Variante Delta nei bambini, tanti dubbi e poca chiarezza: intervista alla pediatra Maria Anna Libranti

Variante Delta nei bambini, tanti dubbi e poca chiarezza: intervista alla pediatra Maria Anna Libranti

ITALIA – La Variante Delta del Coronavirus preoccupa e non poco. Pare essere molto più aggressiva e sembrerebbe non risparmiare nessuno, bambini inclusi.

Ai microfoni di NewSicilia è intervenuta la pediatra catanese Maria Anna Libranti, per fare un po’ di chiarezza sul tema e per risolvere tutti i dubbi su tamponi, vaccini e problematiche annesse.

La dottoressa opera come pediatra di famiglia da più di 25 anni, animatore di formazione permanente in campo medico-sanitario sin dal 2002 e dallo stesso anno Consigliere dell’associazione culturale “Paidos”, rivolta alla formazione e all’aggiornamento dei pediatri:  redattrice dell’omonima rivista trimestrale da circa un ventennio. Dal 2021 è anche membro del “Comitato etico Catania 2” Arnas Garibaldi.

Considerazioni preliminari

Quando – un anno e mezzo fa – si è diffusa la pandemia i più piccoli erano i soggetti meno colpiti, mentre adesso anche per loro ci sarebbero dei rischi da non sottovalutare.

È anche vero che, all’inizio, i bambini erano meno esposti: la scuola a distanza, i lunghi periodi di lockdown, il distanziamento sociale, imposto dalle autorità e anche dalla paura, hanno contribuito a contenere la diffusione del virus negli under 12.

Negli ultimi mesi, invece, la diffusione dei vaccini e la ripresa della socialità hanno modificato, senza arrestare come avremmo sperato, la corsa del virus e i suoi bersagli: “Giovani adulti, adolescenti e bambini, soprattutto se non vaccinati, sembrano oggi le categorie preferite“, osserva la pediatra.

Si stima che in Scozia, la scorsa settimana, 1 persona su 45 abbia avuto il Covid, il più alto numero di infezioni mai registrato in UK dall’inizio di questa pandemia. La maggior parte dei casi riguarda bambini, adolescenti (la scuola è aperta da Ferragosto) e giovani sotto i 40 anni“, chiarisce.

Al momento, il problema principale, non solo in Scozia ma anche in Italia, è “il costante aumento del numero dei pazienti che necessitano di ricovero a causa dei sintomi da Covid, con molti ospedali costretti a cancellare gli interventi programmati assicurando solo cure urgenti e quelle salvavita. Le liste di attesa per visite ed esami specialistici si allungano sempre più, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica che potremo quantificare solo nei prossimi anni“.

I sintomi: bambini vs adulti

Vediamo, adesso, quali sono i “campanelli d’allarme” della Variante Delta nei bambini: “I sintomi nei bambini sono in parte simili a quelli degli adulti, specie nelle manifestazioni più comuni come la febbre, la tosse, la rinite e il mal di gola che fanno pensare inizialmente a un comune raffreddore“.

Seguono per frequenza cefalea, mialgie, vomito, diarrea e dispnea, quest’ultima decisamente meno frequente che nell’adulto perché meno frequenti sono le forme respiratorie severe. Possibili anche cefalea e rash cutanei“, prosegue.

E ancora: “La perdita di olfatto e gusto, che è stata finora un sintomo fortemente suggestivo di infezione da Covid-19 negli adulti, e che sembra essere meno frequente per questa variante, continua a essere piuttosto rara in età pediatrica riguardando una piccola percentuale di bambini nella fascia di età 10-16 anni“.

In modo analogo a quanto è previsto per gli adulti, “bambini dovranno effettuare il tampone ogni volta che presentino sintomi riconducibili al Covid-19 (febbre e sintomatologia simil-influenzale) e quando, pure se asintomatici, abbiano avuto un contatto stretto con soggetto positivo (solitamente un familiare): in quest’ultimo caso è bene attendere almeno 72 ore prima di eseguire il tampone“.

Coronavirus e bambini

Variante Delta nei bambini

Il Coronavirus avanza, anzi prosegue la sua corsa e colpisce – seppur in numero inferiore – anche i più piccini. Questo è un assunto da cui partire, confermato anche dai dati registrati.

La prestigiosa Accademia statunitense di pediatria (AAP), che tra il 4 e il 12 agosto ha segnalato più di 120mila casi di Covid tra i bambini (18% dei casi) e registrato 350 morti in età pediatrica dall’inizio della pandemia, ha pubblicato una lettera esortando gli enti regolatori ‘a fare presto perché la Variante Delta è in piena espansione“, spiega la dottoressa Libranti.

In Italia i numeri sono più contenuti, con 12 decessi tra 0 e 9 anni e 16 vittime tra i 10 e i 18 anni, e tuttavia “la SIP (Società Italiana di Pediatria) è in linea con l’Accademia americana ritenendo che, seppure i bambini abbiano in genere forme più lievi e benigne di Covid, siano comunque in grado di sostenere la circolazione del virus costituendo il serbatoio delle nuove varianti“.

