La tratta moderna degli “atleti”: raggirati, illusi e disillusi, così vengono portati in Italia centinaia di ragazzi dall’Africa

La tratta moderna degli “atleti”: raggirati, illusi e disillusi, così vengono portati in Italia centinaia di ragazzi dall’Africa

La tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù che consiste, secondo la definizione adottata a livello internazionale, nel reclutare, offrire, trasferire, procurare, ospitare o accogliere esseri umani con lo scopo di sfruttarli.

La condotta consiste nell’adescare, procacciare e sfruttare con la violenza, l’inganno, la minaccia o la coazione.

Perché è importante parlarne?

Probabilmente, la domanda più corretta sarebbe “perché non se ne parla abbastanza?”. Conoscete Silas Katompa Mvumpa? Per gli appassionati di calcio, questo ragazzo è conosciuto con il nome di Silas Wamangituka. E’ un attaccante dello Stoccarda e per due anni ha giocato sotto false generalità, con un nome non suo proprio perché vittima della tratta di esseri umani. 

Wamangituka, in verità, nasce nel 1999, non come il suo alter ego reale, Katompa Mvumpa, che risulta avere un anno in più: nato a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il 6 ottobre 1998

La sua è una delle tante storie che troppo spesso cadono nel dimenticatoio o ancor peggio non vengono mai portate allo scoperto, né raccontate, la storia di un ragazzino congolese di 18 anni che, dopo aver sostenuto un provino con un club di Bruxelles, viene convinto da un “affarista”,  sedicente procuratore sportivo,  a non tornare in patria e a trasferirsi subito in Francia, con la promessa di diventare una Stella del calcio.

Così Silas, convinto dalle lusinghe del procuratore e dai sogni di gloria, diventa vittima di un rapporto di dipendenza che lo costringere a vivere sotto la nuova identità che lo stesso gli ha “generosamente” fornito.

Chiaramente, l’obiettivo di questo procuratore sportivo, era quello di abbassare la sua età per evitare di dover pagare commissioni al club congolese per cui era tesserato il ragazzo. 

Ma la storia di Silas non è l’unica, ogni anno molti altri ragazzi, aspiranti atleti, in giro per l’Europa vengono adescati con promesse e sogni di gloria. 

La parole di Silas, del resto, offrono uno spaccato duro e crudo: “Ho vissuto nella paura costante negli ultimi anni, e sono stato anche molto preoccupato per la mia famiglia in Congo. È stato un passo difficile per me rivelare la mia storia”. 

L’Italia è tra i paesi europei che più vive questo dramma fatto di silenzi e sogni infranti; ragazzi che giungono sul nostro territorio con grandi speranze, affrontando le trafile interminabili per il permesso di soggiorno e, per chi ne ha diritto, tutta la burocrazia necessaria per ottenere la cittadinanza.

Come si diventa cittadini italiani?

Il termine cittadinanza indica il rapporto tra un individuo e lo Stato, ed è in particolare uno status, denominato civitatis, al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici. 

In Italia il moderno concetto di cittadinanza nasce al momento della costituzione dello Stato unitario ed è attualmente disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91.

La cittadinanza italiana si acquista iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani.  Esiste una possibilità residuale di acquisto iure soli, se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi o se i genitori sono ignoti o non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza.

La cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti. In particolare il richiedente deve dimostrare di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali, di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica.

Si può diventare cittadini italiani anche per matrimonio. La ‘cittadinanza per matrimonio’ è riconosciuta dal prefetto della provincia di residenza del richiedente.

Diverso è parlare di cittadinanza europea che non è uno status che si acquisisce. Ogni cittadino di un Paese membro della Ue, oltre alla cittadinanza del paese di origine, gode della cittadinanza europea. Secondo la testuale dizione del trattato di Maastricht (TUE), è cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro.

La cittadinanza dell’Unione europea comporta una serie di norme e diritti ben definiti, che si possono raggruppare in quattro categorie:

  • la libertà di circolazione e di soggiorno su tutto il territorio dell’Unione;
  • il diritto di votare e di essere eletto alle elezioni comunali e a quelle del Parlamento europeo nello Stato membro di residenza;
  • la tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato membro in un paese terzo nel quale lo Stato di cui la persona in causa ha la cittadinanza non è rappresentato;
  • il diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo e ricorsi al mediatore europeo.

La legge prevede alcuni casi in cui può venir meno lo status di cittadino italiano.

La cittadinanza italiana si può riacquistare su domanda.

Il D.L. 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con legge 1° dicembre 2018 n. 132 ha introdotto all’art. 10 bis della legge 5/02/1992, n. 91 l’istituto della revoca della cittadinanza nei casi espressamente previsti dall’art. 10 bis della citata legge n. 91/1992.

I tentativi di riformare la cittadinanza sono stati diversi: si è a lungo parlato di uno ius soli temperato, proposta avanzata con un ddl nel 2015 e approvata dalla Camera, ma non dal Senato, che prevedeva la possibilità di ottenere la cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia con un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente o di lungo periodo; e anche di uno ius culturae, già presente nel ddl del 2015 e riproposto nel 2018, di cui avrebbero beneficiato i minori stranieri nati in Italia che avessero completato almeno le elementari. Il tema è tornato alla ribalta negli ultimi tempi con lo ius soli.

Inoltre, la legge italiana prevede proprio una scorciatoia basata sul merito: secondo l’articolo 9 della legge 91/92, si può infatti ottenere la cittadinanza per aver “reso eminenti servizi all’Italia”, un evento che si è verificato poche volte dall’approvazione della legge e legato a circostanze davvero eccezionali. È il caso, ad esempio, dell’atleta Yassine Rachik, reso italiano con un decreto del presidente della Repubblica nel 2015. O di Ramy Shehata, che con un compagno di classe di origine marocchina sventò il dirottamento di un scuolabus delle medie nel 2019 chiamando le forze dell’ordine. E poi ci sono casi in cui le procedure vengono accelerate o semplificate, perché la cittadinanza è necessaria: senza, ad esempio, non si può partecipare a determinati eventi sportivi.

“… il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della società umana è la base di libertà, giustizia e pace nel Mondo”, si potrebbe ripartire semplicemente da qui, dal Rispetto della dignità.

Trovare ragioni di business quando si affrontano storie di sacrifici, sofferenze e perdita diventa mostruosamente inumano e quindi inaccettabile.

Le riforme in tema di cittadinanza sono necessarie, non solo per regolarizzare la presenza degli stranieri sul nostro territorio, ma anche e soprattutto per impedire e prevenire episodi di sciacallaggio da parte di speculatori di vite umane!

Che questo avvenga, in molte circostanze, “grazie” allo Sport rende il tutto ancora più insopportabile, perché nello Sport i giovani devono trovare esclusivamente la gioia e l’entusiasmo di vivere una fantastica avventura.

Avvocato Alessandro Numini