Dalla paura per il Covid alla preoccupazione per la guerra: il nuovo “tormento” psicologico da affrontare

Dalla paura per il Covid alla preoccupazione per la guerra: il nuovo “tormento” psicologico da affrontare

Correva l’anno 2020 quando, ancora ignari di quello che sarebbe successo, ci furono i primi casi Covid confermati in Italia. Si trattava di 2 turisti provenienti dalla Cina, risultati positivi a Roma.

È un virus che riguarda solo la Cina“, si diceva, quasi senza preoccupazione e un po’ di menefreghismo perché “tanto è una questione che non ci riguarda” e, invece, gradualmente tutto il Mondo ha dovuto farci i conti.

E ancora oggi è attuale la lotta contro il “nemico invisibile” che allenta la presa ma non la molla mai. Non ancora. Dopo esattamente due anni.

Nuovo “nemico” psicologico

Il clima per nulla sereno e incerto ha inciso negativamente nella quotidianità di ciascuno, ma anche dal punto di vista psicologico.

Nel 2022 – come se non bastasse – sembra esserci un nuovo “nemico” dietro l’angolo, pronto a fare sempre più paura: parliamo della guerra tra Ucraina e Russia che ha già devastato città, famiglie, affetti… e ci si chiede sempre: “Perché?“, “Toccherà a noi?“, “Cosa possiamo fare?“.

Ai microfoni di NewSicilia, è intervenuta la psicologa Ines Catania per una riflessione dettagliata sul tema: “Mai così come in questo periodo sono tanto coinvolta in questo argomento. Sicuramente perché ormai le sedute con i miei pazienti iniziano con una costellazione di domande e sguardi disorientati e impauriti“.

E ancora: “Come se tutte le loro preoccupazioni e i loro disagi fossero spiegati dalle seguenti domande: ‘Dottoressa cosa ne pensa delle tre dosi del vaccino? E dell’obbligo vaccinale?’, ‘Cosa c’è dentro quel siero?’, ‘Ha sentito della guerra tra Russia e Ucraina?’, ‘Noi italiani saremo coinvolti?’ E via dicendo“.

Da questi quesiti è chiaro che arriva fortissimo il bisogno estremo di rassicurazione e di conferme, che da due anni a questa parte mancano e, in effetti, “alla luce del tempo trascorso con una pandemia non ancora del tutto sfumata, i pazienti non si possono certamente demonizzare“, sottolinea la psicologa.

Dall’emergenza Covid…

Non sapevamo, quando è scoppiata la pandemia, come affrontare l’eventuale positività, le restrizioni, il limitare i legami con gli amici, considerati non “congiunti” e così dicendo.

L’emergenza del virus è stata improvvisa, inaspettata e nuova. Abbiamo dovuto imparare ad accoglierla e a cambiare in modo emergenziale il nostro modo di percepire la vita. Nello specifico: accettazione della nuova situazione; accoglimento dell’imprevedibilità degli eventi; ristrutturazione dell’evento, mettendo in luce gli aspetti positivi; riorganizzazione di tempi, spazi, luoghi, attività“, specifica.

A tal proposito, in merito a quest’ultimo punto, occorre soffermarsi sul cambiamento delle modalità lavorative. Per necessità è nato un nuovo modo di lavorare, studiare e concepire gli appuntamenti professionali, lezioni, esami e quant’altro.

Io, in prima persona, ho imparato a offrire supporto online, a organizzare ex novo psicoterapie esclusivamente attraverso social o canali mobili con persone di tutte le parti del Mondo. Proprio di recente, sto curando una ragazza di Aberdeen in Scozia con risultati davvero avvincenti!“, racconta Ines Catania.

È certo che questi due anni di Covid hanno intaccato furiosamente quello che è il nucleo portante della persona, il controllo, la gestione, la pianificazione. E, si sa, a nessuno piace perdere il controllo della propria vita, viaggiando verso l’ignoto senza sapere domani cosa succederà.

