Elda Pucci, prima sindaca di Palermo: una “lady di ferro” contro la mafia

Elda Pucci, prima sindaca di Palermo: una “lady di ferro” contro la mafia

PALERMO – C’è stato un tempo in cui l’antimafia non andava di moda, in cui non esistevano “gli influencer dell’antimafia”, espressione coniata dal giornalista Attilio Bolzoni per indicare coloro che attaccano i padrini quando ormai non possono ledere più nessuno e solo per un pugno di pollici in su e cuoricini in più sui social. Erano anni in cui agire contro un intricato sistema di connivenze e interessi tra boss, politici e imprenditori voleva dire rischiare l’emarginazione, lo screditamento e la vita. In quel tempo ha vissuto e agito Elda Pucci.

Elda Pucci, la “prima”

Pediatra e docente all’ospedale dei Bambini Di Cristina di Palermo, nel corso della sua esistenza ha conquistato numerosi e importanti primati. È stata la prima donna in assoluto a presiedere un ordine provinciale dei medici (quello del capoluogo siciliano per l’appunto). E la prima a essere eletta sindaca di una grande città italiana. Non una città qualunque e non in un periodo qualunque, ma la Palermo degli anni ’80.

Nata a Trapani il 21 febbraio 1928, dopo il diploma al liceo Ximenes, e grazie allo sprono del nonno medico, si era iscritta alla facoltà di Medicina dell’Università di Palermo, laureandosi con specializzazione in clinica pediatrica. All’epoca, però, alle donne laureate molti non riconoscevano il titolo che meritavano, che si erano guadagnate con lo studio e l’impegno. Così Elda Pucci e le colleghe misero in pratica una piccola ma grande rivoluzione: “A noi donne in ospedale non ci chiamavano dottoressa, ma signorina. Così, un giorno decidemmo di non rispondere. Fino a quando non cominciarono a riconoscerci come dottori”.

La carriera di medico

Bambini poverissimi, figli di politici famosi e di boss mafiosi. Elda Pucci nella sua lunga carriera di medico ha curato bimbi di qualsiasi condizione, indipendentemente dal loro ambiente familiare, portando avanti la propria missione sanitaria anche attraverso un’intensa attività di volontariato. Operava, infatti, nel Centro di Previdenza per l’Infanzia dell’Oratorio di Santa Chiara, dove era in contatto con la realtà dei piccoli della Vucciria, per i quali forniva non solo prescrizioni mediche, ma anche direttive per la loro cura e l’osservanza delle norme igieniche.

Le cure prestate e il lavoro svolto le avevano così permesso di costruire una solida credibilità, che ha rappresentato la base del forte consenso popolare raccolto nel corso della sua militanza politica.

L’impegno in politica di Elda Pucci

Nel 1980 si era candidata per la prima volta al consiglio comunale di Palermo, carica ricoperta più volte, sempre tra le file della Democrazia Cristiana. Pochi anni dopo, nell’aprile 1983, era diventata la prima (e fino ad oggi unica) sindaca del capoluogo siciliano. A Palazzo delle Aquile aveva preso posto sulla poltrona che era stata di Salvo Lima e Vito Ciancimino, all’epoca i due politici di punta della Dc. In breve era apparso chiaro che la sua elezione voleva essere solo “una mano di vernice sopra una facciata sporca”.

Ma Elda Pucci era molto di più e, soprattutto, era intenzionata a onorare il suo ruolo, nonostante attacchi e intimidazioni. Se ne accorsero i suoi stessi colleghi di partito che, appena un anno dopo l’elezione, la sfiduciarono. Sindaca solo per 12 mesi, ma vissuti pericolosamente: un tempo sufficiente a farle conquistare l’appellativo di “lady di ferro” per la risolutezza e la fermezza con la quale ha lottato contro la mafia. Con forza e determinazione, infatti, durante il suo mandato per la prima volta il Comune si era costituito parte civile in un processo contro Cosa nostra.

