Sanremo 2021, il Festival delle polemiche. Da “dov’è Bugo?” a Emanuele Filiberto: gli scandali della storia

Sanremo 2021, il Festival delle polemiche. Da “dov’è Bugo?” a Emanuele Filiberto: gli scandali della storia

SANREMO –Che succede? Dov’è Bugo?“, è passato ormai più di un anno dal 7 febbraio 2020, un giorno che è rimasto e rimarrà negli annali della televisione italiana e, soprattutto, della storia del Festival di Sanremo (l’edizione 2021 è ormai alle porte).

Sui giornali e in televisione non si parlava ancora di bollettini e Covid, ma tutta l’attenzione era concentrata su uno degli scandali più clamorosi della storia del Festival della canzone italiana, la diatriba tra Morgan e Bugo. I due, per quell’edizione, erano in gara con la canzone “Sincero“, ma tra la terza e la quarta serata qualcosa si è rotto nel rapporto della coppia in gara. Un’escalation di litigi e tensione, che ha portato Morgan a modificare il testo in modo da lanciare un attacco diretto a Bugo durante l’esibizione in diretta e quest’ultimo ad abbandonare il palco dell’Ariston a testa bassa, tra l’incredulità di conduttori, co-conduttori, pubblico e vari addetti ai lavori. Per regolamento i due furono squalificati dal Festival e si trattò del primo caso di squalifica per ritiro dalla prima edizione della kermesse a quel momento. Nei giorni successivi si cercò di dare una spiegazione a quanto accaduto: accuse, interviste, versioni contrastanti, video del backstage, voci su una coppia che forse doveva essere separata sul nascere, il mondo del web scatenato con i meme.

Che piaccia o meno il Festival dell’anno scorso verrà ricordato maggiormente per questo fatto, piuttosto che per la vittoria di Diodato con “Fai Rumore. Gli scandali, d’altronde, hanno da sempre creato più scalpore (soprattutto nell’era della televisione) rispetto alla normalità. Rompono gli schemi e cozzano con l’atmosfera quasi idilliaca e un po’ impomatata di una competizione come quella di Sanremo e a un giorno dall’inizio del Festival di Sanremo 2021 ci si chiede se anche quest’anno ne succederanno altri, nonostante l’assenza del pubblico (fattore, come vedremo, molto importante all’interno dell’Ariston).

Dagli anni 50′ a oggi le proteste, le polemiche e i retroscena più piccanti e sinistri hanno da sempre aleggiato come presenza costante le varie edizioni. Sono eventi che suscitano una grande ondata d’interesse mediatico e che mettono sempre del sale in più a una competizione già molto influente nel panorama televisivo italiano. Negli anni più recenti sono soprattutto 4 gli eventi che hanno suscitato maggiori polemiche.

Sanremo 2009: Povia e “Luca era gay”

Giuseppe Povia, l’autore de “I bambini fanno oh“, nonché il vincitore dell’edizione 2006 del Festival, si presentò per Sanremo 2009 con la canzone “Luca era gay“, arrivando secondo tra gli artisti. L’argomento del brano è uno dei più pesanti e dibattuti ancora oggi, l’omosessualità. Povia si era buttato con coraggio tra le grinfie del pubblico, della critica e dell’opinione pubblica, trattando un tema delicato come il cristallo; ma la scelta di raccontare la storia di un certo Luca, omosessuale, che nel corso del testo diventa eterosessuale non è piaciuta alle comunità LGBT e alla critica in generale. Questo pezzo segnerà la decadenza e l’uscita dal mondo della “musica che conta” per Povia. Le accuse parlavano di “omosessualità vista come una malattia” o di “omosessualità a cui si può dare una cura“. Eppure nel testo si può leggere anche la frase “nessuna malattia, nessuna guarigione“. Quale sia la verità o meno ancora non si sa, forse si tratta di una canzone non compresa fino in fondo, con un significato che uno sguardo superficiale non può cogliere. Quel che è certo è che creò scalpore e scandalo all’interno del Festival, oltre che l’ondata di rabbia delle comunità LGBT.

