Covid, firmato oggi al Policlinico un protocollo d’intesa per l’assistenza dei pazienti con disabilità

Covid, firmato oggi al Policlinico un protocollo d’intesa per l’assistenza dei pazienti con disabilità

CATANIA – È stato firmato oggi, 9 febbraio, il protocollo d’intesa tra l’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico-S.Marco” e il Comitato Consultivo Aziendale, in rappresentanza delle associazioni di pazienti con disabilità, con l’obiettivo di favorire la presa in carico e l’assistenza in ambiente ospedaliero di persone con disabilità gravi, non collaboranti, affetti o sospetti Covid-19.

Il protocollo è stato firmato nei locali della direzione generale del Policlinico e il documento testimonia la volontà di regolamentare un ambito così delicato e problematico. A prenderne parte sono stati per l’Azienda, oltre al direttore generale dott. Gaetano Sirna, anche la dott.ssa Annarita Mattaliano direttore medico di presidio del S. Marco, il dott. Paolo Adorno direttore medico ff di presidio del Policlinico, e il prof. Pieremilio Vasta, presidente del comitato consultivo aziendale, l’organismo istituzionale di rappresentanza degli utenti ed operatoti nel SSR della Sicilia.

Autorizzato l’accesso di un familiare in ospedale 

Il protocollo prevede che, su richiesta della famiglia, si possa autorizzare l’accesso di un familiare in ospedale per assistere persone non collaboranti per disabilità fisica o mentale alle cure.

Il documento, fortemente voluto dalle associazioni di volontariato, ha trovato terreno fertile all’interno dell’Azienda che in passato ha avuto esperienza di casi come quelli regolamentati oggi dal protocollo, si pensi a quello della giovane Valeria affetta da sindrome di Down, ricoverata al Pronto Soccorso e poi trasferita in Rianimazione per le gravi condizioni di salute e lì deceduta, senza purtroppo la vicinanza di un familiare, poiché le regole di sicurezza anti-Covid dettate dalla normativa non prevedevano anche in casi come quello, la presenza di un parente.

L’iter da seguire

Il protocollo oggi siglato prevede un’analisi preliminare per valutare l’appropriatezza della presenza del familiare in un ambiente fortemente a rischio Covid, attraverso un apposito test (test di Pfeiffer) in relazione alla tipologia di disabilità del paziente, al grado di autonomia e alla sua collaborazione alle cure prestate.

Viene considerata anche la disponibilità del parente/caregiver a rispettare le precauzioni raccomandate e di utilizzare i dispositivi di protezione individuali con le modalità impartite dagli operatori sanitari, per ciò che riguarda la vestizione/svestizione, anche queste regole esplicitate nel protocollo.

A valutare l’opportunità e la necessità della presenza del familiare è il direttore dell’unità operativa che ha in cura il disabile. Avuta l’autorizzazione, a seguito di richiesta, il familiare riceverà apposita formazione sulle norme igieniche e di comportamento per evitare il contagio, nonché per l’uso corretto dei dispositivi di protezione, ragione per cui per tutta la durata della degenza sarà sempre lo stesso familiare ammesso a supportare il paziente fragile, che sarà anche segnalato all’ASP.

Prima dell’ingresso nella struttura sanitaria il parente sarà sottoposto a tampone rapido e alla misurazione della temperatura. Ovviamente la presenza del familiare sarà consentita con modalità e regole differenti se il paziente si trova al pronto Soccorso, piuttosto che in un reparto di degenza Covid o non Covid o in Rianimazione e, in ogni caso, sarà garantita nelle diverse situazioni un supporto psicologico al familiare per aiutarlo nella gestione della sofferenza e facilitare la mediazione e il rapporto con la struttura sanitaria.

Le dichiarazioni

Parole di elogio al momento della firma ha avuto il direttore generale Sirna che “ha espresso la sua piena disponibilità e il suo appoggio a questo importante percorso di miglioramento dell’umanizzazione delle cure in Azienda, ad oggi fortemente ostacolato dal virus, a favore delle categorie più deboli e fragili a cui bisogna erogare sia le cure sanitarie, ma anche assicurare le condizioni migliori perché queste siano efficaci. Ovviamente la presenza di un familiare al letto del paziente può costituire un grosso stimolo sia per il paziente che si sentirà meno solo, sia per la struttura che avrà comunque nel parente un alleato nella gestione delle cure“.

Per il presidente del Comitato Consultivo Pieremilio Vasta: “Il Protocollo per la presa in cura di pazienti con disabilità intellettiva, in questa fase di emergenza pandemica, è frutto concreto dell’integrazione del CCA, che rappresenta il cittadino, nella governance dell’Azienda a sussidio del suo miglioramento continuo. L’Accordo giunge a seguito della tristissima vicenda di Valeria che non abbiamo dimenticato e perché la sua tragica disperazione non accada ad altri. Ringrazio tutti quanti hanno collaborato alla redazione del percorso assistenziale ed in particolare Salvatore Mirabella presidente dell’associazione ‘Come ginestre Onlus’ che per primo ha posto l’esigenza“.