Zoonosi, quando gli animali infettano l’uomo: quali specie sono a rischio e che effetti hanno le “loro” malattie?

Zoonosi, quando gli animali infettano l’uomo: quali specie sono a rischio e che effetti hanno le “loro” malattie?

MONDO – È dello scorso 15 giugno la notizia riportata da SkyNews Australia secondo la quale dei pipistrelli sarebbero stati tenuti vivi all’interno di gabbie nell’istituto di Virologia di Wuhan. Ciò ha riacceso le ipotesi dei mesi precedenti secondo cui il Covid sarebbe stato scatenato da una fuga di laboratorio, ma specialmente rende necessario un approfondimento sulle malattie che gli animali possono trasmettere agli uomini.

Queste malattie si trasmettono dagli animali all’uomo – come nel caso del Coronavirus – e prendono il nome di zoonosi. Solo raramente, però, gli animali sono direttamente fonte di infezione: solitamente i germi sono trasmessi all’uomo da acqua e cibi contaminati.

Informazioni sul caso si ottengono anche dal sito ufficiale del Ministero della Salute: “Queste malattie sono anche terreno di incontro, non sempre semplice, tra le pratiche cliniche riservate agli esseri umani e quelle veterinarie che si occupano della salute degli animali. Un corretto trattamento, sia preventivo che di una eventuale epidemia, risulta solo dalla collaborazione e coordinamento di due figure professionali, il medico e il veterinario”.

Un coordinamento non sempre facile da applicare, perché medici e veterinari spesso hanno una percezione del rischio piuttosto diversa riguardo la gravità delle infezioni causate dai singoli agenti patogeni e le cause della trasmissione, come dimostrato da uno studio del 1999 condotto da Sara Grant e Christopher W. Olsen, dell’Università del Wisconsin negli Stati Uniti e pubblicato su Emerging Infectious Disease.

Quali animali rappresentano un rischio e quali malattie trasmettono?

Dal punto di vista della prevenzione, esistono una serie di pratiche che consistono nel mantenere puliti e regolarmente vaccinati gli animali domestici per abbassare il rischio di contrarre una zoonosi. Più complesso è il rapporto con animali selvatici, che non dovrebbero essere mai portati a vivere a contatto con gli ambienti domestici umani.

Un elenco accurato delle Zoonosi è disponibile sul sito del Ministero della Salute (cliccando qui), ma alcune di queste sono facilmente elencabili.

Antrace

Infezione acuta causata dal batterio Bacillus anthracis. Si manifesta comunemente in animali erbivori selvatici e domestici, fra cui i gatti, le pecore, le antilopi, le capre, i cammelli. Colpisce anche gli uomini con forme più lievi che interessano la cute e forme settiche più gravi (ma più rare) legate all’inalazione delle spore che possono anche condurre al decesso.

La via di contagio più comune è quella che deriva dal contatto con animali infetti, soprattutto durante la lavorazione di derivati animali come pelo, pelle, lana e ossa. Per questo motivo, il carbonchio è frequente nelle zone agricole in cui la malattia è comune nel bestiame.

Brucellosi

Causata da batteri appartenenti al genere Brucella. È presente in tutto il mondo, ma particolarmente nei Paesi del Mediterraneo, in India, nei Paesi mediorientali, nell’Asia centrale e in America Latina. La brucellosi colpisce diversi tipi di animali, fra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali e cani. La malattia rappresenta un importante problema di sanità pubblica per le infezioni umane ed è causa di gravi danni economici, particolarmente nelle aree agricolo- pastorali per le infezioni negli animali da allevamento.

Gli uomini possono contrarre la malattia entrando in contatto con animali o prodotti di origine animale contaminati. Quindi generalmente sono tre le vie da cui passa l’infezione: attraverso cibi o bevande contaminati, per inalazione, oppure tramite piccole ferite sulla pelle.

BSE

Bovine Spongiform Encephalopathy, ma la malattia è universalmente nota come “morbo della mucca pazza”. Si tratta di una malattia del gruppo delle Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (TSE), o malattie da prioni, che colpisce prevalentemente bovini, ed è causata da un agente infettivo non convenzionale: è ormai generalmente accettato che questo agente infettivo non è un virus, bensì una proteina modificata rispetto alla forma “non patologica”, definita “prione”.

