiane – non riescono neanche ad arrivare a fine mese.

A rendere la situazione ancora più paradossale è il fatto che, mentre i cosiddetti “emarginati” tentano di stringere i denti per non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà economiche, coesiste nella medesima società anche chi, disponendo di un ingente patrimonio, non conoscerà mai la condizione di disagio sperimentata e vissuta dai più sfortunati.

È evidente quindi l’indiscusso dislivello sociale tra coloro che vivono nel lusso e chi invece deve costantemente fare i conti con la crisi economica che da decenni rappresenta una drammatica realtà. È da questa consapevolezzasociale” che probabilmente nasce l’idea di “Squid Game”, infatti i 456 concorrenti presenti nel “gioco” hanno accettato di gareggiare per una questione prettamente economica: il montepremi, che solo uno di loro riuscirà a raggiungere, ammonta a oltre 45 milioni di won (la valuta ufficiale della Corea del Sud).

Sebbene il premio in denaro rappresenti la ragione prevalente per cui mettere a repentaglio la propria vita, è chiaro che i partecipanti del “Gioco del Calamaro” non sono mossi solo da un’irrefrenabile voglia di riscattare i propri debiti. Dietro la loro partecipazione a quello che potremmo definire un “gioco” totalmente disumano, si nasconde molto di più: nella maggior parte dei casi i partecipanti sono spinti da un senso di rivalsa che li accompagnerà durante tutto il loro percorso.

Impressionante pensare che all’interno della serie TV la vita non rappresenti altro che uno strumento per guadagnare denaro. Pur di lasciarsi alle spalle la propria condizione di miseria si è disposti anche a pagare il prezzo più alto: morire.

L’impatto commerciale

Non passa inosservata l’incredibile influenza che, anche a distanza di mesi dall’uscita di “Squid Game”, il fenomeno esercita ancora sulla società odierna.

Oltre all’inconfondibile – e non poco inquietante – colonna sonora della serie TV, che è subito diventata virale sui social, è difficile non aver notato il forte impatto commerciale dovuto alla vendita dei prodotti utilizzati dai protagonisti. Questa tipologia di merce è diventata oggetto di richiesta soprattutto nel periodo di Halloween, infatti trasvestirsi da “Squid Game” ha rappresentato il trend del momento.

A essersi diffusi in tutto il mondo sono state proprio le riconoscibili tute rosse indossate dagli attori che hanno interpretato il ruolo di organizzatori dei “giochi”. Subito in tendenza anche le Vans bianche che sicuramente avrete notato ai piedi dei concorrenti. Un successo incredibile anche per le tute verdi e bianche sulle quali si legge il numero identificativo di ciascun concorrente.

Squid Game diventa un reality

Non è semplice crederci, eppure è tutto vero: la serie TV che ha tenuto “incollati” allo schermo milioni di appassionati continua a stupire i fans.

Il nome del reality sarà “Squid Game: The Challenge” e vedrà la partecipazione di 456 concorrenti, esattamente come nella serie TV. I partecipanti dovranno superare un determinato numero di sfide, ispirate proprio ai “giochi” presenti in “Squid Game”. Una serie da record che continua a riservare sorprese ai più appassionati che finalmente potranno mettersi alla prova ed essere protagonisti delle sfide di cui, fino a ora, non sono stati altro che spettatori.

È chiaro che, al contrario dei personaggi della serie tv, i concorrenti non rischieranno la vita. Il reality, che sarà articolato in dieci puntate, sarà registrato nel Regno Unito, infatti ai partecipanti è richiesta una buona conoscenza della lingua inglese.

A lasciare senza parole, oltre la possibilità di immedesimarsi nei propri personaggi preferiti, è proprio il montepremi. Colui che – attraverso un’abbondante dose di astuzia – supererà tutte le prove porterà a casa, infatti, 4,56 milioni di dollari. Un’avventura senza precedenti, pensata come un vero e proprio esperimento sociale.

Le iscrizioni sono già aperte. Chiunque volesse partecipare al casting può registrarsi sul sito ufficiale (clicca qui).

L’annuncio della seconda stagione

Se prima era solo un’ipotesi, adesso è ufficiale: l’avventura di Seong Gi-hun, protagonista indiscusso della prima stagione, non finisce qui. Dopo il clamoroso successo riscosso dalla serie televisiva sudcoreana, uscirà anche la seconda stagione.

Ad annunciarlo è la piattaforma di Netflix che però al momento non ha fornito ulteriori dettagli, soprattutto sui tempi di attesa con cui i fans dovranno fare i conti.