Maxi sequestro di beni al re dei supermercati: Carmelo Lucchese accusato di legami con la mafia

Maxi sequestro di beni al re dei supermercati: Carmelo Lucchese accusato di legami con la mafia

PALERMO – Maxi sequestro di beni al cosiddetto re dei supermercati di Palermo, l’imprenditore Carmelo Lucchese. La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, infatti, ha sequestrato ben 150 milioni di euro appartenenti a Lucchese, che vanta 13 supermercati di sua proprietà tra Palermo e provincia. L’accusa è quella di avere usufruito dell’appoggio delle famiglie mafiose di Bagheria per espandere il suo impero.

Lucchese, nonostante sia incensurato, avrebbe goduto dei favori di Cosa Nostra, nonostante non fosse ufficialmente affiliato. L’organizzazione gli avrebbe offerto protezione, almeno secondo le dichiarazioni dei pentiti e, inoltre, sempre secondo le accuse, Lucchese avrebbe “ricambiato” fornendo rifugio niente popò di meno che a Bernardo Provenzano negli ultimi anni della sua latitanza.

L’intervento della Guardia di Finanza avrebbe posto i sigilli alla società che avrebbe controllato l’impero di supermercati di Lucchese, la Gamac Group srl, con sede a Milano. Le Fiamme Gialle avrebbero anche messo i sigilli a sette immobili in zona Pagliarelli, 61 rapporti bancari, 5 polizze assicurative e 16 auto, fra cui due Porsche Macan. La società è stata affidata a un amministratore giudiziario, il quale avrà il compito di garantire la continuità aziendale e dovrà garantire i diritti dei lavoratori.

Nell’operazione sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo.

Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Lucchese avrebbe avuto contatti con il sodalizio mafioso di Bagheria, traendo da esso parecchi vantaggi nel corso del tempo. Favori a aiuti che avrebbero consentito all’imprenditore di espandere la propria attività (che nel 2019 sarebbe riuscita a fatturare ben 80 milioni di euro) anche attraverso, sembrerebbe, atti di scoraggiamento della concorrenza (come il danneggiamento) o evitando il pagamento del pizzo nella zona di Bagheria arrivando persino a contrattare la messa a posto con altre articolazioni palermitane di Cosa nostra, grazie soprattutto alla mediazione del gruppo di Bagheria. In una logica di reciproco vantaggio, inoltre, Lucchese avrebbe anche assunto alcuni parenti delle famiglie mafiose nei propri punti vendita.

Immagine di repertorio