Immigrazione: sbarcheranno a Pozzallo domani mattina i 214 passeggeri della nave “Sea Eye 4 “

Immigrazione: sbarcheranno a Pozzallo domani mattina i 214 passeggeri della nave “Sea Eye 4 “

SICILIA – Nella mattinata di domani, nel porto di Pozzallo sbarcherà la nave “Sea Eye 4” con a bordo 214 passeggeri, un approdo che giunge dopo 7 lunghi giorni di attesa. Il porto della cittadina del Ragusano, infatti, è stato dichiarato come “porto sicuro“, come ha confermato il sindaco del Comune, Roberto Ammatuna, dato che in precedenza c’era stato il rifiuto di attracco da parte delle autorità maltesi.

La situazione a bordo della nave non è delle migliori, come conferma Carla Cioffi, psicologa delle emergenze a bordo; in questo ha influito molto il rifiuto di attracco da parte di Malta, ed in merito a questo la psicologa ha dichiarato: “Attendiamo una risposta dalle autorità italiane alle quali abbiamo inoltrato quattro richieste “. C’è da dire comunque che in diverse operazioni tra cui quelle attuate tra il 16 e il 17 di questo mese, un totale di 5 operazioni di salvataggio, tra cui vi erano 29 donne, di cui 7 incinte e 8 bambini, trovati in condizioni disperate, dopo anche tre giorni di navigazione sotto la pioggia su natanti che imbarcavano acqua.

Continua la psicologa Cioffi su quanto può essere importante dare una speranza a queste persone che vivono ogni giorno condizioni sempre più difficili: “Se non ci daranno il permesso di sbarcare oggiracconta la Cioffi -, faremo la vigilia di Natale qui a bordo. Offriamo due pasti caldi al giorno e la colazione: riso e fagioli, oppure lenticchie e cous cous“.

Nel Mediterraneo come la Sea Eye ci sono anche altre due navi, come racconta Carla Cioffi, la Geo Barents e l’Ocean Viking con in tutto 600 persone a bordo e in più racconta: ” Nei giorni scorsi è sbarcata una donna incinta con gravi dolori, altri con problemi cardiaci, ieri abbiamo trasportato un uomo che aveva perso i sensispiega Cioffi -. Abbiamo di fronte casi di sofferenza psicologica: non è solo l’attesa che li sfinisce, passare tre giorni in mare significa arrivare in condizioni penosa; anche se ormai il fatto di sapere di stare per arrivare in Italia li ha tranquillizzati, avevano molta paura di tornare in Libia”. 

Foto di repertorio