Ansia da esami: come affrontarla e gestirla

Ansia da esami: come affrontarla e gestirla

Fra le tante emozioni che si possono sperimentare durante il percorso scolastico e universitario, e soprattutto in prossimità degli esami, c’è sicuramente l’ansia.

Secondo la letteratura, possiamo definire ansia “il processo psichico attraverso il quale l’individuo reagisce a stimoli esterni di pericolo, attivando risposte che coinvolgono sia il soma che la psiche”. L’ansia è dunque una forma di paura associata ad un certo livello di attivazione (o arousal) dell’organismo che si manifesta di fronte ad una difficoltà, come può essere per uno studente affrontare una materia difficile da studiare o un esame impegnativo. L’ansia ha due componenti: una emotiva e una cognitiva. La componente emotiva consiste nelle reazioni fisiologiche che segnalano la presenza di uno stato ansioso come rossore, tremori, aumento della sudorazione e tachicardia. La componente cognitiva si manifesta invece con pensieri intrusivi del tipo “Non sono capace di svolgere questo compito”, “Non ce la farò mai”, “Mi chiederanno qualcosa che non so”. È la componente cognitiva a interferire con la prestazione in quanto i pensieri intrusivi determinano un sovraccarico delle funzioni cognitive, impedendo alla mente di operare al meglio e di rimanere focalizzata sul compito.

Vari autori sottolineano la fondamentale distinzione tra ansia fisiologica (o eustress) e ansia patologica (o distress). La prima determina un’attivazione delle funzioni psicofisiche del soggetto in maniera funzionale al superamento dell’ostacolo o del pericolo. Nel caso di un esame, si tratta di quell’ansia fisiologica che tutti abbiamo sperimentato e che permette di affrontare l’esame con la giusta carica per superarlo. Diverso è il discorso per l’ansia patologica in cui l’attivazione delle funzioni psicofisiche risulta sproporzionata allo stimolo e determina una riduzione delle capacità operative dell’individuo. In quest’ultimo caso, lo stato di attivazione è tale da determinare un fallimento o addirittura la rinuncia a sostenere l’esame stesso. Possiamo dunque affermare che l’ansia diventa patologica quando si perde il controllo delle proprie emozioni, si sperimentano sentimenti di impotenza e insicurezza e si è incapaci di affrontare situazioni nuove o impreviste, con conseguente sofferenza e disagio.

Cosa dunque fa la differenza fra lo studente che soccombe in preda all’ansia e quello che invece riesce a dare il meglio di sé anche se un po’ teso? La risposta sta nella capacità di gestire l’ansia attraverso una serie di competenze che è possibile apprendere: ad esempio, utilizzare un metodo di studio efficace, conoscere la tipologia di esame, pianificare lo studio in modo da ottimizzare i tempi di preparazione, dividere gli obiettivi in sotto-obiettivi sono alcune delle strategie che ci consentono di gestire e tenere sotto controllo l’ansia.
Negli studenti, l’ansia ha spesso origine dal fatto di aver sperimentato degli insuccessi in passato e dal conseguente timore che questi possano ripetersi. Reagire agli insuccessi non è facile e richiede una serie di convinzioni e atteggiamenti che consentono di non cedere all’impulso di abbandonare, temporeggiare o mollare tutto.

Una di queste abilità è la resilienza. Il termine resilienza (dal latino resilire, che significa “rimbalzare”, “saltare indietro”) indica in fisica la proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi. La psicologia ha ripreso questo concetto per identificare la capacità di reagire ai fallimenti e agli insuccessi senza soccombere. Revich e Shatte (2002) definiscono la resilienza “l’abilità di perseverare e di adattarsi di fronte alle difficoltà”; Masten e Coatsworth (1998) “una competenza manifesta in un contesto di sfide significative per l’adattamento e lo sviluppo”.

La resilienza, dunque, indica tutte quelle qualità personali che consentono a un individuo di far fronte alle difficoltà. Diversi studi hanno evidenziato che le persone resilienti sanno gestire lo stress, sono più flessibili, hanno una buona autostima e mostrano grande ottimismo verso il futuro. Nel contesto scolastico e universitario, la resilienza è tipica degli studenti che, anche di fronte a ripetute difficoltà, mantengono la motivazione e il desiderio di riuscire. È stato dimostrato, infatti, che studenti con elevati punteggi di resilienza adottano un metodo di studio più efficace mentre gli studenti con livelli elevati di ansia ricorrono maggiormente a strategie poco funzionali allo studio.

In conclusione, l’ansia è un’emozione che fa parte della natura umana ma imparare a gestirla è possibile. Vi sono dei casi, tuttavia, in cui l’ansia può essere il segnale di un disagio più profondo che non si limita esclusivamente al contesto universitario e agli esami ma investe tutti gli ambiti della vita del soggetto. In questi casi, non si parla propriamente di ansia ma di angoscia ovvero “un sentimento pervasivo e molto intenso di impotenza, un senso di oppressione che genera ansia, agitazione e affanno”. L’angoscia è sicuramente fonte di sofferenza ma può trasformarsi in un’occasione preziosa per interrogarsi sulla propria esistenza e per rivolgersi ad un professionista che, attraverso un ascolto attento, permetta di accedere alla dimensione più intima e inaccessibile del proprio essere, di cui l’ansia e l’angoscia sono solo un segnale.