“Cinque donne e un arancino” di Catena Fiorello Galeano

“Cinque donne e un arancino” di Catena Fiorello Galeano

Catena Fiorello Galeano (il secondo cognome è un omaggio alla mamma) ha annunciato contemporaneamente all’uscita di questo libro che la nuova pubblicazione sarebbe stata la prima di cinque, tutte tessere di un unico puzzle che il mondo dell’editoria chiama saga. Cinque romanzi saranno uniti dal filo poco velato del legame di altrettante donne incastonate nel gioiello siciliano.

La storia richiama l’evento suggestivo di un red carpet su cui sfilano le figure femminili di Monte Pepe, un piccolo paese di montagna visibile grazie alla mente creativa della scrittrice. Catena Fiorello la Sicilia la conosce tutta e bene, innamorata del balcone fiorito affacciato sul mare. Numerosi sono gli appuntamenti fissati in agenda per la presentazione dei suoi libri, un itinerario culturale seguito dai suoi affezionati lettori. Donna per le donne, molto spesso la sua penna trae nutrimento dalle maree emozionali del firmamento femminile, qualche volta stelle inconsapevoli di poter dare lezioni di luce al sole.

L’impulso potente del circuito in cui galoppa il romanzo viaggia sul ritorno a Monte Pepe di Rosa, una vedova affamata di futuro malgrado la prova che mette in ginocchio l’essenza più emotivamente stabile. Perdere la metà del letto condivisa per anni confonde la meta, se insiste nel suo disegno riesce perfino a cancellarla per sempre. Rosa no, lei intrattiene quaderni folli di pagine bianche su cui scrivere la seconda parte del viaggio.

Con operoso ingegno sale sul treno della scommessa personale portando nella nuova avventura quattro donne poco inclini all’arte del cambiamento, ma entusiaste di intraprendere strade mai percorse prima. Dalla non più giovane vedova Giuseppa alla fresca bellezza di Sarina si aggiungono le sorelle Maria e Nunziatina, fedeli alla tradizione culinaria fatta di ricette scritte su fogli di quaderno ingialliti.

Se provassimo a sfogliare i calendari in senso contrario mai troveremo il seme che ha permesso di far germogliare le doti terapeutiche della cucina, il talento curativo ampiamente sviluppato nell’esercizio di una passione. Tra i fornelli accesi del focolare domestico si raccontano storie, le donne portano in tavola i sapori mediterranei ai commensali con l’appetito impaziente.

Da sempre le migliori cucine dei ristoranti sono premiate per la semplicità dei piatti proposti ad una clientela variegata, dal palato più esigente nonché abituale, all’avventore occasionale dell’ultima ora. “Il cibo è per molti un’opportunità di lavoro: cuochi a domicilio, chef, o proprietari di piccoli laboratori come se ne vedono da noi. In questo il cibo è molto democratico”.

Ecco perché Rosa e le sue amiche afferrano l’intuizione nell’ingrediente a basso costo principe della ristorazione veloce in terra siciliana. L’ arancino.

E qui la scrittura familiare di Catena Fiorello merita una riflessione lontana dai vapori esalati da panature croccanti e sughi succulenti. L’avventura nella preparazione di pietanze semplici dal gusto nobile di cinque donne chiede l’accento al valore delle genuine, piccole cose. Fermarsi al piano compatibile con la nostra altezza allontana i rischi dell’inciampo facile, anche se non del tutto inutile al prosieguo più maturo e consapevole del percorso. Le donne hanno imparato a proprie spese l’arte di mantenere l’equilibrio nonostante i tacchi a spillo (e il mondo contrario) abbiano sconvolto intere generazioni di sogni.

Catena Fiorello è molto vicina all’universo femminile in tutte le sue espressioni, non solo culturali. Durante i tour su e giù per l’Italia capita spesso di vederla intrattenere appassionati confronti in difesa dei diritti delle donne. Non è la prima volta che la scrittrice siciliana entra nelle cucine per farne culto dei ricordi più cari. Nel romanzo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” associa ricette deliziose al racconto di piccoli e grandi aneddoti divertenti, spesso commoventi della sua talentuosa famiglia. Attraverso il cibo si dipana la trama che ha visto lottare albe e tramonti per contendersi l’azzurro palpabile della perla del Mediterraneo, l’isola a forma di cuore affacciata sul mare.

“Il cibo è imprescindibile per raccontare questa terra”.

Sempre non è per sempre, l’iniziale entusiasmo perde d’intensità poco alla volta. Monte Pepe si trova lontano dall’energia ansiosa di darsi al frenetico movimento, di conseguenza l’avventura è destinata a chiudere i battenti poco tempo dopo l’evento dell’inaugurazione. L’abbandono tra le braccia della delusione non servirà a niente, mentre si apparecchia l’ascesa la caduta è contemplata, tenuta in conto con lo sguardo fisso su ogni anticipo di disastro. La difficoltà prova a portare a compimento il suo progetto deprimente, poco, sa molto poco delle risorse naturali delle “fimmine siciliane”, radici tenaci sulla Terra mai più sterile.

Forse un po’ esagerate nel sogno, cinque donne si chiudono nel cerchio delle possibilità come simbolo di rimprovero all’imperfezione additata come la vergogna della società.

Nuove prospettive sono pronte a rinascere dalle ceneri di una passione dal nome “riscatto”, un elemento essenziale per togliere la polvere da una finestra sul mondo sotto anestesia.

Chi lo avrebbe mai detto che per le signore di Monte Pepe si sarebbero aperte le porte del sogno americano? “Un esempio di come non importi il luogo in cui nasci o da che famiglia arrivi, ma se hai deciso di farcela non devi distogliere lo sguardo dall’obiettivo che ti sei prefissato, e soprattutto devi scansare quelli che ti dicono di lasciar perdere”.

La storia di cinque donne legate dal sì alla meraviglia di appartenere al mondo avrà un futuro frizzante nelle vene di fuoco siciliano, perché si sa, tutto può accadere sotto la stella più grande del firmamento, promessa di Catena Fiorello.

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