Si è portati molto spesso a pianificare, a schematizzare la propria vita, le proprie attività, lasciando poco spazio all’imprevisto! Ed è così che le persone si ammalano. Ecco l’emergenza Covid ci ha fatto notare la possibilità di trovarci di fronte a eventi assolutamente sconosciuti. Ma come diceva Darwin: ‘La specie più intelligente è quella che si adatta maggiormente al cambiamento!‘”, precisa la psicologa.

…all’emergenza guerra

Quando il Coronavirus sembrava quasi essere “messo all’angolo”, seppur sempre presente, ci troviamo davanti a un nuovosconvolgimento” costituito dalla guerra tra Russia e Ucraina, con le possibili conseguenze psico-socio-economiche. Non sappiamo quali saranno le nostre sorti belliche e gli effetti del conflitto, ma vediamo già la realtà cambiare, i prezzi dei prodotti schizzare, i beni scarseggiare e le popolazioni scappare da un mondo sempre più duro e cruento.

E così come la pandemia, in cui all’inizio si temeva il contagio e quindi l’incolumità fisica, per poi avere una ricaduta sull’economia generale, adesso si “tribola” nuovamente e si ha paura della guerra.

Così come accaduto nel 2020 con il Covid-19, quando si sentivano – da ogni parte – notizie su un virus sconosciuto, ora le informazioni riguardanti la guerra stanno facendo rivivere una dinamica già vista: l’eccessiva diffusione di notizie di tragici eventi. Basti pensare a quante volte abbiamo già sentito parlare di “Terza Guerra Mondiale“, “bombe atomiche” o ancora “rischio nucleare”.

Salute mentale minata

Anche in questo caso, “garantire la difesa della salute mentale può essere veramente complicato. C’è il rischio della Sindrome da Burnout, causata da una forte stanchezza emotiva che può farci cadere in un limbo fatto di tensione e incapacità di risollevarci per un evento su cui non abbiamo il controllo“.

Inoltre “la confusione e la fragilità di questi giorni può essere enfatizzata ancora di più dal fenomeno del Doomscrolling, l’incessante esigenza di leggere news per sapere cosa succede, dinamica che trova terreno fertile nei social media, dove spesso emergono foto e video falsi sulla guerra in Ucraina, creando ancora più agitazione“.

Ansia, paura, tensione, depressione e psicosi possono essere solo alcune delle condizioni che la guerra in Ucraina rischia di incrementare. È naturale essere angosciati da ciò che stiamo vedendo, non saremmo umani altrimenti.

Tuttavia, “possiamo fare qualcosa per evitare l’aumento di ansia e stress: mangiare bene, uscire, mettere giù il telefono, entrare in contatto con le persone, riposare e soprattutto cercare di vivere a pieno ogni momento con tanta emozione e partecipazione, nel qui ed ora senza preoccuparsi di cosa sarà domani“.

Quanto al Doomscrolling una soluzione c’è: “Guardare le notizie solo in determinate ore del giorno, perché se è vero che la conoscenza rende forti, è altrettanto vero che può portare al catastrofismo. È sicuramente difficile mettere in pratica tutto ciò, ma bisogna salvaguardare la salute mentale di tutti“.

“Il domani non ci appartiene”

Sulla scia del mio maestro Tony, affermo che il domani non ci appartiene e la vita è così, imprevedibile! Ci riserva sempre eventi nuovi che noi non possiamo certamente cambiare o controllare, ci spaventa e ci emoziona ed è giusto che sia così, alle volte ci sfugge, però possiamo sempre dargli un significato tutto nostro e viverla come meglio possiamo!“. È il bellissimo messaggio conclusivo lanciato dalla nostra intervistata.

Queste parole mi risuonano sempre e le trasmetto ogni giorno si miei pazienti e a chi mi sta vicino“, conclude. Ecco quale deve essere quindi il mood per affrontare quanto più serenamente possibile questo momento storico incerto e preoccupante. Ma anche questo passerà.

Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza“, diceva Lorenzo Il Magnifico, sottolineando l’importanza di non vivere con la costante preoccupazione di ciò che sarà e che potrebbe accadere. Se vinciamo la “paura” dell’ignoto, rafforziamo le nostre sicurezze interiori e abbiamo già vinto.

Foto di repertorio