Il valzer del consiglio comunale “autonomista” di Catania

Il valzer del consiglio comunale “autonomista” di Catania

CATANIA – Se all’Ars, come abbiamo descritto ieri, si balla il valzer nemmeno a Palazzo degli Elefanti si scherza. È un valzer dalle note autonomiste quello che ha contraddistinto negli ultimi tempi (specie nella ultima tornata elettorale amministrativa) la politica etnea e conclusosi con molti politici, dal passato targato Mpa, che stanno ballando con la maggioranza del sindaco Enzo Bianco.

Anche in questo caso si può parlare di un vero e proprio esodo alle falde dell’Etna. Sedotti dal verbo autonomista molti consiglieri hanno poi virato verso lidi più comodi e sicuri. Scelte legittime ma forse non tutte legate – come spesso accade in politica – da motivi ideali.

La “sinistra” di Enzo Bianco, infatti, non esiste. È un coacervo di ex Mpa, a partire dal vicesindaco Marco Consoli – ex presidente del consiglio comunale di matrice autonomista con il sindaco Stancanelli e candidato alle scorse regionali con la lista Fli – Nuovo Polo e poi passato al Megafono – e dall’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo, ex capogruppo dell’Mpa in consiglio nella sindacatura Stancanelli e che ha lasciato il partito nel giugno del 2012.

Al di là degli assessori vi sono anche i gruppi consiliari che compongono l’attuale maggioranza che poco hanno a che fare con l’area del centrosinistra. Alessandro Porto – capogruppo di “Con Bianco per Catania” – è stato nell’Mpa e storicamente vicino a Pistorio sino alla svolta nell’Udc.

Il consigliere, nell’esperienza Stancanelli, ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione urbanistica come esponente della maggioranza e adesso è punto di riferimento dell’amministrazione in sala consiliare,

Del suo gruppo un passato autonomista ce l’hanno anche Agatino Lanzafame e Michele Failla, presidente della commissione partecipate, candidato nelle elezioni del 2008 per Autonomia Sud, una lista dell’Mpa.

In più in “Con Bianco per Catania” vi sono Mario Crocitti che ha anche un passato a Motta come assessore in quota Ccd e la moglie è stata candidata in passato in una lista a sostegno dell’allora sindaco Umberto Scapagnini e Francesco Petrina, ex Pdl.

Anche la neonata formazione Catania Futura – vicina ma non sempre a Enzo Bianco e animata da Nicola D’Agostino (eletto nell’Mpa e poi passato all’Udc e ora al Misto in procinto di abbracciare il Pd) – è composta da consiglieri un tempo vicini al verbo di Raffaele Lombardo come Carmelo Coppolino e Alessandro Messina.

Nel gruppo del Megafono vi sono Daniele Bottino – vicino al deputato regionale Forzese -, Erika Marco che è stata vice capogruppo dell’Mpa in consiglio e Francesco Trichini con un passato nell’Mpa e nel Pdl.

Anche Articolo 4, in viaggio verso il Pd, è composto da membri con un passato autonomista e a sostegno del centrodestra come Nuccio Lombardo, ex presidente Asec, Ludovico Balsamo (ex Mpa), Antonino Manara (però ex Pdl) e Rosario Gelsomino (ex Mpa).

Il consigliere del gruppo Misto Massimo Tempio ha anch’egli un passato tra le truppe di Lombardo, mentre nel Pd sono pochi coloro i quali hanno sempre militato nell’alveo del centrosinistra.

Si “salvano” Francesca Raciti, Niccolò Notarbartolo e Giovanni D’Avola mentre Lanfranco Zappalà ha un passato – per via di una fede socialista – in Forza Italia per poi avvicinarsi alle posizioni di Bianco. Antonino Vullo ha il fratello Gianfranco onorevole all’Ars. Quest’ultimo, anch’egli di estrazione socialista, si era però candidato in passato con una lista a sostegno nel 2005 di Umberto Scapagnini denominata “Noi” e poi è passato ai democratici riformisti sino all’innamoramento della prima ora per Matteo Renzi che lo ha condotto al Pd e il fratello consigliere è dentro la segreteria regionale.

Anche i consiglieri di Sicilia Democratica come Arcidiacono, Nicotra e Catalano hanno un passato autonomista e lo stesso Arcidiacono è stato assessore nella giunta Stancanelli.

Una maggioranza spesso turbolenta e “ballerina” con il fiorire di nuovi gruppi e continui passaggi che non poco sta facendo penare il sindaco e che chiede la testa di alcuni assessori per avviare un rimpasto.