Vaccino anti-Covid e bambini

Come sappiamo, il vaccino negli under 12 non è ancora stato approvato ma dovrebbe essere disponibile prima dell’autunno.

Le agenzie del farmaco, l’americana FDA e l’europea EMA, dovranno esaminare i dossier per l’autorizzazione dei vaccini in età pediatrica che sono in corso di sperimentazione avanzata da parte della Pfizer Biontech e di Moderna (entrambi produttori di vaccini a m-RNA). Il profilo di sicurezza è finora paragonabile al vaccino per gli adulti.

Come proteggere gli under 12?

Data la situazione ancora “sperimentale” e l’assenza di un siero anti-Covid per i bambini, sorge spontanea la domanda: come proteggere gli under 12?

La pediatra ci ha detto: “Le misure preventive per ridurre la trasmissione e i possibili esiti gravi nei bambini comprendono non solo l’uso di mascherine nelle scuole e negli spazi pubblici chiusi, le misure di igiene (lavaggio e disinfezione delle mani) e di distanziamento già noti ma soprattutto la vaccinazione estesa alle categorie vaccinabili“.

Per tutelare i bambini, quindi, proprio gli adulti devono affidarsi alla scienza e vaccinarsi. “Uno studio recente del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha dimostrato nei diversi Stati americani il rapporto di proporzionalità inversa tra numero di ricoverati nei reparti Covid e percentuale di vaccinati nella popolazione“.

L’ennesima conferma che la mancata aderenza alle vaccinazioni non è mai un danno a carico del singolo individuo che sceglie di non vaccinarsi, ma si ripercuote su tutta la comunità“, sottolinea.

Covid Coronavirus variante delta

Pericolosità della Variante Delta

Ancora da comprendere, tuttavia, l’azione della Variante Delta nei bambini, così come la sua pericolosità. Ciò sarà possibile soltanto con il supporto di dati precisi e puntuali.

I tassi di ospedalizzazione settimanali associati a Sars-Cov-2 sono aumentati rapidamente tra la fine di giugno e la metà di agosto 2021 tra i bambini e gli adolescenti statunitensi di età compresa tra 0 e 17 anni; a metà agosto, il tasso tra i bambini di età compresa tra 0 e 4 anni era quasi 10 volte superiore a quello di 7 settimane prima“, puntualizza la nostra intervistata.

Questo aumento coincide con la diffusione capillare della Variante Delta, altamente trasmissibile, ma ciò non sembra legato a una maggiore gravità della variante ma a un incremento della sua diffusione nella popolazione“, aggiunge.

L’analisi dei dati

I dati COVID-NET indicano che la vaccinazione è stata altamente efficace nel prevenire i ricoveri ospedalieri associati a Covid-19 negli adolescenti tra la fine di giugno e la fine di luglio 2021.

Infatti: “Da marzo 2020, circa un bambino e adolescente ricoverato su quattro con Coronavirus ha richiesto cure intensive, sebbene le proporzioni con indicatori di malattia grave durante il periodo in cui predominava la Variante Delta erano simili rispetto a quelle precedenti la pandemia“.

Tra gli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni, l’unica fascia di età pediatrica per la quale è attualmente approvato un vaccino anti-Covid, i tassi di ospedalizzazione erano circa 10 volte superiori negli adolescenti non vaccinati rispetto agli adolescenti completamente vaccinati, indicando che i vaccini erano altamente efficaci nel prevenire gravi complicanze in questa fascia di età“, ribadisce.

Come agisce la Variante Delta

La Variante Delta non sembra – in definitiva – agire diversamente dalle varianti che l’hanno preceduta se non per il fatto di essere più diffusa e dunque di interessare maggiormente l’età pediatrica che non ha avuto, se non in parte, accesso alla vaccinazione nei mesi scorsi.

Il bambino, tuttavia, ha un sistema immunitario che gli permette, in genere, di superare meglio tutte le malattie anche quelle che, come il Covid nella sua Variante Delta, per un anziano possono essere letali. Sicuramente la Mis-C, presente anche in epoca pre – Delta, è una complicanza che ci preoccupa e sulla quale concentrare tutti i nostri sforzi“, raccomanda la pediatra Libranti.

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Variante Delta e Mis-C

Come anticipato, una delle conseguenze del decorso del Covid-19 nei bambini è la Mis-C. Occorre, quindi, fare chiarezza e capire un po’ di che si tratta per individuarla in tempo e intervenire.

Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha definito la condizione di sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C) come una condizione in cui diverse parti del corpo possono infiammarsi, cosa che succede solitamente a distanza di 4-6 settimane dalla infezione da Sars-Cov-2“, esordisce così la pediatra.