La battaglia sugli appalti del Comune di Palermo

La battaglia più grande che ha dovuto affrontare, però, è stata proprio all’interno della Democrazia Cristiana, contro Vito Ciancimino e la sua corrente. Una battaglia giocata sugli appalti che l’amministrazione comunale gestiva. Dopo un’indagine di mercato, infatti, aveva scoperto che i prezzi fissati fino ad allora erano 10 volte superiori a quelli correnti. Motivo per il quale voleva che per l’appalto delle manutenzioni si procedesse a una gara pubblica. La sfiducia era così arrivata dopo l’ultimo scontro sotterraneo, nell’aprile 1984, l’estremo tentativo di rendere vani i suoi propositi. A portarli a compimento, però, è stato il suo successore, ancora una volta un uomo della Dc, Giuseppe Insalaco. Grazie al suo impegno gli appalti comunali erano stati affidati attraverso gare pubbliche. Sfiduciato dopo appena 100 giorni, è stato ucciso dalla mafia il 12 gennaio 1988.

Dei rivali interni alla Dc Elda Pucci disse in un’intervista: “Ciancimino l’ho incontrato una sola volta, ero già sindaco. Mi venne incontro e mi disse: ‘Ha paura di stringere la mano a un mafioso?’. Gli dissi: ‘Guardi che io non ho paura di un bel niente’. Salvo Lima, invece, quando ero sindaco mi chiamò una sola volta, per raccomandarmi la mostra di un pittore”.

L’attentato

La Democrazia Cristiana l’aveva poi “recuperata” l’anno successivo, quando l’allora commissario del partito, Sergio Mattarella, l’aveva convinta a ricandidarsi come consigliere comunale. Durante la campagna elettorale, però, subì un grave attentato: la sera del 20 aprile la sua villa di Piana degli Albanesi venne fatta saltare in aria con 25 chili di esplosivo. Un messaggio chiaro ed eloquente. Ad agire, su ordine dei boss Bernardo Brusca e Totò Riina furono Balduccio Di Maggio, Vito Brusca e Vincenzo Milazzo. Anni dopo, un collaboratore di giustizia considerato attendibile ha rivelato che la mafia era intenzionata ad ucciderla. A salvarla, per ammissione del pentito, sono stati i meriti professionali che le sono stati riconosciuti in quanto dottoressa.

Alle fine alle amministrative del 1985 Elda Pucci era risultata la più votata, con 21mila preferenze. Ma aveva dovuto registrare un nuovo smacco dal partito: i leader e colleghi le avevano preferito sullo scranno di primo cittadino Leoluca Orlando. Lo stesso che poi riuscì ad avere la meglio anche nel 1993, quando per la prima volta si votò per l’elezione diretta del sindaco. Su di lui disse: “Quando era mio assessore pensava solo alla sua immagine. Ha cambiato la città? Io non me ne sono accorta”.

Donna di grandi valori, dall’87 all’89 era stata anche presidente nazionale del Soroptimist Club d’Italia, divisione nazionale del Soroptimist International, un’organizzazione senza fine di lucro di service club che riunisce donne con elevata qualificazione in ambito lavorativo, e opera attraverso progetti diretti all’avanzamento della condizione femminile, la promozione dei diritti umani, l’accettazione delle diversità, lo sviluppo e la pace.

La parentesi europea

Dopo Palermo, l’impegno in politica di Elda Pucci era proseguito al Parlamento Europeo dove, in qualità di deputata, era diventata membro della commissione per i bilanci e della delegazione per le relazioni con le Repubbliche di Jugoslavia. Conclusa anche l’esperienza europea, si era infine allontanata dal mondo politico, dedicandosi esclusivamente ai suoi piccoli pazienti.

L’eleganza e il coraggio di Elda Pucci

Al mondo della politica, però, è legato uno dei suoi grandi rimpianti, “la scarsa presenza delle donne nelle istituzioni; una presenza che col tempo diminuisce invece che aumentare. E ciò rende più povera la politica perché più donne ne migliorerebbero la qualità”.

Così l’ha descritta Mattarella: “La sua era una personalità forte e indipendente, attenta alla legalità e contemporaneamente a una efficiente amministrazione”.

Elda Pucci è spenta nel 2005 a causa di un male incurabile che la tormentava. La sua è stata una vita di primaticollezionati con l’eleganza, l’intelligenza e il coraggio che l’hanno contraddistinta.

Fonte foto: Facebook – Elda Pucci