“Cosa vuoi fare da grande?”, la Festa dei lavoratori spiegata ai bambini: mai infrangere i loro sogni

“Cosa vuoi fare da grande?”, la Festa dei lavoratori spiegata ai bambini: mai infrangere i loro sogni

ITALIA –L’astronauta, il pilota, l’addestratore di delfini o il veterinario“. Sono questi alcuni dei mestieri più gettonati per i bambini che sognano il proprio futuro lavorativo e rispondono – candidamente e a tratti ingenuamente – alla domanda: “Cosa vuoi fare da grande?“.

Non sanno, però, che dietro un semplice interrogativo si cela un mondo fatto di soddisfazioni, ma anche di ostacoli, obiettivi e traguardi da raggiungere con fatica e determinazione.

Voglia di lavorare tra “sogni” e realtà

Al momento di crescere, infatti, le preferenze e i gusti personali devono fare i conti con la realtà e la risposta a quella domanda che apparentemente sembrava semplice e immediata diventa complessa. Spesso si rasenta la “rassegnazione“, la voglia di lavorare a tutti i costi e prima possibile per costruire, mattoncino dopo mattoncino, la propria vita.

Il lavoro, qualsiasi esso sia, si sa, nobilita l’uomo ed è su questo concetto che si basa la nostra carta costituzionale. Già all’articolo 1 si fa riferimento all’Italia come “Repubblica democratica fondata sul lavoro“. Trovare un’occupazione, al giorno d’oggi e soprattutto al Sud, però, può diventare difficoltoso e si tenta la fuga verso il Nord – o addirittura all’estero – in cerca di fortuna.

Si abbandonano i sogni infantili e i giovani comprendono che fare il “calciatore” o il “medico” richiede più impegno del previsto. Ci sono tante sorprese dietro l’angolo, ma alcune non del tutto come si immagina o si spera. Non è sempre facile, in alcuni contesti, lasciare tutto e ricominciare da zero in una nuova città, clima, amici e quant’altro. Ma a volte è necessario.

Come spiegare la Festa dei lavoratori ai bambini?

In occasione del primo maggio, Festa dei lavoratori, dobbiamo chiederci a questo punto l’importanza che riveste il lavoro nella realtà odierna, spiegando anche ai bambini questo concetto. Saranno loro, in fondo, gli adulti di domani.

Nella crescita formativa gioca un ruolo essenziale la figura del genitore: considerato idolo, eroe e figura di riferimento da cui trarre spunto o “copiare” in toto. Non a caso, se il papà è – per esempio – un avvocato, poi il figlio sognerà di essere “sommerso” di carte, atti e quant’altro. Così, invece, se si cresce in un ambiente di medici, lo strumento prediletto sarà il bisturi.

Chiedere “Che lavoro ti piacerebbe fare?” significa educarli all’idea che, in fondo, tutto è possibile, i sogni vanno coltivati fino in fondo. Ma vuol dire anche non tappare le ali verso il delicato tema “lavoro”.

Quando si cresce può capitare di vedere più l’attività lavorativa come una sorta di “dovere”, sorridendo alle affermazioni quasi utopistiche e un po’ disilluse dei più piccoli. Meglio non cadere nel tranello: è necessario coltivare sempre i loro progetti futuri. Non è questa l’età per distruggere i loro sogni.

Genitori esempio positivo

Bisogna essere sempre l’esempio positivo, ricordando anche che se poi non si arriva all’aspirazione massima è comunque un successo. Come si fa? Si tratta di un percorso sicuramente difficile, in alcuni contesti inconciliabile con la realtà ma non per questo impossibile.

Poliziotto, calciatore, maestra, parrucchiera o qualsiasi cosa desideri diventare un/a bambino/a va rispettato. Scoprirà, col tempo, che è questa “adrenalina” della scoperta del futuro che ci tiene vivi e che staccarsi dalla realtà non fa poi così male. Ci sarà tempo per crescere e imparare.

Distruggere un’idea – seppur lontana e quasi impossibile – in tenera età significa rischiare di trasmettere messaggi sbagliati del tipo: “Non mi interessa il lavoro, basta che guadagno” ed è frustrante. E lo sarà anche in futuro.

Chi lavora amando ciò che fa, invece, non sentirà il peso della fatica (o per lo meno sarà attutita) e sarà felice. In fondo è proprio questo che ci si augura quando si mette al mondo un figlio: che sia sempre col sorriso stampato, orgoglioso di ciò che fa (che poi sia il proprio sogno nel cassetto o no non importa).