Collocamento figli: tempi uguali con i genitori perché ritrovino la serenità

Collocamento figli: tempi uguali con i genitori perché ritrovino la serenità

La conflittualità tra i coniugi non è un motivo sufficiente per privare i figli del diritto alla bigenitorialità. Con questa affermazione la Corte d’appello di Brescia ha confermato l’affido paritetico dei figli minori ai genitori, così com’era stato disposto dal Tribunale di primo grado. I bambini, infatti, in tal modo sono più sereni.

La vicenda

Contro la decisione del Tribunale di Brescia, che disponeva il collocamento alternato dei tre figli minori di una coppia, con tempi paritetici presso ciascun genitore, la donna proponeva reclamo alla Corte d’appello. Con esso asseriva che la condotta del padre era pregiudizievole nei confronti dei figli e che, pertanto, essi dovessero essere affidati in via prevalente a lei.

La stessa proponeva, inoltre, ricorso ex art. 337 bis c.c., a seguito del quale il Tribunale disponeva l’affido condiviso dei bambini con collocamento presso di lei.

A questo punto era il padre a proporre reclamo alla Corte d’appello contro quest’ultima decisione. Reclamo che veniva accolto dal Collegio, il quale ampliava il suo diritto di visita dei bambini. Conseguentemente, l’uomo ricorreva al Tribunale per chiedere la modifica delle condizioni di collocamento dei figli secondo quanto statuito dalla Corte.

Il Tribunale si conformava alla decisione del Collegio e la donna proponeva ancora una volta reclamo alla Corte d’appello, chiedendo che venisse pronunciato l’affido condiviso con collocamento presso di lei in luogo del collocamento paritario dei minori. Motivo? Quest’ultimo sarebbe stato pregiudizievole perché il padre avrebbe teso a screditare la madre agli occhi dei figli.

Il reclamato, dal canto suo, chiedeva alla Corte il rigetto del reclamo, evidenziando che i Servizi Sociali, con l’avallo del Tribunale dei Minorenni, gli avevano concesso tempi quasi paritetici di frequentazione dei figli già da diversi anni e che i figli, trascorrendo pari tempo con ciascun genitore, erano finalmente sereni. Lo stesso aveva inoltre preso casa a circa 800 metri dall’abitazione dell’ex moglie, così che il trasferimento dei bambini fosse stato di volta in volta agevole.

La decisione: tempi paritari con mamma e papà per ritrovare la serenità

Per la Corte d’appello non ci sono dubbi: la conflittualità tra i coniugi non è un motivo sufficiente per privare i figli del diritto alla bigenitorialità (nello stesso senso v. anche sentenza n. 479/2021 Corte d’appello di Perugia). 

In particolare, il Collegio osserva che l’idoneità genitoriale di ciascuna delle parti era stata accertata nei precedenti giudizi tra le stesse e che il collocamento dei figli presso la madre era stato disposto solo per via della distanza tra i luoghi di residenza dei due genitori. Era questo l’unico ostacolo al collocamento paritario dei minori. 

Inoltre, dalla relazione del CTU, emergeva la buona capacità genitoriale di entrambe le parti, che si rapportano coi figli in modo adeguato. Essi non riescono a controllare la conflittualità nel loro rapporto, ma questo non è un motivo sufficiente per privare i figli del diritto alla bigenitorialità, al quale occorre dare prevalenza.

A tal proposito, la Corte richiama la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, la risoluzione del Consiglio Europeo n. 2079 del 2015, e l’orientamento granitico della Cassazione, improntato alla necessità di garantire l’effettività della vita privata e familiare dei bambini.

In definitiva, per la Corte non sussistono motivi per privare i minori della bigenitorialità. Infatti, le difficoltà che impedivano un collocamento paritario sono state superate dal padre, che ha preso casa vicino l’abitazione dell’ex moglie, là dove si trasferisce a settimane alterne per stare con i figli. Peraltro, le relazioni dei Servizi Sociali hanno rivelato un buon rapporto dei figli con ciascuno dei genitori, coi quali sono risultati essere a proprio agio e sereni.

Dunque, non va derogato il regime del collocamento paritario, che meglio attua il diritto dei figli a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori.

Fonte foto Regione Siciliana