Sant’Agata 2022, la Patrona di Catania saluta la sua città. Gristina: “Preghiamo per le vittime del Covid”

Sant’Agata 2022, la Patrona di Catania saluta la sua città. Gristina: “Preghiamo per le vittime del Covid”

CATANIA – Si è svolta come da tradizione – seppur in tono minore e senza la presenza dei fedeli in Cattedrale – la Messa dell’Aurora che “apre” i festeggiamenti della solennità di Sant’Agata, con il busto della Santa Patrona che è stato esposto all’esterno della sua “cammaredda” per poi esservi successivamente riposto.

Nella sua omelia, monsignor Salvatore Gristina ha voluto rivolgere un pensiero nei confronti di coloro che soffrono e pregano in tempo di pandemia. Non sono mancati dei pensieri nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha iniziato il suo secondo mandato, e per monsignor Luigi Renna, prossimo Arcivescovo etneo.

Di seguito, il testo integrale dell’omelia di monsignor Salvatore Gristina.

Ogni anno la Messa dell’Aurora ci ha dato la possibilità del primo incontro con Sant’Agata nel contesto più autentico e più bello. Infatti, annunziando la morte del Signore e proclamando la sua risurrezione, noi celebriamo la manifestazione più grande del Suo amore per noi e possiamo anche ricordare la straordinaria risposta di Agata a tanto amore.

La Santa Messa dell’Aurora ci ha pure offerto la possibilità di essere raggiunti dallo stesso amore che sperimentò Agata e di essere fortificati per rispondervi generosamente come fece lei.

Anche quest’anno, come accadde l’anno scorso, stiamo vivendo in maniera diversa, cioè tramite i mezzi di comunicazione sociale, diversa uno dei momenti di più intensa partecipazione e gioia per i devoti di Sant’Agata nostra amata Patrona. Ancora una volta e con grande dispiacere non ci è possibile aprire con la Messa dell’Aurora le due intense giornate di eventi religiosi e civili che caratterizzano la festa di Sant’Agata.

Mi sia permesso di sottolineare che condivido pienamente il comune dispiacere. Esso, anzi, per me è ancora più grande perché è l’ultima volta che presiedo come vescovo le celebrazioni liturgiche in onore di Sant’Agata. Anch’io offro al Signore questo dispiacere, pregandolo, come certamente fate pure voi, affinché al più presto possiamo uscire dalle difficoltà che il Coronavirus continua a far sorgere in tutti gli ambienti.

Anche in questa Santa Messa vogliamo pregare per coloro che vivono i disagi della pandemia, per tutti coloro che in vario modo sono loro vicini con l’esercizio della loro professione, con le attività del volontariato e con la ricerca scientifica. Non manchi la preghiera di
suffragio per le vittime del Covid-19.

Non potendo partecipare di presenza alla Messa dell’Aurora, non mancheremo di farlo domenica prossima, rendendola davvero giorno
del Signore ed anche giorno di intensa devozione agatina.

Abbiamo ascoltato le parole che Gesù diceva a tutti (Lc 9, 23-26) e che quindi valevano per Agata come pure per noi. Agata ha camminato dietro a Gesù e non ha permesso a nessuno di separarla da Lui. Per questo ha persino scelto di “perdere” la propria vita per restare sempre con il Suo amato Sposo Gesù, del quale non si è vergognata, ma si è pienamente gloriata.

Anche la pagina di San Paolo illustra splendidamente il comportamento di Agata. Lei, a differenza dei primi cristiani di Corinto cui si rivolgeva l’Apostolo, dal punto di vista umano era nobile e ricca e, quindi, potente. Ma, avendo compreso lo stile con cui agisce Dio, ha rinunziato a tutto per sintonizzarsi con il Signore. Ciò risulta evidente nelle espressioni che leggiamo nella Passione di Agata e che mi piace citare. Quinziano chiese ad Agata: “Di che condizione sei tu? La beata Agata rispose: Non solo nata libera, ma di nobile famiglia, come lo attesta la mia parentela”.

Il console Quinziano disse: “E se attesti di essere libera e nobile, perché mostri di vivere e vestire da schiava?” Sant’Agata disse: “Perché
sono serva di Cristo, per questo mostro di essere schiava. Quinziano disse: Ma se sei veramente libera e nobile, perché volerti fare schiava? Sant’Agata disse: la massima libertà e nobiltà sta qui: nel dimostrare di essere servi di Cristo” (24-29).

Dobbiamo essere fieri, carissimi devoti, di queste coraggiose ed impressionanti parole di Agata. Esse risuonano in quelle di tante sorelle e di tanti fratelli perseguitati anche ai nostri giorni perché cristiani. Sono i martiri di oggi, dei quali e delle quali si può gloriare la Chiesa, come se ne gloria Cristo stesso davanti al Padre.

La coraggiosa testimonianza di Agata e dei martiri di tutti i tempi costituisce nello stesso tempo qualcosa che non fa onore alla storia umana perché ricorda episodi di violenza verso persone innocenti. Il Signore ci liberi da ogni forma di violenza, soprattutto se essa si ammanta di motivazioni falsamente religiose.

Infatti, non può qualificarsi come atteggiamento autenticamente religioso quello che non trasforma la fede nell’unico Dio, in un chiaro impegno di fraternità, di rispetto reciproco e di operosa solidarietà. Agata si proclamò serva di Cristo e per questo divenne e resta sempre liberazione e protezione per la nostra Città e per tutti i devoti.

Anche questa mattina è bene ricordare che autentica devozione significa imitazione. Tutti, perciò, dobbiamo essere attenti e diligenti nel compimento dei nostri doveri personali e comunitari, civili ed ecclesiali. La nostra gloria maggiore deve essere, come fu per Agata, il servizio al Signore Gesù attraverso quello che svolgiamo nella comunità civile ed ecclesiale di cui facciamo parte. In questo contesto possiamo invocare la protezione di Sant’Agata su tutti coloro che hanno il compito di promuovere il bene comune, a partire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri pomeriggio ha iniziato il secondo mandato cui è stato chiamato dalla grande e meritata fiducia che la Nazione nutre nei suoi riguardi.

Vogliamo pure affidare a Sant’Agata l’Arcivescovo eletto, Sua Eccellenza Monsignor Luigi Renna che accoglieremo tra noi sabato 19 febbraio. Egli, come vescovo della Chiesa catanese, sarà conosciuto anche attraverso le manifestazioni liturgiche in onore della Santa Patrona. È capitato anche a me in varie occasioni di essere identificato come “il vescovo di Sant’Agata”.

A Lei mi rivolgo pieno di fiducia al termine del mio servizio episcopale qui a Catania. Ho avuto la gioia e l’onore di favorire in questi venti anni ogni possibile avanzamento nella devozione agatina con la collaborazione di tante persone, fedeli e sacerdoti veramente devoti. Per loro e per me invoco la protezione della Santa Patrona, che prego anche a nome di tutti e particolarmente delle persone che soffrono perché non possono quest’anno onorare Sant’Agata come avrebbero desiderato. Così sia per tutti noi“.