Sintomi

La sindrome infiammatoria generalizzata, che colpisce molti organi, è legata a una risposta sregolata del sistema immunitario che ‘aggredisce’ immotivatamente l’organismo stesso. Vengono generalmente colpiti cuore, intestino, pancreas, fegato, cute e cervello con vari e imprevedibili gradi di gravità“, afferma.

Inoltre: “La situazione, in pochi giorni, può diventare veramente grave se non si interviene rapidamente e in modo corretto. Non ci sono evidenze, fino a oggi, che la MIS-C colpisca i bambini affetti dalla Variante Delta con una incidenza diversa rispetto alle varianti del recente passato. La stima è sempre la stessa, colpisce all’incirca un bambino su mille“.

I bambini con MIS-C possono avere “febbre e vari sintomi, tra cui dolore addominale intenso, vomito, diarrea, dolore al collo, eruzione cutanea, occhi iniettati di sangue o sensazione di profusa astenia. I pediatri di famiglia hanno il compito di riconoscere tali sintomi quanto più precocemente possibile e consigliare il ricovero urgente“.

Bambino positivo: iter da seguire

Se un bambino risulta positivo al tampone, l’iter da seguire è uguale a quello dell’adulto “anche se i quadri clinici sono ben diversi: abbiamo ampiamente verificato come in età pediatrica la malattia decorra in maniera più lieve che nell’adulto, con una prognosi favorevole nella maggioranza dei casi“.

Quindi, “anche nel soggetto asintomatico, si impone lo stesso un periodo di isolamento che si concluderà dopo 10 giorni (con tampone negativo) o dopo 14 giorni. Se il paziente è sintomatico andrà inizialmente contattato il medico di famiglia o il pediatra che valuteranno, dopo segnalazione alle USCA territoriali, se gestire il caso al domicilio o inviare il bambino nei reparti ospedalieri dedicati“.

Vaccini Covid Sicilia

Vaccino unica arma efficace

Balza in evidenza, in ogni caso, l’importanza del vaccino anti-Covid per i soggetti over 12: “La vaccinazione universale diffusa è l’unica via per ridurre non solo la circolazione dello stesso virus, ma soprattutto il rischio di generare varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l’efficacia degli stessi vaccini in uso“.

I bambini al di sopra dei 12 anni vanno vaccinati, come suggerito dai più importanti Enti Governativi Internazionali oltre che dalle più quotate Società Scientifiche nazionali e internazionali“, ricorda.

E questo non solo perché i bambini e gli adolescenti over 12 si infettano, si ammalano e diffondono il virus ma anche perché non bisogna assolutamente sottovalutare anche altri tipi di effetti negativi della pandemia che, nella fase cruciale della transizione verso l’età adulta hanno innescato durante il periodo di forzato isolamento manifestazioni cliniche di depressione, ansia, fino ad atteggiamenti di autolesionismo, prodromici spesso di veri e propri stati psicotici, sfociati in azioni suicidarie“, ribadisce con fermezza.

Inoltre: “La pandemia da Covid è una minaccia alla salute globale e il suo impatto negativo grava più che mai in età pediatrica: riprendere la scuola in presenza, lo sport e la socialità è un obiettivo irrinunciabile per i nostri ragazzi“.

Criticità vaccino negli adolescenti

In merito alla strategia vaccinale Covid-19 per la fascia adolescenziale, sono state mosse una serie di criticità inerenti anche al rischio degli stessi eventi avversi postvaccinici, tra cui le miocarditi e pericarditi.

Questi ultimi sono stati oggetto di valutazione nel corso di una recente riunione da parte dei massimi esperti ACIP e CDC e sono stati ritenuti “un effetto collaterale estremamente raro“.

Inoltre, gli stessi esperti hanno richiamato all’attenzione di tutti i casi di miocardite e pericardite post infezione da virus SARS-CoV-2, che sono risultati essere sicuramente maggiori per frequenza ed entità.

Benefici maggiori dei rischi

L’Advisory Commitee on Immunitazion Practic e (ACIP) dice che i benefici del vaccino superano di gran lunga i rischi con questi numeri: “Se vacciniamo un milione di giovani 12/17 anni potremmo vedere 30/40 casi di miocardite lieve ma si eviteranno 8mila casi di Covid-19, 200 ricoveri di cui 50 in Terapia Intensiva e un decesso. Direi che è sufficiente!

Contrariamente a quanto si legge sui social dopo 18 mesi di pandemia, “a parte una qualche evidenza sull’uso del cortisone e dell’eparina, non è stata codificata dalla comunità scientifica alcuna terapia capace di contrastare il virus e di prevenire il passaggio dalle fasi iniziali della malattia ai quadri drammatici delle forme severe“.

L’unica arma efficace per guarire dal Covid severo è prevenirlo con i vaccini. Al momento non c’è altro“, conclude sottolineando ancora una volta il concetto fondamentale da cui partire.

Immagini di repertorio