Giornata contro il cancro, la lotta psicofisica per la vita: “C’è tempo”, storie da Catania

Giornata contro il cancro, la lotta psicofisica per la vita: “C’è tempo”, storie da Catania

CATANIA – La giornata contro il cancro si celebra a livello mondiale il 4 febbraio ogni anno. Si tratta di un momento per ricordare che i tumori rimangono un focus costante per la medicina, così come la “lotta” psicologica combattuta da pazienti e professionisti.

Nonostante la ricerca sia un’attività no-stop che ha prodotto risultati incredibili, la battaglia dell’umanità contro il cancro è una di quelle piaghe che in silenzio tormenta quotidianamente migliaia di persone.

Bastano pochi dati per trovare conferma: circa 50mila casi l’anno in Italia solo di tumore al seno, 377.000 nuovi casi di neoplasie maligne stimati nel 2020, migliaia di decessi ogni anno nel mondo (Dati ISS)…

Giornata contro il cancro: prevenzione, ricerca e pazienti

La Giornata mondiale contro il cancro è stata istituita per la sensibilizzazione sul tema tumori, che riguarda tutti senza differenze di età, genere o estrazione sociale.

La definizione di “cancro” rende l’idea della complessità del fenomeno: “La teoria prevalente, formulata alla metà del secolo scorso, interpreta il cancro come un insieme di circa 200 malattie diverse (‘malattie neoplastiche‘) caratterizzate da un’abnorme crescita cellulare, svincolata dai normali meccanismi di controllo dell’organismo”, si legge nel Report “I numeri del cancro in Italia 2020”. Tante malattie, un solo nome, un’evoluzione spesso “lenta” ma complessa, innumerevoli difficoltà per pazienti e medici.

Una tale varietà di patologie non permette di spiegare in termini semplici cosa sia il cancro, né di fare generalizzazioni. Una certezza, però, c’è: nessuno può dirsi immune e attenzione ai fattori di rischio e alla prevenzione (anche attraverso controlli e screening periodici) è fondamentale.

Quali sono i fattori di rischio? E quali sono i tumori più frequenti?

Nonostante nessuno possa dirsi immune ai tumori (lo dimostrano l’età sempre più bassa dei pazienti oncologici e lo stile di vita salutare di molti dei malati), contrastare brutte abitudini, prestare attenzione a cibo e ambiente e praticare regolarmente sport (al tema è dedicata anche la campagna di Lega Cancro per il 4 febbraio 2021, #sportsagainstcancer) è utile.

Report “I numeri del cancro in Italia 2020”

Le tipologie di tumore più frequenti sono diverse in relazione a sesso ed età (in basso è disponibile un grafico sull’incidenza in Italia). Si ricorda, inoltre, che ogni tipo di cancro ha le proprie specificità per quanto riguarda aspettative di vita, iter, prognosi e terapie.

Report “I numeri del cancro in Italia 2020”

Oltre il corpo, la lotta psicologica contro il cancro

Quando si ammala il corpo, si ammala inevitabilmente anche la mente. Spesso l’attenzione si concentra prevalentemente sulla salute fisica, mentre al trauma psicologico si dà spesso meno attenzione. Si tratta di un grave errore, perché anche gli effetti “secondari” del tumore sono capaci di “spegnere” una vita.

“Per le donne che hanno avuto il cancro al seno – ma la riflessione si può estendere a tutti i pazienti oncologici -, possono esserci numerosi effetti fisici e psicosociali secondari all’esperienza oncologica, come ansia, depressione, disturbi del sonno, facile affaticamento, disturbi cardiaci e/o gastrointestinali, perdita del lavoro, isolamento e così via”, spiega la dottoressa Maria Grazia Villari, medico e psicoterapeuta, responsabile della Consulta Femminile della Lega per la Lotta contro i Tumori (LILT) di Catania e consigliere nel Direttivo Nazionale della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale (SIF).

“Sono effetti collaterali che rendono ancora maggiore la sofferenza insita nella malattia. Nonostante i progressi della medicina, la parola cancro viene sempre collegata alla morte e alla sofferenza.

Mente e corpo nella lotta per “riprendersi” la vita

Un cambiamento sconvolgente, che sempre più spesso colpisce donne e uomini ancora nel pieno della propria vita. Persone comuni con progetti e sogni, ma costrette a riorganizzare i propri schemi per attraversare la tormentosa convivenza con la malattia.

Neanche la guarigione clinica a volte pone fine a questo percorso: “Ormai è dimostrato che la diagnosi di cancro pone in una condizione psicofisica di stress post-traumatico che può generare anche una condizione di sofferenza e fragilità. Per questo, ormai è accertato che l’integrazione delle cure medico-chirurgiche con quelle psicologiche dà risultati più soddisfacenti”.

La Psicoterapia Funzionale contro il tumore: cos’è?

Negli ultimi 10/15 anni sono stati numerosi gli studi che hanno avvalorato questa tesi. Parlando nello specifico del cancro al seno, la dottoressa Villari spiega: “Si è visto come un approccio integrato, multi-dimensionale, non solo di tipo cognitivo e verbale ma soprattutto un approccio corporeo ha dei risultati significativi”.

Nella lotta contro il cancro al seno si è tentata varie volte la strada psicologica, con gruppi di mutuo sostegno e iniziative simili. Spesso, però, non con i risultati sperati. Nel tempo sembra essere stato l’approccio della Psicoterapia Funzionale a rivelarsi più sorprendente. La dottoressa Villari ne spiega l’aspetto innovativo con queste parole: “La Psicoterapia Funzionale ci dà degli strumenti per guardare alla persona tutta intera, perché nel momento in cui si riceva la diagnosi è la persona tutta intera che si ammala”. Una vera visione “olistica”, che non tralascia né corpo né mente.

