Non vaccinato prende il Covid, il calvario al Garibaldi e il ritorno a casa: il “Grazie” di un sopravvissuto

Non vaccinato prende il Covid, il calvario al Garibaldi e il ritorno a casa: il “Grazie” di un sopravvissuto

CATANIA – Un contatto e ti manca il respiro. La corsa in ospedale, magari si spera che non sia quello che probabilmente è, e l’inizio di un calvario. È bastato rimandare la vaccinazione per piombare in un attimo in un incubo fatto di polmoniti e respiratori meccanici. Solo l’esperienza e l’eccellenza sanitaria catanese hanno permesso a un uomo di uscire dal tunnel del Covid.

A dimostrazione (se ancora ce ne fosse bisogno) di come il virus sia subdolo, colpisca in maniera imprevedibile, senza preavviso. A riprova del fatto che quando non incontra barriere protettive il “mostro invisibile” aggredisce con tutta la sua forza.

È arrivato puntuale il sincero ringraziamento al personale sanitario di un ormai ex paziente Covid dimesso pochi giorni fa dall’ospedale Garibaldi Centro di Catania. Quest’uomo, la cui identità per suo espresso volere rimarrà anonima, ha iniziato il suo calvario il 27 agosto ed è stato dimesso appena due giorni fa, il 10 settembre.

Due settimane di sofferenza e degenza e il peso, sentito dallo stesso protagonista di questa storia, di non essersi vaccinato per tempo. “Mi spiace che per mia colpa, non essendomi vaccinato in tempo debito, ho appesantito il SSN del nostro paese e quindi, per questo motivo, mi scuso“, ha scritto pentito nella lettera di ringraziamento inviata al Direttore Sanitario dell’Ospedale Garibaldi Centro, Dott. Giuseppe Giammanco.

Con la presente, ritengo moralmente doveroso e corretto manifestarle la mia personale gratitudine nei confronti di tutto il personale sanitario e non che con professionalità e spirito di abnegazione mi ha seguito durante la degenza, dove la pulizia dell’ambiente risulta ineccepibile“, il sincero ringraziamento di un ex paziente grato del lavoro dei medici catanesi e, forse, pentito di non essersi vaccinato per tempo.

La diagnosi è stata la peggiore: polmonite bilaterale interstiziale. Il finale è stato fortunatamente dolce con il ritorno a casa e l’abbraccio ai cari. Ora però bisognerà ricominciare con la riabilitazione polmonare, con la consapevolezza che il lavoro encomiabile delle eccellenze sanitarie nostrane ha salvato la vita a un altro essere umano, messo “polmoni a muro” dal Covid. La nostra sanità nonostante critiche e mille difficoltà, funziona.

Immagine di repertorio