Catania, pillola del giorno dopo: confronto fra esperti e avvocati

Catania, pillola del giorno dopo: confronto fra esperti e avvocati

CATANIA – Fornire informazioni corrette, capire cosa sostiene la legge e i pareri del mondo scientifico, contribuire ad aumentare le conoscenze su farmaci come la pillola del giorno dopo. Sono stati questi alcuni degli obiettivi della tavola rotonda dal titolo “Contraccezione d’emergenza: tra retaggi e modernizzazione”, svoltasi stamattina a Catania al Borghetto Europa, organizzata dall’associazione medica EquoMed e dall’associazione universitaria Kampus, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Catania e dell’Università degli Studi etnea.

Una mattinata di confronto per “fare informazione e far conoscere il diritto, spesso ignorato, non all’interruzione di una gravidanza ma alla sua prevenzioneha spiegato Tania Spitaleri, moderatrice del dibattito. Il tema della cosiddetta “pillola del giorno dopo” del resto è legato a doppio filo con “l’uso distorto della contraccezione d’emergenza come interruzione di gravidanza e con quello dell’eccessivo ricorso, spesso strumentale, all’obiezione di coscienza da parte di medici e operatori sanitariha sottolineato Paolo Cantaro, direttore generale del Policlinico Universitario di Catania.

I dati parlano chiaro: in Italia si pratica obiezione di coscienza per la prescrizione di contraccettivi d’emergenza con punte del 90% in alcune regioni, ma non si scende mai al di sotto del 60%. Per questo “abbiamo voluto accendere i riflettori sulla impossibilità ad esercitare un diritto, che spesso viene negato a causa della disinformazioneha spiegato Bruno Guzzardi dell’associazione Kampus. E in tema di disinformazione, soprattutto tra i giovani, fanno effetto i dati snocciolati da Graziella Priulla, docente di Sociologia dei processi culturali del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università etnea: dati che parlano digiovani disinibiti ma ignoranti, che non conoscono il proprio corpo e ai quali nessuno, né la scuola né la famiglia, dà informazioni complete e chiare. Appena l’1 per cento delle adolescenti conosce il proprio corpo, non sanno quale sia il meccanismo che genera le mestruazioni, non sanno nulla di pillole e contraccettivi – ha proseguito Priulla – Il 19% degli adolescenti però ha rapporti sessuali prima dei 14 anni e sta crescendo il tasso di abortività”.

Da qui, l’importanza di fare una corretta educazione sessuale a partire dalle scuole. Un’educazione che dovrebbe portare a comprendere anche le basi della contraccezione, illustrate tecnicamente stamani da Agata Campisi, docente di Biochimica del dipartimento di Scienze del Farmaco, e dal ginecologo Giuseppe Camilleri. “C’è da distinguere ad esempio tra pillola del giorno dopo, che non è affatto un metodo abortivo perché interviene bloccando l’ovulazione, e quella dei cinque giorni dopoha detto Campisi. “Se ci fosse maggiore informazioneha proseguito Camilleri – si ridurrebbe di tanto il ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza”.

All’iniziativa, alla quale è intervenuto per un saluto anche il prof. Biondi della facoltà di Medicina, ha partecipato anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Catania, Massimo Buscema, sottolineando comel’Italia anche oggi è spaccata su questi temi, come lo era nel 1981 ai tempi del referendum: per questo la partecipazione ad iniziative di questo genere è importante”.

foto relatori

E in una sala effettivamente gremita, si è dibattuto anche della legislazione italianache è lacunosa e frammentaria” come ha sottolineato Paolo Schilirò, avvocato: “Perché, ad esempio, la pillola del giorno dopo ha bisogno di prescrizione e quella dei cinque giorni no? – ha proseguito – L’Italia su questi temi è fanalino di coda in Europa e spesso la magistratura è costretta ad eseguire un ruolo di supplenza: per questo la vera battaglia da condurre è per far sì che la pillola del giorno dopo sia riconosciuta come farmaco da banco, facendo cadere il problema dell’obiezione di coscienza”.

A concludere i lavori, il presidente di EquoMed Gaetano Palumbo: “Il punto fermo da cui partire è che la pillola del giorno dopo è un contraccettivo e non un farmaco abortivo, per cui non rientra nelle possibilità dell’obiezione di coscienza, che è prevista invece dall’articolo 9 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza – ha sottolineato –. Lo scudo dietro cui si nascondono molti operatori sanitari è frutto di scarsa informazione o voglia di deresponsabilizzarsi, ma se vogliamo progredire verso una società moderna è necessario che tutti conoscano i propri diritti, facendo sì che i medici affrontino quindi le proprie responsabilità”.