Crollo A19: l’opinione pubblica si divide e il Codacons organizza azione di massa

Crollo A19: l’opinione pubblica si divide e il Codacons organizza azione di massa

CATANIA – La profonda “frattura” lungo la A19 sta causando non pochi danni alla viabilità e quindi anche all’economia siciliana. In sostanza il traffico viene deviato sulla statale 120 Caltavuturo-Cerda pure interessata da frane e cedimenti. I lavori di ripristino potrebbero durare qualche anno e non riguarderanno solo la campata ma anche il tratto della statale 120 Scillato-Caltavuturo dove si è verificato l’ultimo movimento lungo la frana aperta, dicono, dieci anni fa.

La spaccatura del terreno si ripercuote sull’opinione pubblica divisa tra chi è a favore della pubblica amministrazione e chi è contro.

Sono passati pochi giorni, infatti, dal crollo dei due piloni del viadotto tra Scillato e Tremonzelli che collega Catania con Palermo e, mentre si cercano di trovare possibili soluzioni per gli spostamenti, i geologi effettuano sopralluoghi sul posto per valutare le cause e le responsabilità dell’accaduto.

Tra questi geologi da una parte c’è chi pensa che il problema sia a monte e cioè che l’errore sia dato dalla decisione di costruire su un terreno potenzialmente franabile, dall’altro c’è chi, con molta franchezza, risponde che le condizioni del territorio siciliano sono per la gran parte argillose o sconnesse e che, ragionando in questi termini, bisognerebbe interrompere tutti i collegamenti.

Noi di Newsicilia.it abbiamo incontrato questi studiosi.

“Quanto è accaduto è un fatto assolutamente naturale – dichiara il geologo Bruno Rossi dello studio Tecnogeo -. La manutenzione della strada da parte dell’Anas era stata fatta seguendo tutte le norme perché ciò a cui bisogna attenersi è esclusivamente il controllo di una giuntura che non funziona, di una crepa o problemi nelle gallerie, tutto il resto – aggiunge il geologo – è di competenza degli enti regionali che, su segnalazioni dei Comuni, sono tenuti ad agire”. 

Stando a quanto afferma lo studioso, nella carta del PAI, il piano per l’assetto idrogeologico, la cui ultima pubblicazione ufficializzata risale al 2004, “la frana a cui tutti oggi impuntano il crollo, era rappresentata come quiescente e segnata a cento metri dal tratto crollato, per tale ragione non si poteva prevedere tutto questo in base ai più recenti dati ufficiali”.

Intanto il Codacons, l’associazione consumatori, si è costituita parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura di Termini Imereseavvia una mega azione collettiva dei siciliani.

“La Sicilia è letteralmente tagliata a metà  – afferma Francesco Tanasi segretario nazionale Codacons – ma questo rappresenta solo l’ennesimo scandalo di una serie di crolli che hanno coinvolto negli ultimi due anni le strade siciliane”.

Inoltre “con la mega azione collettiva tutti i siciliani potranno costituirsi anche loro parte offesa e richiedere un risarcimento dei danni subiti – dichiara il segretario nazionale -. Ciascun cittadino, attraverso la presentazione dell’atto scaricabile da lunedì dal sito nazionale del Codacons, seguendo le indicazioni in esso riportate, potrà richiedere un risarcimento di un danno, che si quantifica come non inferiore a 2.000 euro per ciascun cittadino”.

“La speranza è quella di scongiurare ulteriori possibili crolli – concludeTanasi – attraverso la verifica dei piloni di viadotti, ponti e cavalcavia di tutta la rete autostradale siciliana”.