Medici e pazienti, terapia e psicoterapia: una storia da Catania

Catania, grazie anche all’attività della sezione locale della Lilt, è diventata una sede per sperimentare i nuovi approcci terapeutici, soprattutto contro il cancro al seno.

L’avventura della dottoressa Villari è iniziata circa 15 anni fa, come referente per la Consulta Femminile alla Lilt di Catania. Se al tempo il supporto psicologico per le donne operate alla mammella era piuttosto esiguo, oggi fortunatamente non si può dire lo stesso. La collaborazione con le associazioni di volontariato (come l’A.N.D.O.S) e con l’Istituto di Psicoterapia Funzionale di Catania ha contribuito a questo importante risultato. Nel 2010 è arrivata la prima svolta: un gruppo di psicoterapia per donne operate al seno col modello della Psicoterapia Funzionale.

“È stato tutto un continuo work-in-progress – spiega la dottoressa Villari – Mi sono accorta che, al di là delle differenze individuali di risposta di ognuno (ciascun paziente entra nella malattia con la propria storia individuale), vi erano delle regolarità. Si tratta di disarmonie, dei Funzionamenti di Fondo – funzionamenti che stanno alla base dei comportamenti e ci permettono di affrontare in maniera congruente gli eventi della vita, sia positivi che negativi”. Tra razionalità amplificata e chiusura alle emozioni, la persona finisce per annullare se stessa per “affrontare l’emergenza.

Emerge un grave rischio per l’equilibrio psicofisico della persona, che alle volte va oltre la guarigione: “Anche se si guarisce dal cancro, dalla ferita psicologica spesso non si guarisce mai”. La lotta contro i tumori non finisce con la guarigione: bisogna ricostruire una vita andata in pezzi, sopportare i segni fisici ed emotivi della malattia e affrontare stressanti e preoccupanti controlli periodici.

Il piano di intervento

Questa lunga “eredità” può danneggiare la persona, che non va lasciata sola né durante né dopo la malattia. All’inizio il progetto della dottoressa Villari prevedeva un gruppo chiuso e 20 incontri. Tante delle donne coinvolte, le “sorelle del giovedì”, però, sentivano il bisogno di continuare.

“Nel tempo mi sono resa conto che il mio progetto iniziale, dove era prevista anche una ricerca, non era praticabile. Io avevo gruppi molto piccoli e mi sono accorta che, dal punto di vista dell’inizio della malattia, le persone in essi non erano omogenee”. Questa nuova consapevolezza ha portato la psicoterapeuta a ristrutturare tutto nel 2014, prevedendo incontri ogni 15 giorni e un gruppo aperto: le donne entrano ed escono quando si sentono sicure e le terapeute ritengono che il loro percorso sia completo.

Tante hanno bisogno di supporto a lungo termine, anche al quinto anno dalla diagnosi e dopo la guarigione: “Non è indifferente aver avuto la diagnosi di cancro e non averla avuta. Anche se c’è una buona prospettiva di vita, la diagnosi e l’impatto psicologico con queste malattie crea disarmonie, che possono essere all’origine di nuove patologie. Sempre più viene dall’evidenza scientifica confermata questa necessità”.

“C’è tempo”, storie di lotta e coraggio

“C’è tempo – Racconti di cura di donne operate al seno” si può considerare “figlio” dell’attività della dottoressa Maria Grazia Villari e della collega Nuvola Rinaldi, dal 2015 co-conduttrice del Gruppo di Cura Psicologica per Donne Operate al Seno della Lilt di Catania.

Si tratta di una raccolta di 6 racconti, storie vere di donne che nella loro battaglia contro il tumore al seno hanno messo tutte se stesse, ciascuna con la propria peculiarità. Niente casi clinici e termini scientifici di difficile comprensione, solo storie. Racconti che possano essere utili a tutti e che restituire la dimensione umana della lotta: incontri, scambi reciproci, bisogni, desideri, emozioni spontanee che si intrecciano a vittorie e momenti di sconforto… Un “percorso di crescita per le pazienti, ma anche per le stesse terapeute.

Il libro presenta i risultati dell’attività delle due autrici, ma anche il senso del loro lavoro. “Sul cancro al seno è stato scritto tanto e si continua a farlo. Perché un altro libro? Sentivamo la necessità di far conoscere il nostro lavoro a un pubblico più vasto, non solo di esperti e tecnici”. 

Fonte: Lilt Catania

“Troppo spesso la malattia in generale viene considerata separata dalla vita, come se non valesse la pena vivere dopo la diagnosi. La malattia è un’esperienza: non si può rimuovere né dimenticare, anche se negativa. Se chiudiamo alle esperienze negative invece di attraversarle, non c’è spazio per quelle positive e la vita diventa grigia”, commenta la dottoressa Villari.

Conclusione

Vivere la vita è terapeutico, il tentativo di rimozione della morte ci allontana dalla vista stessa”: le parole conclusive dell’intervistata forniscono il senso del costante lavoro contro una diagnosi che “congela la vita” e rischia di risucchiare la vitalità di migliaia di persone.

Solo il lavoro di condivisione, il sapere di non essere da soli e l’apertura alla lotta possono essere una valida risposta al cancro. Una sofferenza che grazie all’attività instancabile dei medici e alla forza dei pazienti può essere combattuta senza che il tumore investa anche l’anima.

Fonte foto di copertina Lilt