Centri antiviolenza sempre più nel marasma

Centri antiviolenza sempre più nel marasma

SIRACUSA –  Nel 2008, per iniziativa della Rete Centri Antiviolenza di Siracusa, nasce il C.D.S. Coordinamento Donne Sicilianeun organismo giuridico con tanto di statuto che oggi aggrega, distribuite su tutte e nove le province siciliane, ben 25 associazioni che si occupano di violenza su donne e minori.

Mostrando subito il suo carattere, il CDS esordisce con una iniziativa a dir poco notevole e cioè lanciando un disegno di legge sulla violenza di genere per la Sicilia, unica regione d’Italia rimasta priva di una normativa nel settore. L’obbiettivo è quello di dare ai centri antiviolenza un’identità codificata e una mission seria e chiara, far chiudere i centri inadeguati e improvvisati e sostenere quelli validi. Facile a dirsi ma non certo a farsi!

Il ddl diventa legge a gennaio del 2012 ma All’Ars non esiste una mappa attendibile dei centri, nessuno ha idea di che cosa sia un centro antiviolenza. l’ARS è fra tutti, il soggetto più incompetente! Da allora ad oggi, infatti, nessun problema è stato risolto, al contrario i centri continuano a proliferare selvaggiamente come e più di prima. Il perché è presto detto: allettati dai progetti finanziati emanati dalla legge, e diciamo pure al preciso scopo di fruire dei progetti finanziati (anche si parla di pochi spiccioli ma la fame è tanta) nascono come funghi incrementando il marasma che difatti è cresciuto e continua a crescere a dismisura.

A questo punto, dunque, il C.D.S. crea al suo interno un organismo unico in Sicilia: l’UFFICIO LEGALE REGIONALE che si compone di 30 avvocate, penaliste, civiliste e quant’altro, e nasce sulla scorta di un obbiettivo ben preciso: studiare la legge per fare chiarezza su alcuni passaggi ambigui o di dubbia interpretazione, e analizzare il testo del sopraggiunto Decreto Presidenziale emanato lo scorso 30 marzo.

Il primo punto all’o.d.g. dell’assemblea–fiume del suddetto Ufficio Legale svoltasi giovedì 8 maggio, recita infatti come segue: lettura e discussione sui punti di criticità del decreto presidenziale laddove non soltanto tali punti sono numerosi ma, incredibilmente, alcuni di essi confliggono con la legge!

Per non parlare delle iperbole e dei castelli in aria di cui è cosparso il decreto. Grande attenzione, per esempio, viene posta alla struttura fisica del Centro antiviolenza che descrive come un appartamento di lusso, quando invece è notorio che i centri devono ingaggiare una lotta impari e a volte disperata, con le istituzioni per la concessione di una stanzetta dove poter operare.

Nessuna attenzione invece alla preparazione del personale, dal quale si pretende la laurea ma non indaga né bada alla preparazione/reputazione/curriculum delle presidenti (ivi inclusa la fedina penale) sebbene sia lapalissiano che la presidente dovrebbe essere, per definizione, la “maestra” di tutte le operatrici, colei che trasmette i valori fondanti del Centro antiviolenza e i saperi delle donne ereditati dal femminismo stante che i centri altro non sono che una creazione del femminismo storico degli anni 70. 

Nessun accertamento dei contenuti della formazione delle operatrici e dell’intervento operativo. Per non parlare dei numerosi interrogativi sul piano legale. Esempio i reati procedibili d’ufficio: se l’utente non vuole denunciare, il Centro deve denunciare di propria iniziativa e/o fare la segnalazione al Tribunale per i Minorenni oppure no?

Insomma, tantissima carne al fuoco che le avvocate dell’Ufficio Legale stanno sistemando raggruppando i punti di criticità per tipologia, e portando esempi concreti di sedicenti centri antiviolenza che operano alla carlona infliggendo ulteriore violenza alle vittime e rischiando di danneggiarle ulteriormente e anche definitivamente.

Nella foto: da sx la presidente del CDS Raffaella Mauceri e la responsabile dell’Ufficio Legale regionale avv. Pilar Castiglia