Sanremo 2010: Emanuele Filiberto e la rivolta dell’Orchestra

Sanremo 2010, tra i concorrenti figura Emanuele Filiberto, che assieme a Pupo e Luca Canonici, si esibirà con la canzone “Italia amore mio“. La figura di Filiberto non era mai stata accostata alla musica e già questo fece storcere il naso ai più malfidati. Le esibizioni successive e, soprattutto, i risultati curiosi delle classifiche lette nel corso del Festival dalla conduttrice Antonella Clerici, misero in difficoltà anche quest’ultima e crearono un clima di tensione crescente tra pubblico, sala stampa e anche Orchestra. Nel mirino proprio “Italia amore mio” (arrivata seconda alla fine) e l’esclusione – immeritata secondo i più – di alcuni concorrenti considerati più meritevoli di altri (come Malika Ayane). Fu proprio l’esclusione di quest’ultima a discapito di Filiberto e company la classica goccia che fece traboccare il vaso. Il pubblico si alzò indignato, la sala stampa si è fatta portavoce popolare al coro di “venduti” e l’Orchestra fu protagonista di una rivolta, che ebbe come gesto simbolico lo straccio e il lancio degli spartiti. Una protesta che riguardò, appunto, l’esito del televoto, che ha ribaltato il giudizio dell’Orchestra. Il direttore dell’Orchestra, Marco Sabiu, guidò la rivolta. Si chiedeva la resa pubblica dei risultati del televoto (cosa che non avverrà) e fece soprattutto storcere il naso il passaggio in finale di “Italia amore mio“. Menomale (c’è da dirlo) che alla fine vinse Valerio Scanu; il rischio di trasformare l’Ariston in una nuova Bastiglia rientrò.

Sanremo 2014: Fazio e i lavoratori precari

Siamo alla serata di apertura del Festival di Sanremo 2014, Fabio Fazio (il conduttore) apre la prima serata davanti al pubblico dell’Ariston. Nel corso del suo monologo, però, alcune voci disturbano il suo operato. Piano piano l’attenzione si sposta dal palco alla balaustra del teatro, perché proprio da essa si stanno sporgendo pericolosamente due persone. Si tratta di due lavoratori del Consorzio del Bacino di Napoli e Caserta, Marino Marsicano e Antonio Sollazzo, i quali non avrebbero preso lo stipendio da un anno e mezzo. I due minacciarono di buttarsi dalla balaustra se Fazio non avesse letto una lettera che loro stessi consegnarono. Dopo la promessa del conduttore di leggerla, i due si convinsero e scesero dalla balaustra. “Parlano dei loro problemi di lavoro – dice il conduttore – volevano consegnare la lettera ai rappresentanti delle istituzioni, reclamano il diritto alla dignità e al lavoro per tutelare se stessi e le loro famiglie“. Un’apertura col botto, una situazione che fortunatamente rientrò, ma che segnò quell’edizione del Festival, vinta poi da Arisa con la canzone “Controvento“.

Sanremo 2019: Mahmood e la questione politica

Nel 2019 la polemica sulla questione migranti e stranieri imperversava e tra i finalisti figurava un certo Mahmood, cantante italiano di origini egiziane. Era il principale rivale del favorito Ultimo, che aveva a favore il voto popolare. La vittoria di Mahmood con il brano “Soldi, scatenò l’ira di Ultimo, che non ha gradito la sconfitta decisa da giuria di qualità e sala stampa. C’è chi parlò di una vittoria politica, causata dal politically correct e dalla voglia di “premiare sempre lo straniero” e di polemizzare contro il Governo di allora (presieduto da Conte e con Salvini vice premier). Sanremo si impregnò di questioni politiche e ideologiche, soprattutto con Baglioni che prima dell’inizio del Festival si scagliò contro Salvini (allora vice premier) e la sue gestione della questione Sea Watch. Ultimo criticò (come fatto nel 2010 con la questione Filiberto) la modalità di ribaltare il voto del televoto con le decisioni dei giudici. Ma, come accennato, la polemica sul vincitore si Sanremo 2019 raggiunse anche la questione politica e ideologica.

Insomma, nel corso della storia, il Festival ha avuto diverse gatte da pelare. L’edizione 2021 inizia già tra le polemiche per la situazione Covid e le pesanti limitazioni allo spettacolo dell’Ariston. La vigilia della prima serata non è proprio idilliaca, ma un compromesso sembrerebbe essere stato raggiunto. La speranza è quella di godersi un Festival che possa dare serenità dopo tanto dolore, tanta rabbia e incertezza. C’è però da ricordarsi che lo scandalo e la polemica, soprattutto quando si hanno così tanti riflettori puntati a dosso, è sempre dietro l’angolo.

Immagine di repertorio