La guerra in Ucraina, la repressione in Russia: così lo zar Putin sta alimentando due conflitti

La guerra in Ucraina, la repressione in Russia: così lo zar Putin sta alimentando due conflitti

UCRAINA – È quasi mezzanotte, il suono delle sirene si propaga rapidamente sotto il cielo di Kyiv martoriata dalle bombe russe. Nei rifugi e nelle metropolitane migliaia di esseri umani – donne, uomini, giovani e anziani – si ammassano tremanti e disorientati.

C’è chi protegge con il corpo il suo bambino. C’è chi piange. C’è chi prova a resistere al sonno perché sa che quella potrebbe essere la sua ultima notte. Da oltre 10 giorni l’Ucraina è un grande campo di sterminio. Se sei ucraino oggi respiri, domani chissà.

Come siamo arrivati a tutto questo?“, se lo domandano in tanti e non solo chi tenta disperatamente di sopravvivere agli attacchi. Già, com’è stato possibile?

Propaganda e menzogne

Siamo un unico popolo“, aveva detto la sera del 23 febbraio il presidente russo Vladimir Putin, rivolgendosi ai concittadini propri e a quelli nati lungo le sponde del Dnepr proprio mentre firmava il documento che riconosceva l’indipendenza del Donbass e autorizzava l’invio delle truppe armate in Ucraina per garantire la “pace”.

Ma la pace è scomparsa, fagocitata dalle menzogne architettate per giustificare l’aggressione a un Paese sovrano. L’ultimo zar di Russia continua a spargere veleno e sangue, sganciando da un lato i missili sulle abitazioni civili e, dall’altro, mostrandosi disposto al dialogo al fine di porre fine alle ostilità.

La censura di Putin

E la guerra, adesso, non si sta combattendo soltanto in Ucraina. Da giorni il signore del Cremlino ha adottato misure molto drastiche in Russia per limitare la diffusione tra i cittadini di informazioni non gradite.

In questo modo, mentre le truppe russe annaspano scontrandosi con la difesa ucraina e la resistenza dei cittadini, nell’ex Paese sovietico viene applicato uno stretto bavaglio. Tutto ciò che non piace a Mosca viene affossato e i “responsabili” vengono colpiti duramente.

La riforma del Codice penale approvata dalla Duma ha introdotto pesanti sanzioni e persino la reclusione in carcere fino a 15 anni. Una mossa che segue il recente invito rivolto dal presidente ai media russi di non utilizzare termini come “invasione” od “occupazione” in riferimento all’operazione militare in Ucraina.

Un mondo capovolto

Dopo la scure sull’informazione, Putin ha messo al bando anche i social network. Dal 4 marzo Facebook e Twitter non sono più accessibili nel Paese in quanto colpevoli – a dire del Governo – di stare compiendo una presunta “discriminazione” nei confronti dei media nazionali.

Quindi la “guerra” in Ucraina non esiste. La Russia è la vera “vittima”, l’aggressore è “l’altro” e i cittadini che scendono in piazza a protestare sono soltanto una sparuta minoranza, mentre la maggior parte è d’accordo con il programma militare. Tutto concesso nel mondo capovolto di Vladimir. Ma fino a quando?

Fonte foto: Pixabay – DimitroSevastopol