Colpisce maggiormente le mucche da latte, che si ammalano con maggior frequenza all’età di circa 5 anni. Dal punto di vista clinico i sintomi rilevabili sono prevalentemente di tipo neurologico, tra cui prevalgono modificazioni del comportamento, della sensibilità, del movimento. Nella maggior parte dei casi, questi sintomi sono i primi a comparire. La mucca diventa ansiosa, nervosa e aggressiva, sembra intimorirsi dall’avvicinamento dell’uomo e reagisce in modo eccessivo agli stimoli esterni.

Man mano che la malattia progredisce, i deficit nella capacità di movimento e nella postura si fanno più accentuati: le mucche tendono a rimanere con la testa abbassata, vanno soggette a tremori involontari e l’andatura si fa barcollante. Incespicano e cadono spesso sulle zampe posteriori, fino a punto in cui non riescono a mantenere la stazione eretta.

Leishmaniosi

Causata da venti specie diverse di protozoi del genere Leishmania e trasmessa dalle punture di almeno una trentina di diverse specie di moscerini flebotomi (mosca della sabbia, sandfly), la leishmaniosi è una malattia talmente diffusa da rappresentare una vera preoccupazione.

Ospiti della Leishmania sono, oltre agli esseri umani, anche numerosi animali, sia quelli selvatici, in particolare i roditori, che quelli domestici, come ad esempio il cane. Normalmente, gli uomini vengono colpiti in seguito al contatto con animali infetti, e quindi la leishmaniosi è principalmente una zoonosi. Tuttavia, è possibile che la mosca responsabile dell’infezione trasmetta la malattia anche direttamente da uomo a uomo. In particolare, la malattia viene veicolata attraverso il sangue, frequentemente attraverso una siringa condivisa, come nel caso di utilizzatori di droga per via venosa.

Rabbia

La rabbia è una zoonosi, causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati, quindi attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre. Il cane, per il ciclo urbano, e la volpe, per il ciclo silvestre, sono attualmente gli animali maggiormente interessati sotto il profilo epidemiologico.

La malattia sviluppa una encefalite: una volta che i sintomi della malattia si manifestano, la rabbia ha ormai già un percorso fatale sia per gli animali che per l’uomo. Senza cure intensive la morte arriva entro una settimana.

Toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una zoonosi causata dal Toxoplasma gondii. Il parassita può infettare moltissimi animali (dai mammiferi agli uccelli, dai rettili ai molluschi) e può trasmettersi da un animale all’altro attraverso l’alimentazione con carne infetta. Il Toxoplasma condii non si trova solo nella carne, ma anche nelle feci di gatto e nel terreno in cui abbia defecato un gatto o un altro animale infetto.

La fase sintomatica della toxoplasmosi si accompagna a ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola, senso di “ossa rotte”, a volte febbre e ingrossamento di fegato e milza. Esistono poi casi di toxoplasmosi primaria complicati da sintomi gravi, quali l’infiammazione della zona visiva dell’occhio.

Trichinellosi

La trichinellosi (detta anche trichinosi) è una zoonosi causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.

Il parassita è in grado di infettare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori (maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto, uomo). La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta.

La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.

EFSA, cos’è e perché è importante?

A tenere sotto controllo la situazione a livello europeo è l’EFSA. Il ruolo principale dell’EFSA consiste nel valutare i rischi associati alla filiera alimentare dell’UE, garantendo un elevato livello di protezione dei consumatori e della salute degli animali.

Le attività di consulenza scientifica indipendente dell’EFSA e l’assistenza prestata nell’ambito della sicurezza alimentare e in merito agli aspetti delle malattie zoonotiche riguardanti la salute degli animali, con il sostegno dei dati raccolti negli Stati membri, aiutano le istanze decisionali europee a definire politiche e ad adottare decisioni per proteggere i consumatori nell’Unione europea.

Tra le attività dell’EFSA sulla zoonosi ci sono il monitoraggio annuale, la raccolta dati, l’analisi dei fattori di rischio.

Fonte immagine amoreaquattrozampe.it